Blacksad: Under the Skin è un titolo sviluppato dalla spagnola Pendulo Studios e pubblicato da Microids ed è tratto dall’omonima serie di fumetti creata da Juan Díaz Canales e Juanjo Guarnido. La serie, amata per il suo stile artistico davvero particolare e le sue trame noir, ha ricevuto una trasposizione videoludica nel 2019 sulla vecchia generazione di console (ovvero PlayStation 4 e Xbox One oltre che PC tramite Steam).
Al tempo della sua uscita, tuttavia, l’eccitazione per questa nuova avventura nel mondo di Blacksad, è stata in parte tradita, visto che il titolo di Pendulo Studios ha suscitato opinioni contrastanti a causa di problemi tecnici non indifferenti soprattutto per quanto riguarda il framerate. A distanza di 5 anni, Microids ci riprova, ma questa volta sulle console attuali. Saranno riusciti a darci un prodotto appassionante, ma soprattutto esente da difetti?
Blacksad un gatto che fa il detective
La storia di Blacksad: Under the Skin è ambientata nella New York degli anni ’50, un periodo segnato da profondi pregiudizi razziali e discriminazioni. Il protagonista, John Blacksad, è un investigatore privato con un passato oscuro e un’etica ferrea. La trama si sviluppa quando John viene assunto per indagare sulla misteriosa morte di Joe Dunn, il proprietario di una palestra di boxe, trovato impiccato al centro della sua struttura. La figlia di Dunn, Sonia, chiede a Blacksad di scoprire la verità dietro la morte del padre e di ritrovare un giovane pugile promettente, Bobby Yale, il quale è scomparso misteriosamente.
La storia si snoda attraverso una serie di eventi ricchi di intrighi, tradimenti e scoperte scioccanti, rimanendo, quindi, fedele al genere noir. L’ambientazione è cupa e realistica, con personaggi complessi e moralmente ambigui. Non voglio entrare troppo nei dettagli di trama per evitare spoiler, in un titolo dove questa è il suo cuore pulsante, ma posso dirti che il gioco cattura perfettamente l’atmosfera del fumetto originale e offre una narrazione appassionante che ti terrà con il proverbiale fiato sospeso fino alla fine. Non hai mai letto Blacksad in vita tua (ci può stare, dalle nostre parti il fumetto non gode la stessa fama di altri paesi)? Non preoccuparti, potrai goderti la storia tranquillamente senza nessun problema.
Per essere proprio fedele al 100 % all’opera a cui si ispira, sappi che tutti i personaggi che costellano il mondo di Blacksad, sono animali antropomorfi, quindi il protagonista sarà un gatto, la vittima Joe Dunn una lince e così via. Tuttavia ti invito di vedere questi animali antropomorfi come normalissime persone perché questi si comportano davvero come tali.
Non un classico punta e clicca
Dal punto di vista del gameplay, Blacksad: Under the Skin si allontana dai classici giochi punta e clicca per adottare uno stile più moderno, simile a quello dei giochi narrativi di Telltale Games. Il titolo presenta una combinazione di dialoghi interattivi, quick time event e un sistema di deduzione basato sulla raccolta di indizi. Durante l’indagine dovrai esplorare le scene del crimine, raccogliere prove e parlare con vari personaggi per ottenere informazioni per capire chi è il colpevole.
Una delle caratteristiche distintive del gameplay è l’uso dei sensi felini di Blacksad, che gli permettono di percepire dettagli nascosti nell’ambiente. Questo sistema aggiunge un livello di profondità e strategia, poiché dovrai utilizzare queste abilità per avanzare nell’indagine.
Nonostante ci troviamo di fronte ad un punta e clicca parecchio atipico, il gameplay soffre di alcune limitazioni. In primis la trama è abbastanza lineare, visto che ha pochissime variazioni significative basate sulle tue scelte nei vari dialoghi. Anche se ci sono 6 finali possibili, la maggior parte delle decisioni non ha un impatto vero e proprio sulla storia. Inoltre, il gioco presenta diversi dead-end, ovvero punti che se non fatti come il titolo dice, ti porteranno al game over.
Un altro aspetto da considerare è il sistema di dialogo, che sebbene ben realizzato, talvolta manca di profondità. Le scelte di dialogo influenzano le relazioni con gli altri personaggi, ma spesso le opzioni disponibili sembrano limitate e non sempre rispecchiano la complessità delle situazioni.
Graficamente ok, ma con qualche incertezza
Blacksad: Under the Skin utilizza il motore grafico Unity per creare un mondo tridimensionale parecchio dettagliato e con delle atmosfere che sembreranno prese da film noir (ho notato parecchie similitudini con le ambientazioni del film Chi ha Incastrato Roger Rabbit?). Quando il titolo uscì nel 2019, in molti si lamentarono di problemi tecnici non indifferenti, come ad esempio vistosi cali di framerate. Ti posso dire che nella versione per PlayStation 5 questo difetto è totalmente sparito. Ovviamente stiamo parlando pur sempre di un gioco lento, che fa del ragionamento e della trama il cuore del suo gameplay, quindi non aspettarti un’azione veloce ed adrenalinica.
Peccato che le animazioni dei personaggi sono talvolta rigide e con poca fluidità, rendendo i movimenti meno naturali. Oltre a questo talvolta potrebbe capitare che ci sia qualche sbavatura grafica, come poligoni che si incastrano (come ad esempio il cappotto di Blacksad che trapassa la gamba del personaggio). Ma il difetto più grande di tutti, che è rimasto immutato rispetto alle versioni old gen, sono i tempi di caricamento interminabili e davvero troppo frequenti. Ti posso assicurare che alla lunga sarà parecchio frustrante passare da una scena all’altra, visto che tutti questi caricamenti spezzano davvero troppo il ritmo.
Tutto da buttare via allora? Assolutamente no, perché l’arte e il design dei personaggi rimane fedelissimo allo stile dell’opera originale. Ogni personaggio è dettagliato e ben caratterizzato, catturando così l’essenza delle loro controparti cartacee. L’ambientazione noir è davvero magnifica, con una cura particolare per i dettagli che contribuisce a creare un’atmosfera avvolgente e realistica.
Dal punto di vista sonoro, il gioco offre una colonna sonora evocativa che si adatta perfettamente all’atmosfera noir. Le musiche sono ben orchestrate, variano da toni cupi e misteriosi a melodie più intense nei momenti di maggiore tensione. Il doppiaggio è tutto sommato buono, tuttavia non sempre le voci sembrano azzeccate ai vari personaggi, ma c’è da dire che qui entriamo nel campo del gusto personale.