Il genere degli MMORPG, nato a cavallo tra la fine degli anni ’80 e i primi anni ’90 è sempre stato sulla cresta dell’onda nei suoi circa trent’anni di storia. La possibilità di vivere avventure in un mondo virtuale vastissimo, collaborare con altri giocatori per far fronte alle minacce più disparate e un mondo stesso in costante aggiornamento, costituiscono per i giocatori un’attrattiva dalle potenzialità intramontabili (puoi trovare qui un nostro approfondimento sull’analisi del multiplayer online).
Al giorno d’oggi è un genere ancora molto florido, basti pensare al fatto che Genshin Impact, che nell’ultimo mese ha canalizzato completamente l’attenzione di tutto il web, è stato il miglior lancio di un videogioco cinese nella storia, e, seppure presenti forti meccaniche gatcha, è di base un MMORPG. È facile dunque pensare quanto il genere rappresenti un’attrattiva per gli sviluppatori, la dimostrazione è che al giorno d’oggi ne esistono decine, se non centinaia, naturalmente dai destini alterni in base alle fanbase che riescono a creare al loro interno.
Bless Unleashed è l’esempio più classico di MMORPG, giocarlo per realizzare questa recensione mi ha riportato con la mente indietro di più di dieci anni, al lontano 2009, anno in cui mi sono confrontato per la prima col genere, perdendomi nelle lande infinite di Metin 2 (a proposito, esiste ancora? Fammelo sapere nei commenti!). Le meccaniche e il mondo di gioco messo in piedi da Neowiz Games hanno un fascino retrò decisamente interessante, ma purtroppo questo mondo, per quanto interessante, ha al suo interno fin troppa carne al fuoco che non si riesce a gestire arrivando a creare uno scenario confuso.
Dove finisce la luce…
L’incipit narrativo di Bless Unleashed ci mette davanti al più classico dei temi fantasy, un mondo in pericolo che ha perso la propria luce e rischia di essere devastato da orde di creature demoniache. Un incipit, o meglio un setting dato che quanto riportato si riscontra anche sul mondo di gioco, narrativo trito e ritrito, ma non riesco a farne al titolo completamente una colpa, è infatti palese che Bless Unleashed voglia essere un richiamo nostalgico, quasi una lettera d’amore, ai grandi MMORPG dei primi anni 2000 come Ragnarok Online, Lineage II e l’intramontabile (e intramontato, godendo ancora tutt’oggi di un ottimo supporto post-lancio) World of Warcraft.
Il vero problema, che è quello che a mio avviso affligge fortemente la narrazione e il setting, è che ci sono davvero troppe idee tutte concentrate in un singolo mondo; il che di per sé non è un male, a patto che tutti questi concept siano “spalmati” in un mondo vastissimo. Mi spiego meglio, a inizio gioco, subito dopo la creazione del nostro personaggio, verremo subito catapultati in azione contro orde di nemici minori che fungeranno da tutorial, il tutto sfocerà in un’interessante boss fight.
Terminato lo scontro col boss scopriremo che si trattava di un sogno, e, sprovvisti di buona parte delle abilità precedentemente dimostrate (infatti in sogno avremo tecniche e statistiche da level cap in pratica), andremo in esplorazione del nostro paese natale, che si sta preparando a festeggiare un’importante ricorrenza religiosa. Dopo una manciata di fetch quest molto banali e tipiche delle prime battute di un GDR vecchio stampo, ecco comparire un’orda di mostri pronta a minacciare la città!
Dopo una fuga rocambolesca in seguito di una cruenta battaglia in città e una cinematica mozzafiato che presenta anche alcuni degli antagonisti, eccoci di nuovo a vestire i panni di un semplice contadino intento nella consegna di… zuppa di patate. Poco dopo però verremo di nuovo trascinati in un entusiasmante duello contro un gladiatore fantasma, per andare poi alla ricerca di alcuni oggetti smarriti nella tana dei grilli talpa giganti…
Si sta parlando delle prime ore di gioco, certo, ma già questo andamento va capire che il titolo non riesce a imboccare una direzione in maniera precisa e quindi le tenta tutte. Ho avuto l’impressione che gli sviluppatori, indecisi sulle caratteristiche da dare al mondo di gioco, abbiano narrato più volte di seguito le origini dell’eroe di cui vestiamo i panni, andando quasi a orchestrare dei mini archi narrativi, una soluzione da non biasimare, ma che purtroppo ha dei ritmi totalmente sbagliati che portano il giocatore a disinteressarsi e a non voler proseguire l’avventura.
In un mercato saturo come quello degli MMORPG, titoli che richiedono un quantitativo di ore praticamente infinito, è fondamentale colpire nel segno già nei primissimi minuti il giocatore, che sceglierà di esplorare quel mondo di gioco nello specifico e non un altro; è rarissimo, se non impossibile infatti che un singolo videogiocatore si impegni in due titoli di questo genere contemporaneamente.
Ed è un vero peccato! Perché alla base il mondo di Bless Unleashed è anche molto interessante! Ho amato l’ambientazione del mondo di gioco, un palese richiamo a una società medievale che a livello architettonico è rimasta ancorata a strutture greche e romane, non sarà infatti raro imbattersi in pantheon distrutti o veri e propri anfiteatri in rovina, un colpo d’occhio davvero notevole!
Proseguendo e tuffandosi nell’esplorazione dei vari dungeon ci si imbatterà ancora in ambienti notevoli e molto variegati, da questo punto di vista il titolo sicuramente non stanca mai, ma è un vero peccato che in ambienti del genere si possano trovare anche Mob molto meno ispirati, e a tratti anche bruttini da guardare. In generale, questa qualità altalenante dei contenuti porterà valutazioni contrastanti nel giocatore stesso, che a volte non riuscirà a staccarsi dallo schermo, altre si chieda perché stia andando avanti.
Cappa e spada, e martelli, e bastoni, e magie…
Se a livello narrativo e di world building Bless Unleashed crolla sotto una mole di contenuti eccessiva, la stessa caratteristica si rivela invece vincente nel gameplay, concorrendo a creare un sistema stratificato ed estremamente vario, anche in questo caso però il titolo non scopre nulla di nuovo, essendo oggettivamente un richiamo a tanti altri titoli appartenenti allo stesso genere.
Durante la creazione del personaggio (che sfrutta un editor ben riuscito, ma che non fa gridare al miracolo), potremo scegliere tra 5 classi diverse: Crusader (Cavaliere), Berserker, Ranger (Cacciatore), Mage (Mago Nero), Priest (Mago Bianco), a loro volta alcune delle classi saranno personalizzabili in base al sesso e alla razza che si intende dare al proprio avatar (che influenzeranno il personaggio solo dal punto di vista estetico).
Il combattimento si rivela incredibilmente simile a quello della serie Monster Hunter (e quindi un grande punto a favore), con un sistema di combo ben strutturato, ma purtroppo estremamente povero. Le combo vengono mostrate a schermo durante l’esecuzione, così che possiamo decidere agevolmente come proseguirla per arrivare a una determinata mossa, ma il sistema ramificato delle mosse a disposizione di ogni classe è davvero troppo poco vario, e in poco tempo tutta la strategia si perde, riducendosi a un button mashing in cerca della combo con più DPS delle altre.
Se su questo, affrontando il titolo in party così da aggiungere strategicità al tutto, si potrebbe anche chiudere un occhio, ciò che rovina pesantemente l’esperienza di gioco è il marcato input lag. Penso di aver provato un lag così netto nei comandi solo con Red Dead Redemption 2 su console (e Bless Unleashed è comunque peggio); oltre al classico Dualshock 4 in modalità wireless ho provato anche un Razer Raiju Tournament Edition cablato, e la situazione non cambia, anche con una periferica di input più performante, l’input lag rimane un problema che danneggia pesantemente l’esperienza.
Esecuzione tecnica a parte, il sistema di gioco è comunque sorprendente per quantità di contenuti, ogni personaggio avrà degli attacchi speciali che si possono potenziare, crescendo di livello si potranno anche sbloccare delle personalizzazioni che porteranno ad acquisire nuovi stili di gioco con a loro volta nuove abilità, le armi sono potenziabili e si possono infondere con diversi effetti per avere vantaggi contro determinati nemici, in battaglia si possono utilizzare pozioni per recuperare salute o vigore… insomma, tutte le caratteristiche classiche di un MMORPG (e dei GDR in generale) si ritrovano in Bless Unleashed, nessuna esclusa!
Anche al di fuori della battaglia, avremo una quantità di attività da svolgere praticamente incalcolabile tra missioni secondarie, dungeon con mastodontici boss finali per accedere a ricompense migliori, il tutto arricchito da decine e decine di cavalcature utilizzabili, dettaglio che rende anche la semplice esplorazione gradevole, dal momento che sarà facile affezionarsi alle cavalcature più “esotiche”. Anche per quanto riguarda l’equipaggiamento, gli amanti di armi e armature belle da vedere e tutte differenti tra loro troveranno pane per i propri denti con Bless Unleashed!
A fare nuovamente da contraltare a questa mole di contenuti senza dubbio esaltante, ho potuto notare che talvolta la progressione ristagna parecchio. Specialmente nelle fasi di gioco meno interessanti, accumulare esperienza risulterà veramente noioso, e dei picchi di difficoltà legati ad alcuni boss della trama renderanno quindi il grinding forzato una parte imprescindibile dell’esperienza. Ancora una volta, è un vero peccato che il titolo, potenzialmente interessante si riveli così altalenante nello sviluppo, purtroppo la “forza bruta” espressa dalla quantità dei contentuti non basta, se non viene presentata adeguatamente.
Comparto tecnico, un po’ anonimo
Probabilmente, quello che però potrebbe decretare l’insuccesso di Bless Unleashed è il suo comparto tecnico, specialmente a livello di direzione artistica, il titolo non riesce ad avere un’identità ben definita, sembra di trovarsi a tratti di fronte a uno di quei titoli farlocchi per cellulari che vengono sponsorizzati nei peggiori siti di Caracas.
Tornando a fare un paragone con Genshin Impact, l’MMORPG di MiHoYo è stato istantaneamente riconoscibile grazie a uno stile grafico in salsa anime, definito da una tavolozza di colori ben preciso che lo hanno reso subito inconfondibile. Lo stile simil realistico di Bless Unleashed lo rende invece identico a decine di altre produzioni dello stesso genere (tra l’altro il lancio su console è quasi contemporaneo a quello di Black Desert Online, che può vantare una fanbase ben più solida, dato da non sottovalutare), e ribadisco quanto sia difficile per un MMORPG spiccare in un mercato così saturo.
Il comparto grafico non aiuta, sebbene io abbia amato le ambientazioni, va comunque fatto notare che lo stile grafico non è eclatante, anzi, si potrebbe tranquillamente affermare che si piazza un gradino al di sotto della grafica media delle produzioni odierne, ricordando piuttosto un titolo di inizio generazione (di quella appena terminata si intende) che un gioco rilasciato nel 2020; la qualità del titolo si risolleva sui volti degli NPC, sul loro character design e sui boss, tutti realizzati in maniera notevole, ma viene affossata, come detto, da tutto il resto.
Anche la colonna sonora non mi ha fatto gridare al miracolo, risultando abbastanza anonima purtroppo, un copia incolla di tante altre tracce già ascoltate e assimilate, come consigliavo nella recensione di Faeria, su PlayStation 4 (console su cui ho giocato il titolo per la recensione) impostare una playlist di Spotify è un attimo, e potrebbe anche rendere più piacevoli le sessioni di grinding più noiose a cui si faceva riferimento prima.
In conclusione, Bless Unleashed è un titolo che presenta numerosissimi riferimenti a produzioni ben più importanti, ma che purtroppo non riesce a omaggiarle a dovere. Ritrovare un gameplay simile a Monster Hunter, quest che ricordano missioni di The Witcher 3: Wild Hunt, e un sistema di gioco che strizza l’occhio a mostri sacri del genere fa sicuramente piacere, purtroppo però il titolo mette troppa carne al fuoco, e crolla sotto il peso della mole di contenuti a causa di un impianto altalenante.