Blacken Slash è un titolo che non ha avuto troppa risonanza e, ciliegina sulla torta, è portato avanti da un solo sviluppatore. Parliamo quindi di un piccolo progetto indie che, però, ha il vantaggio di portare sul tavolo la visione specifica di un singolo giocatore appassionato. Molti progetti nati in questo modo, infatti, sono la conseguenza dell’amore di una persona verso un’idea personale, un genere o un progetto.
Blacken Slash è infatti un roguelike dalle caratteristiche molto specifiche, che riesce a differenziarsi dalla massa grazie a uno stile tutto suo, unito a meccaniche di gioco per certi versi uniche, che si sposano perfettamente con una fruizione mobile. Vediamo quindi se vale la pena buttarsi in questo mondo virtuale.
La storia di Blacken Slash
Blacken Slash ci mette nei panni di un programma intrappolato in un mondo virtuale in rovina che sta venendo progressivamente distrutto. Il protagonista (se così si può chiamare un programma silenzioso) incontra poi un prezioso alleato, a sua volta una sorta di software senziente, con cui si farà strada tra i vari livelli virtuali.
La trama di Blacken Slash non è troppo profonda e, in generale, è decisamente subordinata al gameplay, vero piatto forte dell’esperienza. I brevi dialoghi sono però molto divertenti da seguire, anche per via delle varie battute a tema informatico che vengono spesso sparse per i dialoghi.
Tra quadrati, cerchi e piramidi
Il gameplay di Blacken Slash è quello di un roguelike a turni di stampo tattico, che basa tutto il suo loop di gameplay su brevi “puzzle-tattici” da risolvere in poche mosse. Siamo quindi davanti a una struttura simile a quella di Hoplite, dove il dungeon è composto da semplici stanze-puzzle in cui risolvere varie situazioni tattiche.
Ogni partita di Blacken Slash vede quindi l’alternarsi di varie stanze, tutte popolate da nemici di vario tipo e da occasionali ostacoli ambientali. Ogni stanza è composta da una griglia su cui è possibile spostarsi ma, date le dimensioni ridotte, i singoli livelli durano spesso meno di un minuto.
A nostra disposizione, poi, abbiamo il preziosissimo loot trovato tra i vari livelli. Questo, di fatto, sostituisce la progressione del nostro personaggio e definisce in maniera molto evidente il nostro stile di gioco. E’ infatti possibile equipaggiare varie armi da utilizzare nelle varie situazioni e diverse abilità passive, che aggiungono utilissimi effetti extra.
Le armi vanno poi a delineare delle vere e proprie build, consentendoci di agire in molti modi diversi. E’ infatti possibile utilizzare laser elettrici a medio raggio, bombe che esplodono a croce, o persino colpi a lungo raggio. Tutto questo avviene ovviamente a turni, rigorosamente misurato dalle caselle che compongono la mappa. Un’arma a lungo raggio, per esempio, può colpire fino a quattro caselle, consumando due azioni delle tre disponibili nel turno.
Le partite di Blacken Slash ci vedono quindi attraversare varie stanze generate proceduralmente, dove troviamo vari tipi di nemici, da affrontare con il loot trovato tra i vari livelli. Diventa quindi importantissimo posizionarsi bene (visto che dopo tre mosse finiremo il turno), sfruttare a dovere il nostro equipaggiamento e decidere come affrontare i nemici.
Tutto questo funziona benissimo e Blacken Slash si dimostra molto divertente in entrambe le modalità (una che permette di portare il loot tra le partite e un’altra più hardcore). Siamo però davanti a un progetto che, appunto, parte bene, ma ha ancora bisogno di tempo e di cura dallo sviluppatore per manifestare appieno le sue potenzialità.
Tanto per cominciare, il gameplay generale ha bisogno di più varietà, visto il limitato numero di situazioni e di nemici incontrati. Trattandosi di un roguelike che privilegia i combattimenti dal sapore tattico, infatti, le interazioni ambientali sono praticamente assenti e di conseguenza garantire un ricambio costante di loot, nemici e mappe diventa vitale per la vita del titolo nel lungo periodo.
Ci sono poi alcuni piccoli sbilanciamenti, che permettono di “rompere” l’equilibrio di gioco troppo facilmente, a volte a favore del giocatore e altre a sfavore. Tanto per cominciare la possibilità di portare il loot tra le partite non viene controbilanciata dal livello di potenza dei nemici, che a un certo punto diventano carne da macello. In altri casi, poi, in early game si fa sentire in maniera troppo evidente la generazione procedurale del loot, con partite in cui si ottiene equipaggiamento decisamente troppo scarso.
In generale, però, Blacken Slash parte benissimo e con il giusto supporto dello sviluppatore (Shattered Pixel Dungeon è un ottimo esempio) può diventare uno dei migliori roguelike su mobile, visto che parte da basi solidissime. Basi, però, che hanno ancora bisogno di tempo, aggiornamenti e bilanciamenti.
Tecnicamente parlando
Il comparto tecnico di Blacken Slash è ottimo e, pur essendo minimalista, riesce comunque a essere molte spanne sopra la media del genere. Il titolo presenta poche animazioni e praticamente tutto quello che si vede su schermo è rappresentato da poligoni molto evidenti e da forme geometriche.
Il risultato riesce però a soddisfare, grazie all’ottimo comparto artistico, che in un certo senso ricrea la stereotipica atmosfera virtuale che si respira in un mondo totalmente immateriale.
Infine, il comparto sonoro riesce a soddisfare, grazie a musiche ed effetti audio sempre adatti alle varie occasioni.