Vent’anni fa Half-Life era quanto di più innovativo si potesse trovare in un videogioco.
Tu sei Gordon Freeman, un fisico teorico impiegato presso il remoto centro di ricerca Black Mesa sito in un’area desertica del Nuovo Messico. Prendi parte ad un complesso esperimento ma qualcosa va storto: si apre un portale dimensionale su un mondo alieno e la struttura cade nel subbuglio più totale tra mortali creature e Marine che vogliono farti la pelle per mettere tutto a tacere.
Una trama da film, giocabilità all’avanguardia, intelligenze artificiali credibili e grafica ai limiti della prima generazione 3d ponevano Half-Life di Valve nell’olimpo dei videogiochi.
Oggi ciò che resta è un grande classico degli fps che però accusa il peso degli anni con acciacchi che si vedono un po’ ovunque.
Black Mesa, tra chirurgia estetica e restauri conservativi
E’ così che nel lontano 2006, un po’ per amore un po’ per mecenatismo, inizia l’opera magna del team indie Crowbar Collective che decide di reimmaginare per intero il primo Half-Life sulla base delle nuove potenzialità offerte dal motore grafico del successore Half-Life 2.
Nasce così il progetto per Pc Black Mesa, un lavoro mastodontico durato ben quattordici anni tra pesanti lifting grafici e una completa rielaborazione della giocabilità.
Adam Engels, il capo del progetto ricorda il tempo trascorso pensando al duro lavoro, ai colpi di fortuna e ai momenti di buio.
Annunciando una volta per tutte la data di uscita ufficiale di Black Mesa su Steam fissata al 5 marzo 2020, si ritiene orgoglioso del lavoro svolto e dell’hype che ha generato il progetto. L’uscita della versione 1.0 non segnerà la fine dei lavori per il team: Engels afferma infatti di voler continuare a supportare il gioco con revisioni, correzioni di bug e quant’altro.
Per il direttore del progetto, Black Mesa non sarà mai perfetto al 100%, ma allo stato attuale avremo tra le mani senza dubbio la versione più pulita e divertente mai realizzata del gioco stesso!