Non amo in particolare l’horror in generale, che sia film o videogioco o altro, ma questo non mi ha impedito nel lontano 1999 di guardare (e rimanere traumatizzato) il film The Blair Witch Project, titolo che ha dato vita all’universo dal quale anche Blair Witch VR ha preso spunto.
C’è da dire che il titolo era già uscito in precedenza su PC e console nella sua controparte non VR il 30 agosto del 2019, sviluppato dall’ormai famoso Bloober Team, il quale si sta ritagliando sempre più un posto di rilievo nel genere horror videoludico grazie a produzioni come Layers of Fear e il più recente The Medium.
Blair Witch aveva già riscosso pareri molto positivi da critica e utenza già nella sua versione “liscia”, ma adesso con il suo arrivo in realtà virtuale il titolo ha raggiunto l’apice del suo terrificante splendore. Andiamo a vedere nel dettaglio a cosa ci aspetterà una volta indossato il caschetto VR.
Blair Witch VR: l’inizio dell’incubo
L’opera in realtà virtuale di Bloober Team ci permette di vestire i panni di Ellis, un ex poliziotto con un difficile passato alle spalle, il quale decide di unirsi a una squadra di ricerca in seguito alla scomparsa di un ragazzino nella fitta e misteriosa foresta di Black Hills.
Arrivati sul posto, non ci sarà nessuna squadra di ricerca presente, ma solo le tracce del loro passaggio. Determinati a dare il nostro contributo nella ricerca del disperso, ci armeremo con i pochissimi strumenti che troveremo nei dintorni e inizieremo ad addentrarci sempre più in profondità nella foresta.
Fortunatamente non saremo soli durante la ricerca, ma saremo accompagnati dal fido cane il quale sarà interamente parte del gameplay in Blair Witch VR. Non molto dopo l’inizio delle nostre ricerche troveremo un cappello che sembra proprio quello di un ragazzino, ma di lì a poco, il nostro amato quadrupede si precipiterà in un cespuglio all’inseguimento di qualcosa e, nel tentativo di seguirlo cadremo in un dislivello perdendo i sensi.
Quando ci risveglieremo sarà notte fonda, la foresta di un buio impenetrabile, senza nessuna traccia di qualcuno della squadra di ricerca e neanche del nostro cane. Una situazione nella quale nessuno vorrebbe trovarsi.
Gameplay e immersione
Blair Witch VR non aggiunge niente in termini di giocabilità o contenuti rispetto alla sua versione precedente se non il diretto uso delle mani per compiere determinate azioni come raccogliere e utilizzare oggetti, accarezzare il cane e via dicendo. A livello puramente di gameplay, il titolo, come buona parte delle opere di questo talentuoso team di sviluppo, non offre niente di trascendentale anzi, risulta al limite del banale.
Quello che invece questa versione ha in più rispetto a quella console e PC è un fattore immersione totale. Nel gioco ci troveremo spesso a vagare per la foresta e mentre se sulla versione console/PC questo fattore poteva risultare frustrante, in VR non è affatto così. Spostarsi in una foresta che sembra totalmente viva e che ci osserva non è mai stato così pauroso.
Non avremo nessuna indicazione sul prossimo obiettivo o su dove dirigerci ma a questo ci penserà il cane, al quale potremo impartire diversi ordini come starci vicino, annusare oggetti per scovare tracce e altro. L’amorevole quadrupede servirà anche per avvisarci di pericoli nelle vicinanze o altre “cose” sulle quali prestare attenzione. Sarà molto importante tenere d’occhio il suo linguaggio corporeo e, in caso dovesse iniziare a guaire… beh, da lì a breve inizierai a farlo anche tu.
Come detto qualche riga più in alto, il vero punto di forza di Blair Witch VR è il fattore immersione. Il gioco inizierà da subito a trasmetterci un leggero senso di tensione, ma il fatto che nella foresta sia ancora giorno lo farà passare in secondo piano e anzi, in alcuni tratti risulterà piacevole passeggiare nella foresta insieme al nostro cane grazie anche alla buona resa grafica.
Il tutto inizierà a diventare più pesante in modo lento, costante e inesorabile, fino a farci terrorizzare ad ogni passo che muoveremo nella foresta. Difatti Blair Witch VR non spaventa solo grazie all’atmosfera grafica, ma anche con i racconti che si sentono alla radio su una strega che abitava in quella foresta e rapiva i bambini, o dagli inquietanti file che troveremo sparsi in giro. In questo Bloober Team è proprio un maestro.
Arrivata la notte nella foresta ogni singolo passo ci risulterà pesante, anche se all’inizio si tratterà solo di pura e semplice soggezione; ma proprio quando credi che Blair Witch VR sia “tutto chiacchiere e distintivo“, arriva il primo e inesorabile jump scare che a parte essere spaventoso di per sè, avrà la funzione di minare ogni nostra esigua tranquillità. Da quel momento in poi la paura aumenterà a dismisura.
Paura tecnica
Blair Witch VR riesce a superare la sua controparte PC/console, soprattutto per l’immersione che solo la realtà virtuale può dare e che nei titoli horror riesce quasi sempre a dare il suo meglio.
A questo si aggiunge una grafica davvero bene fatta che riesce a donare alla foresta una propria vita, dandoci come feedback la sensazione di essere sempre seguiti da qualcuno o qualcosa pronta a saltarci addosso. Il sonoro aiuta tantissimo il titolo nel creare atmosfera con rumori ambientali fatti davvero bene e che più di una volta instilleranno nel giocatore un senso di soggezione.
I controlli sono intuitivi anche se sono limitati unicamente al movimento del personaggio e all’utilizzo delle mani. Durante le terrificanti ore trascorse su Blair Witch VR non ho riscontrato nessun bug.