Sviluppato dal piccolo studio francese Elseware Experience e pubblicato da quest’ultimo con il supporto di Freedom Games, Broken Pieces è fondamentalmente un thriller psicologico (non horror) con elementari fasi di shooting in terza persona e un complesso e appagante sistema di enigmi ambientali. Noi abbiamo vissuto l’avventura di Elise nella cittadina portuale di Saint-Exil nella sua versione next-gen su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione.
Broken Pieces: una storia timida e misteriosa
Il prologo di Broken Pieces è decisamente criptico e vede subito l’introduzione di Elise, indiscussa protagonista nonché unico elemento umano che vedremo a schermo. Tutta la trama ruota intorno a lei, mescolando elementi del suo passato a ricordi più o meno chiari, fino a un presente che la vede, letteralmente, come unica umana sopravvissuta a un evento estremamente misterioso che starà a noi ricostruire.
Ecco quindi che, passo dopo passo, enigma dopo enigma, ci ritroveremo a sciogliere gli intrecci di una storia mai davvero chiara e che osa fin troppo su misteri ignoti, mescolando la vita cittadina di una località portuale francese (Saint-Exil) con culti misteriosi (una vera e propria setta), l’esercito e una possibile entità sconosciuta (da venerare o temere?). Lo scopo di Elise è quello di fare chiarezza su quanto la circonda, venendo a conoscenza in modo più o meno graduale (ma prevalentemente sempre lento e confuso), di gran parte dei misteri che la circondano.
Primo tra tutti, e motore principale del grande cammino di Elise, è la ricerca di Pierre, suo amato compagno, sparito insieme al resto della popolazione della cittadina. La donna è disposta a tutto pur di ritrovarlo, incluso affrontare spettri oscuri che faranno capolinea più e più volte lungo le vie desolate abbandonate del paesino. Saremo onesti, se l’ambientazione anni 90’ funziona discretamente bene (Saint-Exil è un intrigante dedalo tutto da sviscerare e conoscere) la trama scorre in modo troppo lento, inserendo nel pentolone più percorsi interpretativi diversi ma riuscendo ad approfondirne solo alcuni.
Anche il finale, che arriva dopo circa 7-9 ore di gioco (a seconda della bravura con gli enigmi), non riesce a soddisfare in pieno e a tal proposito, coloro che sceglieranno di NON recuperare alcuni collezionabili, comprenderanno il gioco ancora meno. In Broken Pieces, infatti, la lore guadagna spessore grazie ad alcune cassette che potrai recuperare nel gioco e in alcuni particolari sfide. Queste cassette, liberamente ascoltabili a nostro piacimento, fungono da diario della protagonista (e non solo) ed è proprio ascoltando questi che riuscirai a seguire meglio le linee narrative del confuso racconto.
Broken Pieces: frammenti di gameplay
Broken Pieces è un’avventura in 3D che ha due anime distinte e separate (letteralmente). La prima è quella dominante ed è composta da una serie di enigmi davvero ben congegnati, che si adattano perfettamente a Saint-Exil. La città è un vero e proprio dedalo di percorsi da svelare, scorciatoie da sbloccare ed elementi da modificare. Il tutto funziona bene e richiede all’utente tanta attenzione nello studio degli elementi a schermo. Bisogna guardare tutto ciò che ci circonda e cogliere ogni piccolo indizio che il gioco ci fornirà.
Broken Pieces non aiuta l’utente. C’è una raccolta di indizi abbozzati nel menu di gioco (che sono sempre a nostra disposizione) ma questi vanno interpretati e tradotti in azione. E se non mancano enigmi banali come leve da montare e alberi da abbattere (con tanto di oggetti da raccogliere), gran parte degli enigmi richiederà molto più impegno e ragionamento, il tutto in linea con le stravaganze del titolo. La prima di questa riguarda la possibilità di Elise di evocare una fugace e temporanea tempesta. Questo intervento (attivabile solo quando il cielo è sereno) ci permettere di forzare alcuni ponti, far girare delle ventole particolarmente pigre e tanto altro.
Con lo scorrere del tempo, scoprirai che Elise ha anche altri poteri, come quello intrigante (e visibilmente ben riuscito) di cambiare il tempo da sereno a nevoso. Questo cambiamento atmosferico andrà a modificare interamente le schermate di gioco, cambiando e sbloccando alcuni enigmi e agevolando o complicando alcune risoluzioni. Non nascondiamo che non sempre gli enigmi saranno intuitivi e capiterà di ritrovarti a vagare più e più volte per la città (suddivisa da brevi caricamenti e da porte da aprire e chiudere), complice un sistema di telecamere non molto intuitivo e neanche comodo.
Broken Pieces dispone di tre telecamere. Due fisse e liberamente alternabili che aiutano a vedere la stessa location in prospettive diverse. L’ultima è la visuale in prima persona che, ferma sul posto, ci garantirà di vedere elementi inediti e più nel dettaglio. Imparare a padroneggiare le telecamere, seppur non molto comodo, è essenziale per scovare oggetti e indizi nascosti.
Broken Pieces: combattere… che noia
Broken Pieces include anche dei combattimenti che, lo diciamo subito, sono l’elemento peggiore del gioco. Così brutti, noiosi e fuori luogo che ci chiediamo perché siano stati inseriti, risultando più un elemento di fastidio che una vera e propria sfida. Iniziamo col dire che gli unici nemici che ci ritroveremo ad affrontare sono dei soldati/fantasma con la possibilità di smaterializzarsi e muoversi in modo scomposto.
Questi esseri non solo non causano alcuno spavento, ma sono così monotoni e ripetitivi da risultare presto scontati, prevedibili e facilmente superabili nonostante gli innumerevoli difetti del sistema di combattimento. I nemici esteticamente saranno tutti uguali ma presto ci ritroveremo con alcune varianti per nulla complicate e il motivo è semplice: hanno solo due attacchi. L’attacco rosso possiamo schivarlo muovendoci di lato. Quello giallo, basta indietreggiare di un passo. Tutto qui.
Elise dalla sua ha una sola pistola (liberamente potenziabile con alcuni elementi che potrai localizzare in determinati luoghi opzionali) la cui mira è completamente fallata. Sparare è complicato dal fatto che il 70% dei colpi andranno a vuoto. Non per la nostra mira, sia chiaro, anche perché non potremo mirare. Il gioco ha un sistema di mira automatico che fa decisamente schifo e ci vedrà quindi sparare un sacco di colpi a vuoto. Per fortuna la pistola ha proiettili infiniti.
Oltre a sparare, Elise ha due poteri da poter utilizzare in combattimento: un’onda respingente e un’onda a terra che può eliminare tutti i nemici a schermo. Questi poteri però vanno a intaccare la barra del “mana” (celeste) che può essere ricaricata (come la barra dell’energia) riposando. E riposare in Broken Pieces ha più di una conseguenza.
Elise può passare il tempo su panchine o al letto. La sosta su panchina farà passare due ore, quella a letto farà trascorrere un intero giorno. Riposare ha una conseguenza in gioco in quanto il tempo è fondamentale. Passate le ore 20:00, infatti, i nemici si moltiplicheranno e sopravvivere sarà sempre più difficile. Il gioco, inoltre, passate l’ora serale, ci obbligherà a tornare a casa (hub centrale e unico luogo sicuro di Saint-Exil). I nemici appariranno a random mentre camminiamo e l’area viene circondata da del fumo nero.
Casa dolce casa
La casa di Elise è un luogo sicuro in cui saremo costretti a tornare per ripararci dalle minacce e per permetterci, dopo una sana dormita, di poter procedere con le indagini. Inoltre, sempre nella casa potremo gestire l’inventario e la cassa dove conservare diversi oggetti. Questi servono principalmente per creare dei proiettili speciali (e consumabili) della pistola. A tal proposito, l’inventario di Elise è piccolo e scomodo e ci costringerà ad andare avanti e indietro e a gettare alcuni elementi per strada. Ad esempio, non potremo trasportare più oggetti pesanti.
Broken Pieces è infine pieno di collezionabili molto interessanti da trovare. Oltre alle cassette da ascoltare, ci sono anche degli eventi particolari con dentro sfide competitive notevoli e che offrono bonus narrativi estremamente utili alla comprensione del passato di Elise. Poi ci sono i tavoli di George, dei mini-giochi dove saremo chiamati a condurre la testa magnetica al punto di arrivo prestabilito (la risoluzione ci premierà con monete da spendere in un museo in cambio di ricompense). Ammettiamo che anche questo mini-gioco (non è l’unico, troverete anche un divertente arcade), è ben fatto e decisamente impegnativo.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando Broken Pieces vive di alti e bassi. Saint-Exil è un gioiello in parte grezzo che però muta al mutare del clima, con un sistema giorno/notte molto ben fatto. Interni ed esterni presentano una cura al dettaglio spesso sorprendente che, purtroppo, non possiamo confermare per Elise e nemici. Le animazioni della protagonista, così come la sua espressività, sfocano con il resto e ci ricorda che stiamo giocando a un gioco composto da un team piccolo e dal budget limitato.
Il sonoro si difende molto bene, con temi che variano ed effetti sonori costantemente messi alla prova (ci sono enigmi esclusivamente legati al sonoro). Buono anche il doppiaggio mentre segnaliamo che il gioco è quasi interamente sottotitolato in italiano (ottimo punto a favore). Diciamo “quasi” in quanto nel gioco sono presenti ancora frasi non tradotte e quindi in francese (come alcuni testi in computer con cui dovremo interagire). Comunque niente di grave.
Infine segnaliamo che Broken Pieces prova a sfruttare parte del potenziale della PlayStation 5 coi grilletti adattivi che si ravvivano in ogni combattimento.