Le conseguenze dell’hype
Avete presente la credenza popolare secondo cui agli sviluppatori piace creare hype?
Ecco, in verità non è sempre vero.
L’hype generato dall’attesa di un gioco può tornare a vantaggio del publisher, questo è indubbio; ma è anche vero che come effetto collaterale si generano delle aspettative e delle attese trepidanti che non sono sempre gradite dai team di sviluppo.
Parla di questo Pete Hines, capo della divisione marketing di Bethesda, riferendosi a tutto ciò che ruota intorno ad una delle saghe di punta della compagnia: the Elder Scrolls.
Dopo il successo strepitoso degli ultimi tre capitoli della saga (Skyrim in particolare), come conseguenza si è creato un hype enorme per l’attesa del sesto capitolo.Tutto ciò ha delineato una pressione non trascurabile sull’azienda, che era costretta a sentire, quasi in ogni intervista, la richiesta martellante “quando uscirà TES VI?”
Inoltre, Pete Hines rincara la dose, aggiungendo che la domanda si presentava anche in caso di progetti totalmente staccati dalla saga, in situazioni in cui l’argomento non veniva nemmeno nominato: “Arkane annuncia il suo nuovo progetto e la gente chiede quando uscirà the Elder Scrolls VI”
Di fatto, è stata questa situazione a portare all’annuncio di the Elder Scrolls VI durante l’ultimo E3. In sostanza, è stata una mossa di marketing attuata al fine di accontentare i giocatori più bramosi di notizie in proposito. Il tutto, per alleggerire la pressione che gravava sul team e ridurre le domande dei più curiosi.
Proprio come abbiamo detto ieri parlando di Divinity: Original Sin II, dobbiamo ricordare che dietro i giochi ci sono delle persone. Sviluppatori che lavorano per anni allo stesso progetto e che devono necessariamente fare i conti con le aspettative degli appassionati, le quali possono diventare stressanti se vengono costantemente riesumate ad ogni occasione possibile.