Bentornati in questa nuova recensione, è doveroso partire subito con un’affermazione, per comprendere Bloodhound, titolo di Kruger and Flint Productions bisogna avere qualche annetto alle spalle. E per qualche annetto forse bisogna anche specificare quanti, parliamo all’incirca degli anni 90. Blood, PainKiller, e Doom. Sei più giovane di così? Non preoccuparti, questo gioco potrebbe fare ugualmente per te.
Bloodhound, un piacevole mix degli anni ’90
Anche se abbiamo già rivelato tutto nelle primissime righe di questa recensione, ciò non toglie che per comprendere meglio nell’insieme Bloodhound è necessario prendere la nostra DeLorean DMC-12 e fare un salto nel passato. Tranquillo, non guiderò io, promesso. Data da impostare sul nostro display 10 dicembre 1993.
Sei un bambino (o adolescente) davanti ad un vecchio PC con a bordo un processore Intel Pentium di ultima generazione con una velocità di ben 150mhz (no, non manca uno zero), al tuo fianco ci sono degli avanzatissimi floppy disc dalla grande capacità di 1,44mb di spazio sui quali fa la voce grossa un’etichetta con su stampato DOOM. Sei felice, ma ancora non lo sai, e scoprirai di avere amici di cui non sapevi neanche l’esistenza.
Questo è ciò che ci ha riportato alle mente Bloodhound, decenni passati in cui eravamo soliti sentire il suono del campanello e amici che salivano di corsa le scale di casa per venire a vedere il nostro nuovissimo videogioco, Doom. Un videogioco che a suo modo era qualcosa di nuovo e di mai visto prima, anche se qualcosina nel 1992 avevamo già assaggiato con Wolfenstein 3D.
Ad alcuni di voi questa premessa può aver annoiato, ma a noi ha fatto scendere una piacevole lacrimuccia, i bei tempi andati quando nessuno si lamentava della grafica, del frame rate, e soprattutto si videogiocava col sorriso. Dirvi che questo è anche Bloodhound sarebbe riduttivo, perché giocandolo abbiamo notato molte strizzate d’occhio anche ad altri titoli, come Resident Evil ad esempio.
Abbiamo tenuto volutamente da parte la storia, in quanto in videogiochi di questo calibro è secondaria ma è comunque giusto accennarla. Bloodhound racconta la storia di un membro dell’Ordine dei Custodi dei Cancelli, incaricato di sorvegliare le porte dell’Inferno. Sfortunatamente, il Culto di Astaroth vuole aprire i cancelli e lasciare che la progenie infernale li attraversi. Se hai visto Supernatural questa storia non ti sarà nuova.
Gameplay
Non c’è molto da dire riguardo il gameplay di Bloodhound, a parte un corri e uccidi tutto ciò che incontri cercando le chiavi per l’accesso all’area successiva. Riduttivo? No, in realtà gran parte dei videogiochi successivi (e anche antecedenti) a Doom erano così. La storia era soltanto narrata nelle schermate di caricamento fra un livello e l’altro, a volte in realtà neanche c’era e dovevi accontentarti di leggerla sui manuali presenti all’interno della scatola.
Bloodhound si presenta come uno sparatutto in prima persona, ma questo temo lo avrai già compreso dalle prime righe di questo nostro articolo, e ci propone un gameplay frenetico e molto movimentato. Soprattutto in questo caso non se ne vedono molti di titoli simili, lo stesso Doom Eternal ci è sembrato, a tratti, persino più lento di Bloodhound come gameplay.
Avrai la possibilità di utilizzare diverse armi, tra cui fucili a canne mozze, fucile a impulsi, persino una motosega. Ogni arma avrà il suo effetto più o meno distruttivo sui nemici che incontreremo, che rappresentano una buona quantità e qualità, seppur molto spesso ci ritroveremo a sparare all’impazzata battendo in ritirata verso le nostre spalle.
Il titolo, disponibile su Steam, ti terrà compagnia per 4 atti e una manciata di ore, attraverso le quali ti ritroverai ad affrontare con non poca difficoltà anche 4 boss fight altrettanto difficili. I nemici che affronterai saranno di 15 tipi, ognuno diverso dagli altri, con attacchi diversi, range diverso, persino movimenti diversi, anche se quasi tutto ti correrà incontro per ucciderti senza tanti fronzoli.
Comparto tecnico
Bloodhound è un titolo che strizza l’occhio a vecchi videogiochi del passato, e lo fa senza nascondersi. Sviluppato in Unreal Engine 4 e con colonne sonore metal della band di Sons of Amon, mira ad immergere i videogiocatori in luoghi infermali ricreati prendendo spunto da film horror o da luoghi realmente esistenti.
Il comparto audio è buono, anche se forse manca di po’ di “profondità” sugli effetti delle armi. Nulla da eccepire per quanto riguarda le colonne sonore composte da un metal abbastanza accattivante e che si mescola bene alle ambientazioni che andremo ad esplorare. Ovviamente è assente la lingua italiana (anche se dovrebbe essere aggiunta per ciò che concerne il lato testuale).
In Bloodhound non ci sarà null’altro che la possibilità di giocare in single player seguendo la storia, quindi dimenticate titoli con una rigiocabilità pressoché infinita, preparati invece per orde di demoni che ti correranno incontro con il solo intento di ucciderti. E voglio farti felice, stampare un sorriso sul tuo volto rivelandoti che molti di questi demoni saranno donne poco vestite.
Oh si, se hai sempre sognato di vedere donne senza veli correrti incontro Bloodhound renderà reale questo tuo desiderio, peccato che la festa che vogliono farti non è esattamente quella che vorresti tu. Bloodhound è infatti un titolo altamente violento, incentrato molto sull’horror di vecchia generazione con corpi che letteralmente esplodono in centinaia di pezzi.
Per nostra (e tua) fortuna è possibile attivare una censura, la quale non fa molto se non coprire le nudità delle donnine succinte. Personalmente avrei preferito coprisse il resto, ma tant’è. A parte gli scherzi Bloodhound è un vero tesoro per tutti quei videogiocatori cresciuti a “pane e Doom” che si rispettano.
Tecnicamente abbiamo notato alcuni leggeri freeze all’inizio di ogni livello, dovuti forse ad un caricamento di troppo andato oltre la schermata apposita. Per il resto non abbiamo notato problematiche di sorta, anche se il titolo come già accennato è “old style”, intelligenza artificiale minimale, comparto visivo e tecnico ispirato ai videogiochi anni ’90 e via discorrendo.
Dovremmo dire “purtroppo la longevità si assesta ad una manciata di ore” ma non potremmo inserire questo in qualcosa di negativo, visto e considerato che negli anni ’90 i videogiochi erano esattamente così. Parlare di difetti o di problemi tecnici riguardo Bloodhound è pressoché impossibile, poiché nel suo piccolo è esattamente come avrebbe dovuto essere.
Non esiste un “però” o “forse potevano far di più” poiché in questo videogioco è stato fatto esattamente quello che si voleva fare, presentare al grande pubblico un titolo che strizza l’occhio a gran parte dei famosi titoli più in voga negli anni ’90. E non parliamo soltanto di titoli come Blood, Doom o PainKiller… visto che ci troveremo ad affrontare anche il Nemesis!!!