Sviluppato da Tokoronyori e pubblicato da Kodansha, BOKURA è un puzzle game adventure da giocare esclusivamente in modalità cooperativa a due giocatori e che richiede obbligatoriamente di essere connesso a internet (l’unica modalità di gioco è online). Si tratta di una tipologia di gioco che ricorda titoli come A Way Out e noi abbiamo affrontato questa singolare e pixellosa avventura su Nintendo Switch. Pronto a scoprire la nostra recensione?
BOKURA – due amici in due mondi diversi
Dopo aver recensito la versione per Steam, siamo tornati nel mondo di BOKURA attraverso l’ibrida Nintendo per analizzarne la conversione per il mondo console. Iniziamo col dire e confermare quanto affermato nel paragrafo introduttivo: BOKURA è un titolo esclusivamente online ed esclusivamente cooperativo che richiede due console differenti. Non ci sono modalità offline e nessuna possibilità di giocare da solo. Inoltre, è un titolo che richiede forzatamente una costante comunicazione con l’altro player per motivi che andremo presto ad approfondire.
Fatti i doverosi preamboli, vediamo come BOKURA se la cava sul piano narrativo, uno degli elementi principali della produzione. I protagonisti sono due ragazzi che decidono di lasciare le rispettive case, o meglio, di fuggire all’avventura in una fuga fanciullesca che vira presto in tinte pericolosamente “creepy”. Ma procediamo con ordine… dopo uno strano “evento” i due protagonisti si ritrovano improvvisamente a condividere lo stesso mondo ma a vederlo con occhi completamente diversi.
Nel dettaglio, uno si ritrova in un mondo colorato e abitato da esseri dalle forme di animali (amico incluso). L’altro, invece, è immerso in un mondo simil steampunk popolato da esseri robotici (amico incluso). Popolati da personaggi stravaganti e da ambientazioni intriganti e sempre più diverse tra loro, i due amici metteranno in gioco proprio la loro amicizia in una trama che seppur senza troppi colpi di scena, riesce ad ammaliare grazie a una doppia atmosfera ben riuscita e a un mistero di fondo che merita di essere svelato.
Stesso gioco ma doppio mondo
Se narrativamente BOKURA riesce a offrire più punti d’attenzione grazie a un cast particolare e a un’idea di fondo originale, il gameplay è abbastanza standard. Parliamo di un puzzle game con meccaniche platform molto basilari e abbastanza semplici con enigmi ambientali già visti in moltissimi altri titoli ma resi qui “unici” grazie al fatto che per essere risolti c’è il bisogno di interagire con l’altro giocatore. Ma l’interazione non è solo “ludica”, ossia all’interno dello schermo quanto soprattutto verbale ed esterna.
BOKURA chiede al giocatore di interfacciarsi quasi costantemente con il proprio compagno di viaggio per chiedere, sapere, conoscere, immaginare l’altro mondo che, ricordiamo, sono connessi tra loro nonostante la loro diversità. Banalmente, un oggetto per il giocatore uno sarà completamente diverso per il giocatore due così come il primo potrà individuare percorsi utili al secondo che il secondo è proprio impossibilitato a vedere. Per procedere, i due giocatori devono quindi aiutarsi costantemente a vicenda o la risoluzione del rispettivo enigma sarà letteralmente impossibile.
Le trovate ludiche per costringere alla comunicazione diretta sono notevoli ma abbastanza poche, in un’avventura che difficilmente sfora le quattro ore e che si mantiene sempre abbastanza limitata e contenuta sia ludicamente, sia narrativamente. L’alone di mistero permane e non c’è uno svelamento totale così come la sfida ludica, seppur presente, non ha una evoluzione meritevole terminando forse troppo presto e non riuscendo a sperimentare tutte le potenzialità di una meccanica simile. Senza contare le scelte morali, presenti, d’impatto (e che richiederanno, anche qui, ai due giocatori di confrontarsi tra loro) ma davvero in scarso numero. Un peccato, considerando quanto si poteva fare con un po’ più di coraggio.
Grafica e sonoro
Graficamente BOKURA si difende bene e vince soprattutto nel riuscire a creare due mondi molto diversi ma perfettamente collegati tra loro. Le idee, quindi, funzionano, catturano e attirano. Ottima anche l’idea e l’implementazione di elementi creepy all’interno di scenari apparentemente innocenti e accoglienti. Tecnica utile per inquietare l’utente e accrescerne efficacentemente l’attenzione.
Il sonoro è nella media senza mai risultare invadente ma neanche memorabile. Da segnalare l’assenza dei sottotitoli in lingua italiana (presenti quelli inglesi anche se da impostare manualmente). Inoltre, tra le due modalità dell’ibrida Nintendo, suggeriamo di affrontare l’avventura in modalità portatile, decisamente più comoda per la tipologia di gioco.