Abbiamo scelto di raccontarvi Blindfold diversamente da come facciamo solitamente, senza suddividere la recensione in paragrafi, proprio perché questo titolo esula dal normale concetto di videogame, per avvicinarsi quanto più possibile al concetto di esperienza da vivere, in realtà virtuale, allo scopo di volgere il pensiero a chi ha provato quelle stesse sensazioni sulla propria pelle.
L’esperienza
Blindfold è un esperienza realizzata dai ragazzi di INK Stories, con il supporto del Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ) e del Centro per i difensori dei diritti umani in Iran, e si tratta di un accompagnamento al gioco 1979 Revolution: Black Friday.
Prima di soffermarci sull’esperienza in sè, partiamo dal lato tecnico: il titolo ha una durata indicativa di circa quindici minuti, in cui non dovremo fare altro che annuire o negare con la testa in risposta alle domande del nostro carceriere.
Data la brevissima durata dell’esperienza, i dettagli grafici e soprattutto le animazioni dei personaggi, visto che sono soltanto due, avrebbero potuto essere curati maggiormente, proprio per dare quel senso ulteriore di realismo che già permea l’esperienza.
Stesso discorso per il comparto sonoro, con rumori ambientali decisamente credibili e nitidi, mentre le voci dei personaggi risultano spesso basse e lontane, anche con il volume del visore impostato al massimo.
Durante l’esperienza potremo influenzare l’andamento dell’interrogatorio grazie alle nostre risposte, maggiormente saremo collaborativi, meno sperimenteremo la violenza del regime su di noi e verso l’altro detenuto.
Tornando all’aspetto più riuscito dell’esperienza, Blindfold riesce a rappresentare in maniera cruda e realistica quello che in molte parti del mondo accade a tutte quelle persone che hanno il coraggio di alzare la testa davanti a dei regimi oppressivi, testimoniando con le loro parole gli orrori che vengono vissuti in quei luoghi.
La nostra visuale sarà quella dello scrittore di un articolo giornalistico contro il regime e la sua crudeltà, articolo che ci verrà sbandierato davanti al viso più volte durante il nostro interrogatorio, nel tentativo di farci crollare sotto il peso delle violenze che vedremo subire dal prigioniero posto di fronte a noi, e che arriverà a supplicarci di confessare qualsiasi reato ci stiano contestando pur di salvargli la vita.
Per la maniera in cui viene condotto l’interrogatorio e per la violenza che ci troviamo davanti agli occhi, lo spettatore riesce quasi a convincersi di essere dentro un’esperienza Hollywoodiana, al punto che, al termine dell’interrogatorio, potrebbe nascere spontaneamente un sorriso; sensazioni che vengono subito spazzate via dalla cruda realtà, poiché dopo una breve schermata nera al termine del titolo, si aprirà un’ulteriore schermata interattiva in cui verremo messi davanti a decine di foto di giornalisti di tutte le parti del mondo con annesse circostanze e data di morte, dal Sud America al medio Oriente, che hanno perso la vita a causa delle repressioni sanguinarie di governi che non tolleravano idee diverse da quelle dello stato, e che per questo venivano denunciati pubblicamente da questi giornalisti.
In conclusione, Blindfold ha saputo farci vivere un’esperienza cruda e diretta che ci ha dato modo di pensare alle atrocità commesse in tutto il mondo verso quelle persone che vogliono divulgare la verità, anche a costo della loro stessa vita; rimane un po’ di amaro in bocca per un’esperienza che, in virtù della classificazione PEGI 18, avrebbe potuto spingere ancora di più sul bottone della violenza e della tortura, perché siamo sicuri che in molti luoghi accada molto di peggio di quello che ci viene mostrato.
Per tutte queste ragioni, il titolo compensa le insufficienze puramente ludiche e tecniche, grazie a una direzione diversa e più profonda intrapresa per questo tipo di esperienza, meritandosi la sufficienza.