Sviluppato da Digerati e Reky Studios e pubblicato da questi utlimi, Bunhouse è un simulatore (e qui trovi anche un nostro approfondimento sul genere) di giardinaggio con piccoli extra di vario genere votato principalmente all’evasione dalla realtà con attività videoludiche rilassanti. In poche parole: fai giardinaggio mentre sei circondato da bizzarri conigli. Noi abbiamo messo alla prova il nostro pollice verde su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Bunhouse – sfodera il pollice verde
Iniziamo col chiarire subito una cosa. Il nome del titolo, Bunhouse, non deve trarre in inganno. Qui non alleviamo conigli ma impersoneremo un coniglio nella sua casa. Esatto. Abbiamo detto “casa”, non “tana”. Questo perché avremo a disposizione un edificio a misura d’uomo gestito però da un adorabile coniglietto (il roditore è da personalizzare all’inizio del gioco con un editor abbastanza semplice e striminzito ma fedele a buona parte delle tipologie di coniglio esistenti dall’ariete al testa di leone).
Una volta scelto il coniglio, ci ritroveremo a guidarlo in questo piccolo spazio aperto e colorato che funge sia da abitazione che da serra. Sì, perché Bunhouse è un simulatore di giardinaggio. Il nostro scopo, infatti, è quello di ottenere, piantare e far crescere tutte le piante del gioco, realizzando il giardino perfetto. In realtà lo scopo principale del titolo è quello di regalare una pausa di puro relax con un gameplay dal ritmo estremamente compassato, libero da missioni e fallimenti di qualsivoglia genere e offrendo al giocatore un sistema ludico immediato e abbastanza semplice.
Chi si aspetta una trama, ha sbagliato titolo. Non c’è alcun canovaccio narrativo, nessuna storia principale da inseguire. Bonhouse è un gioco che segue in parte la filosofia di Animal Crossing seppur con strumenti e in misura notevolmente ridotti. Bunhouse è poi un gioco dove si interagisce prevalentemente con i propri strumenti e le proprie piante, nonostante una serie di attività – sempre opzionali – che fanno da contorno che provano a modellare il ritmo dell’esperienza.
D’altro canto, come puoi immaginare, non parliamo di un simulatore realistico, tutt’altro. La complessità tipica del genere viene qui sciolta in attività più semplici a loro volta sposate a un sistema di menù e indicatori elementari, chiari e accessibili praticamente a chiunque. Bunhouse, potenzialmente, non ha età, anche se la semplicità di base potrebbero suggerire che sia pensato più per un target giovane.
Quanto è facile e rilassante piantare
Come anticipato, Bunhouse non è un gioco complesso strutturalmente parlando. Il coniglio a nostra disposizione può interagire solo con determinati strumenti, equipaggiandone uno alla volta e attivando istantaneamente una griglia a schermo che ci rende decisamente facile prevedere dove agire, anche grazie a delle demo olografiche automatiche. Inoltre, i compiti a nostra disposizione, almeno all’inizio, sono semplici.
Prendere e posizionare un vaso, riempirlo con della terra, prendere i semi, piantare e annaffiare. Il tutto rispettando gli unici due valori di ogni pianta: luce e acqua. Ogni pianta ha un numero di soli e un numero di gocce che indicano rispettivamente quanta luce e quanta acqua ha bisogno per crescere. Soddisfare quei valori, significa avere una pianta in salute – che, una volta cresciuta, potrai travasare in vasi più grossi.
D’altro canto, esagerare con acqua o sole porterà la pianta alla morte e non potrai fare altro che raccoglierla e gettarla via. Ma come si ottengono nuove piante e strumenti? Semplice: dal negozio. Qui potrai spendere la valuta del gioco, prevedibilmente identificata in carote, investendo nel futuro della tua casa. Oltre alle piante, infatti, potrai anche comprare decorazioni per la casa o per il tuo coniglietto.
Purtroppo, se piantare, usare gli strumenti e interagire con le griglie automatiche è abbastanza semplice, Bunhouse trascina con sé più di una problematica. La prima è il coniglietto. Questi si muove in modo poco naturale. Il feedback a schermo non è immediato. Basti pensare che il salto non è istantaneo ma c’è un lieve ritardo che a lungo andare diventa fastidioso – per fortuna non è un platform e saltare, qui, è inutile.
Altro problema non di poco conto è la telecamera. Puoi ruotarla a tuo piacimento ma questa si sposterà con una lentezza disarmante. Senza contare gli elementi che caratterizzano l’unico e ripetitivo fondale di gioco che vanno a caricarsi lentamente con pop-up brutti da vedere e che sfigurano terribilmente con l’unica struttura principale del gioco.
Altro notevole problema è guidare la barca per pescare. Il sistema di navigazione è inutilmente complesso e scomodo. I remi sono affidati a due tasti diversi e bisogna coordinarli per poter far muovere bene la barca. Ma un po’ la visuale, un po’ la lentezza, un po’ la scarsa reazione… difficilmente ti verrà voglia di inoltrarti nel laghetto. Senza contare che la pratica di pescare, noiosa e priva di reali sfide, si consuma già dopo pochi tiri dimostrandosi unicamente come piccolo extra per variare l’esperienza.
Tutte queste imprecisioni tecniche si mescolano in un titolo che, come avrai potuto intuire, va a consumare quasi subito tutto ciò che ha da dire. Sì, rimane una piccola oasi rilassante. Uno scaccia pensieri veri e proprio. Ma l’assenza di una sfida, un obiettivo fumoso e un’innegabile povertà contenutistica, difficilmente potranno risultare accattivanti alle masse.
Grafica e sonoro
Come accennato, graficamente parlando Bunhouse ha diversi problemi. Da lontano l’impatto non è neanche male. La modellazione 3D utilizzata è colorata e abbastanza vivace ma pecca di varietà – essendo principalmente un unico scenario. Scenario circondato da un fondale povero e problematico. Anche gli effetti non sono granché mentre è da premiare la varietà di piante e anche della fauna acquatica che è possibile catturare.
Il sonoro presenta invece degli inspiegabili problemi. Per qualche strano motivo, mancano degli effetti come l’acqua che fuoriesce dall’annaffiatoio o i passi compiuti dal coniglio man mano che si sposta. le tracce audio di sottofondo risultano invece abbastanza gradevoli, leggermente ripetitivi ma in linea con l’obiettivo principale del titolo: rilassare.
Da segnalare l’assenza dei sottotitoli in lingua italiana e il fatto che il titolo si difende abbastanza bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo con quella portatile che, per comodità e praticità, è quella più idonea per la tipologia di gioco (difficilmente passerete tante ore consecutive su Bunhouse).