Sviluppato da WildArts Studio Inc. e pubblicato da Dear Villagers in sinergia con Plug In Digital, Born of Bread è action adventure in 2.5D con elementi da gioco di ruolo che richiama palesemente lo stile e le atmosfere di Paper Mario (e a tal proposito qui trovi un nostro approfondimento proprio sui videogiochi “diorama” e sul 2.5D). Noi abbiamo vissuto le avventure di Loaf su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Born of Bread – un pezzo di pane
Una serie di studiosi e archeologi liberano delle strane entità violacee che iniziano a invadere il mondo con marachelle di dubbio gusto. Non solo, il leader di queste entità reclama il trono e non sembra intenzionato a placare la sua “ira.” In tutto questo, il cuoco del regno dona vita, per sbaglio, a una pagnotta di pane che diventa Loaf, l’eroe di Born of Bread.
Il cuoco, che a questo punto diventa follemente entusiasta Geppetto, e Loaf, che sarebbe Pinocchio ma fatto di farina, si ritrovano loro malgrado ad assistere all’invasione delle malefiche entità con tanto di regina isterica che rischia pericolosamente di essere detronizzata. Nel bel mezzo dello scontro, cuoco e figlio di farina vengono sbalzati via, finendo sperduti nella foresta vicina. Questo è solo l’inizio di un’odissea surreale, colorata e intrisa di umorismo.
Perché sì, se la struttura degli eventi di Born of Bread è standard e prevedibile, l’avventura è arricchita da gag comiche e che offrono un ritmo generale riuscito, coinvolgente e divertente. Un mix di classica avventura fusa a termini moderni che coinvolge. Basti pensare al draghetto Dub che ci seguirà streammando le nostre avventure (con tanto di pubblico che interagirà con noi richiedendo azioni e fornendo eventuali bonus durante le battaglie se soddisfatti) e che ci garantirà la possibilità di salvare il gioco sul suo laptop connettendosi al wi-fi del regno attraverso router fluttuanti legati a buffi palloncini.
Hai letto bene. Born of Bread colpisce soprattutto grazie a questi dettagli, ironici, ben inseriti nel contesto surreale e quasi satirico che permea l’intera avventura. Un’avventura che fa ridere, genuinamente, non diventando mai volgare e che conquista soprattutto grazie al cast di personaggi, alcuni così esagerati e fuori posto da far ridere nell’immediato mentre altri abusano un po’ troppo di classici cliché. Tutto sommato, è comunque l’umorismo e il suo essere spensierato che ti conquisteranno e accompagneranno fino ai titoli di coda, sorridendo.
Sembra Paper Mario ma non lo è completamente
Non possiamo negarlo, Born of Bread assomiglia terribilmente all’ennesimo clone di Paper Mario e, per certi versi, lo è. A conti fatti ci troviamo in un mondo 2.5D dove, in ambienti 3D si muovono personaggi in 2D tra cui lo stesso Loaf. Ma l’eroe non è fatto di carta, la sua bidimensionalità è pura questione di stile. D’altronde le abilità in gioco sono diverse ed è una delle principali caratteristiche di Born of Bread che, lo ricordiamo, è un videogioco di avventura con elementi da gioco di ruolo e con esplorazione di ambienti 3D che includono puzzle e anche momenti platform.
Come in un Resident Evil, infatti, avremo a disposizione un inventario suddiviso in piccoli quadrati (potenziabili col tempo) in cui potremo inserire uno o più “armi”. Ogni arma, garantisce un attacco specifico. Ogni attacco richiede un costo di una barra specifica, una determinata azione e fornisce effetti e danni differenti. L’inventario ha quindi una funzione strategica (decidere cosa portare in base ai nemici e al nostro stile di combattimento) anche se non molto articolata e profonda. Come d’altronde, non è profondo il sistema da gioco di ruolo.
Questo, infatti, ricorda le avventure di Mario e Luigi con due personaggi a schermo che, salendo di livello, possono potenziare determinate caratteristiche (decisamente poche) ma dove la priorità è data ai riflessi del giocatore. Esatto, anche Born of Bread presenta un sistema di combattimento a turni dinamico dove, per eseguire bene l’attacco, dovrai fare alcune azioni in modo corretto. Banalmente: premere il tasto azione nel momento giusto, o tenerlo premuto per poi rilasciarlo nella zona verde e così via.
Il sistema dinamico include, ovviamente, anche la difesa. Se si preme il tasto azione nel momento giusto, potrai far difendere il personaggio e avere una riduzione dei danni. Ovviamente, oltre agli attacchi e alle mosse speciali, regolate da rispettive barre, hai la possibilità di difenderti, fuggire o usare gli oggetti. Intrigante il sistema visivo a carte ma la sostanza non cambia e no, Born of Bread non è un gioco di carte.
Esplorare e saltellare
Il sistema di esplorazione di Born of Bread deve molto, ovviamente, a Paper Mario anche se non è perfetto come l’opera Nintendo. Parliamo di aree 3D esplorabili gradualmente e in base alle nostre abilità (o meglio, dei nostri compagni d’avventura). Le aree di gioco, infatti, oltre ad avere i nemici da evitare o affrontare, conservano diversi elementi interattivi. Da oggetti da distruggere a suon di pentole ad altri da sbloccare coi già citati poteri dei compagni (il nostro primo alleato, ad esempio, è un abile scavatore e può liberarci da cumuli di terra).
Esplorare in Born of Bread è sinceramente divertente soprattutto perché c’è molto da scoprire, come geki dormienti, trifogli dorati e non da raccogliere (sono praticamente la valuta del gioco), scrigni nascosti e quant’altro. Il problema è che l’essere 2D del protagonista crea più di una imprecisione nel mondo 3D soprattutto quando ci viene chiesto di saltare su piccole porzioni di terra. Il salto, infatti, può risultare ostico e impreciso e richiede un po’ d’attenzione e allenamento. Letteralmente: non si capisce benissimo dove si atterrerà e può capitare di cadere giù.
Altra piccola complicanza nell’esplorazione è la telecamera. Questa è frontale e prevalentemente fissa, possiamo muoverla lateralmente ma non avremo mai una visione completa a 360° e considerando che prende l’eroe bidimensionale sempre frontalmente, alcune aree non ci saranno visibili. Quali? Quelle frontali, appunto, la cui profondità non ci sarà mai del tutto chiara se non con un’accurata rotazione manuale della telecamera che va un po’ a spezzare il ritmo di gioco.
Sono comunque tutte cose con cui ci si abitua abbastanza velocemente anche perché parliamo di un mondo di gioco abbastanza vario e colorato, vivo, pieno di cose da fare (ci sono anche missioni secondarie e PNG con cui interagire liberamente) e battute da scoprire, oltre che misteri da svelare. Insomma un buon competitor di Paper Mario che, nonostante le innegabili similitudini, si impegna davvero tanto per avere un’identità propria.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Born of Bread non fa gridare al miracolo eppure l’incontro 2D e 3D funziona. Certo gli elementi 2D, tra cui spiccano le espressioni cartoonesche dei personaggi, brillano decisamente di più rispetto alle aree 3D, alcune anonime e ripetitive. Eppure il tutto si mostra colorato, vivace, coerente e gradevole alla vista con un colpo d’occhio complessivo positivo. Anche le animazioni riescono nel loro intento grazie anche ad abilità diverse seppur lontane rispetto alla creatività di casa Nintendo.
Il sonoro non è affatto male e ben si sposa coi toni generali dell’opera. Nulla di memorabile ma tutto decisamente orecchiabile, gradevole, allegro e ancora una volta, in linea con la spensieratezza che domina l’intera avventura di Loaf e compagni. Peccato invece per la totale assenza dei sottotitoli in lingua italiana, considerando che il titolo ha una buona mole di testi e ottime battute che non tutti potranno comprendere appieno.
Infine da segnalare che il titolo si difende egregiamente in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo con la versione portatile sorprendentemente fluida e decisamente comoda.