Direttamente dal 1999, ritorna BIOMOTOR UNITRON e fa di tutto per essere uguale all’edizione originaria, uscita per Neo Geo Pocket Color, console portatile proprietaria di SNK. Ed è sempre SNK a curare il porting di BIOMOTOR UNITRON su Nintendo Switch. Sarà riuscito questo antico gioco di ruolo coi mecha a conquistarci? Scoprilo nella nostra recensione!
BIOMOTOR UNITRON – tutto come un tempo
Prima di approfondire la trama di BIOMOTOR UNITRON, è bene informarti che tutto il gioco si svolgerà su uno schermo decisamente ridotto. Uno schermo nello schermo. Sì, perché una piccola riproduzione digitale del Neo Geo Pocket Color sarà perennemente presente nello schermo della nostra Nintendo Switch (se giochi in portatile, modalità consigliata) o sul monitor o televisore. Questo per ricordarci costantemente da dove viene BIOMOTOR UNITRON e anche per riprodurre fedelmente l’esperienza originaria.
Se te lo stai chiedendo, il Neo Geo Pocket Color puoi personalizzarlo con una serie di skin e puoi anche rimuoverlo del tutto ma… lo schermo nello schermo rimane di quella dimensione per tutta l’esperienza. Ammettiamo che inizialmente può spiazzare ma ci si farà presto l’abitudine… o lo si abbandonerà per sempre.
Passiamo ora alla trama – tutta in inglese (totalmente assenti i sottotitoli in italiano) – di BIOMOTOR UNITRON che rimane, come il resto dell’intera produzione, fedele all’originale, proponendo una storia non memorabile ma abbastanza utile a quanto richiesto. Noi siamo un anonimo pilota di Unitron, che possiamo personalizzare tra una serie di avatar prestabiliti, cambiandogli anche il nome e scegliendone il sesso.
L’Unitron è il protagonista assoluto del gioco ed è il nostro mecha, la cui forma e potenza cambia in base al livello del proprio pilota. Il nostro scopo è quello di creare l’Unitron più potente al mondo, superando dungeon, vincendo battaglie su battaglie nell’arena degli Unitron e conquistando il titolo di Master of Masters!
Gameplay
Il gameplay è molto semplice, quasi schematico. La prima cosa da fare, è ambientarsi nell’hub di gioco, ossia la città. Qui è presente la nostra officina (luogo fondamentale) dove potremo personalizzare e modificare l’Unitron, il negozio, un pub con PNG con cui dialogare e tanto altro. Sempre dall’hub, potrai poi accedere alla mappa dei dungeon liberamente selezionabili. Ogni dungeon presenta propri mostri, sfide e soprattutto materiali da recuperare. Quindi diventa essenziale conoscere bene ogni bioma (riconoscibili soprattutto per i colori) per collezionare i materiali necessari per potenziare il nostro Unitron.
Le note dolenti, purtroppo, arrivano presto e hanno un nome: combattimenti casuali. Tanti combattimenti casuali. Estenuanti combattimenti casuali. A differenza di innumerevoli porting, BIOMOTOR UNITRON non ha alcuna modifica sulla velocità dei suddetti combattimenti. Non c’è neanche un modo per evitarli. Quindi il rischio di stancarsi… è abbastanza elevato. Soprattutto se aggiungiamo la povertà estetica dei dungeon che, nonostante vengano proposti proceduralmente, non cambiano effettivamente tanto se non nella composizione del labirinto e la disposizione degli oggetti. Lo scopo stesso è ripetitivo: si tratta di camminare in questi labirinti, aprire tesori (collezionando materiali) e sopravvivere ai combattimenti casuali.
Uscito dal dungeon, si passa alla parte più divertente, che è quella di potenziare il proprio Unitron. Le varie modifiche alle parti del mecha vanno a influire tanto l’estetica (che può diventare decisamente assurda) quanto la potenza. Diventa inoltre essenziale conoscere bene gli effetti di ogni arma in modo da poter sfruttare le debolezze dei nemici (che ricordiamo, cambiano da dungeon a dungeon). Non nascondiamo che scoprire come può diventare il nostro mecha può farci entrare in un sistema di “cerca i materiali e potenzia il robottone” che crea assuefazione!
Una volta che ci si sente pronti, con un Unitron all’altezza e fortemente performante… ci si può lanciare nell’arena. Qui i nemici sono altri Unitron e lo scopo è palese: vincere il duello. Ogni vittoria ci avvicina al titolo finale e garantiamo che il tasso di sfida è abbastanza elevato ma nulla d’impossibile, soprattutto se si è disposti a imparare dai propri errori, tornando nei dungeon e allenandosi. Ancora e ancora.
Grafica e sonoro
Saremo diretti: BIOMOTOR UNITRON è esattamente come allora. Siamo nel 1999, la grafica è in pixel, i colori son pochi e le sonorità sono accattivanti ma ripetitive. Non ci sono mezzi termini, o si accetta questo tuffo nel passato o è meglio starne alla larga. Si poteva fare qualcosa di più ma probabilmente si è deciso di restare quanto più fedeli possibili al prodotto originale.