Bouncy Chicken richiama fin da subito i classici videogiochi arcade, (come Breakout, per esempio) qui riproposti in salsa in fondo non troppo diversa. In una sorta di flipper semplificato, infatti, il titolo ci mette di fronte a veri e propri tavoli da risolvere, stavolta con una divisione in livelli che va a sostituire la corsa al punteggio sempre più alto. Vediamo quindi se questo pollo rimbalzante si difende bene nella nostra recensione.
Tanto per cominciare, Bouncy Chicken non ha una storia o un contesto narrativo, ma si limita a proporre un’estetica diversa dagli altri congeneri. Il giocatore si trova infatti davanti a una palla-pollo, per così dire, da far rimbalzare all’interno di un recinto dove gli ostacoli sono siepi e vasi. A parte questa estetica, però, Bouncy Chicken non offre altro dal punto di vista narrativo, ma visto il genere questo non va visto come difetto.
I rimbalzi di Bouncy Chicken
Il gameplay di Bouncy Chicken è strutturato in un susseguirsi di brevissimi livelli di difficoltà crescente. Ognuno di essi è completabile in pochi minuti e in generale non si vedono praticamente mai picchi di complessità degni di nota nelle meccaniche di gioco. Ma andiamo con ordine e vediamo come si gioca.
Ogni livello vede il nostro pollo al centro di un recinto, dentro il quale sono sparsi diversi oggetti da prendere per poterlo concludere. Per farlo, bisogna tenere premuto A e inclinare il pad analogico verso la direzione desiderata. Rilasciando il tasto, il pollo verrà lanciato verso la direzione indicata, iniziando poi a rimbalzare come la pallina di un flipper.
A rendere più complesse queste basi ci pensano gli ostacoli ambientali. Questi sono vere e proprie pareti che si spostano, ruotano, si incrociano e così via, rendendo più difficile lanciare il pollo verso gli oggetti da prendere.
Anche in questo caso, però, non si raggiungono mai picchi di complessità davvero degni di nota, nonostante qualche ostacolo speciale, che per esempio contribuisce a far rimbalzare il pennuto qualche volta di più.
Va però detto che proseguendo nei vari livelli la difficoltà aumenta di molto, per via dei molti oggetti da raccogliere, nonché delle paresti sparse per lo scenario e di alcuni ostacoli speciali che aggiungono un pizzico di pepe alla formula base.
Potremmo quindi riassumere il gameplay di Bouncy Chicken in una formula molto semplice: si inizia un livello, si lancia il pollo per prendere gli oggetti sparsi in giro, evitando nel mentre (o sfruttando a dovere) le pareti mobili. Tutto qui.
La sfida del gioco, infatti non è da ricercare nelle meccaniche, che restano sempre molto semplici ma al contrario nel numero limitato di mosse a disposizione del giocatore. In ogni livello si hanno infatti un numero limitato di lanci, finiti i quali si ricomincia. Data la brevità dei singoli livelli, questo non è un problema, ma la scelta di inserire poche mosse costringe il giocatore a riflettere almeno un minimo, dando al titolo un pizzico di profondità.
Gli unici difetti di una formula così semplice sono nell’intrinseca ripetitività generale, data soprattutto da sessioni di gioco lunghe, e da controlli che potrebbero essere più precisi. I lanci del pollo vengono infatti indicati da una semplice freccia sotto l’ombra del pennuto. Questa, però, non riesce a indicare con precisione l’inizio della traiettoria del lancio, facendo mancare il bersaglio di pochi millimetri in alcuni casi.
In sintesi, Bouncy Chicken è un buon titolo arcade, perfetto per sessioni mordi e fuggi e per partite brevissime. Le meccaniche alla base sono interessanti, pur non essendo in alcun modo innovative, e riescono a confezionare un prodotto senza troppe pretese ma divertente. La difficoltà crescente dei livelli, soprattutto arrivati nelle fasi finali, farà sicuramente apprezzare il prodotto agli appassionati del genere, che troveranno pane per i loro denti.
Tecnicamente meh
Il comparto tecnico di Bouncy Chicken non è troppo elaborato. Gli ambienti sono spogli e spesso si assiste anche alla compenetrazione degli ostacoli stessi, durante il loro movimento. Allo stesso modo, non ci sono animazioni degne di nota che possano abbellire il tutto.
Si aggiunge un comparto artistico che, pur essendo in qualche modo diverso da quello dei congeneri, si dimostra comunque generico, visto che richiama semplicemente “una fattoria”.
Infine, il comparto sonoro si limita a fare il suo lavoro, con musiche ed effetti adatti alle varie occasioni.