Il mondo è un posto difficile. Vivere, e soprattutto sopravvivere, è una sfida continua. Lo sappiamo bene noi esseri umani, già più volte costretti a “ripartire da zero”, che sia per collera divina o per il semplice collasso dell’ecosistema in cui viviamo o di uno dei suoi elementi cardine.
Con queste premesse, ci approcciamo a raccontarvi di Candle, una splendida e nostalgica avventura grafica che basa il suo incipit narrativo proprio su questo tipo di assunto. Il mondo di gioco in cui si svolgono le vicende con protagonista il tenerissimo Teku (di cui parleremo nel dettaglio più avanti) è un mondo risorto dalle ceneri di uno precedente. L’ira degli dei, disgustati dalla sete di potere e prosperità degli esseri viventi di cui tanto andavano fieri, si è scatenata e l’intera civiltà è stata spazzata via. Scossi e desiderosi di riprovarci, gli dei stessi hanno deciso di ricreare la vita, ma la sete di potere è una bestia ardua da sconfiggere, e, lentamente, la piega degli eventi tornerà ad assumere toni cupi e sanguinolenti.
Il minaccioso mondo di gioco di cui vi abbiamo soltanto accennato, fa da sfondo all’avventura del sopracitato Teku, un essere dal cuore talmente puro da risultare abbagliante, nell’oscurità di una realtà talmente tetra da risultare quasi asfissiante.
La trama di Candle è molto semplice, seppur avvolta – inizialmente – in un timido alone di mistero: il pacifico villaggio degli Atipax è preso d’assalto dai minacciosi Wakcha, crudeli creature dal cranio cornuto e dalle più oscure intenzioni, che riducono in fiamme l’intera costruzione.
Il nostro Teku, risvegliatosi in seguito ad uno svenimento dovuto a cause sconosciute, si recherà subito nell’abitazione del capo del villaggio, uno shamano che, col suo immenso sapere, si erge a protettore e difensore del villaggio stesso. Teku, però, ben presto si troverà a fronteggiare una triste verità: lo shamano è stato rapito e, per cercare di ristabilire l’equilibrio nel proprio villaggio, il coraggiosissimo protagonista della storia inizierà un viaggio alla sua ricerca.
Il viaggio, però, sarà stracolmo di pericoli di ogni sorta: non possedendo alcun talento degno di nota, né una grande propensione alla lotta, Teku si troverà costantemente in pericolo di vita, e la singolare abilità innata – quella di avere una torcia come vera e propria parte integrante della mano sinistra – non sarà sufficiente per proseguire incolume nella lunga traversata.
Seppur rispolvera elementi action (davvero molto marginali), il titolo è innanzitutto un puzzle adventure, ricco di enigmi ambientali – davvero tosti – che metteranno costantemente a dura prova l’intelletto del videogiocatore.
Sotto il profilo del gameplay nudo e crudo non vogliamo assolutamente perdere tempo e dirvi subito la nostra: Candle è un gioco che gode di un tasso di difficoltà ben oltre la media standard del genere e non solo. Complice un’interazione ambientale molto risicata, ma che comunque costringe costantemente al ritrovamento di vari oggetti per proseguire nell’avventura, ed una quantità elevata e quasi continua di rompicapi ardui da risolvere, il titolo si erge senza mezzi termini come uno dei più difficili degli ultimi tempi.
A questo, poi, si aggiunge la fragilità a tratti commovente di Teku, a cui basterà veramente un contatto con il nemico o il pericolo di turno per rimanere senza vita. Questa meccanica, in pieno stile “Oddworld”, rende il tutto ancor più incredibile, e non soltanto a livello narrativo: dover far attenzione ad ogni singolo errore tiene costantemente alta l’asticella dell’attenzione del videogiocatore. Distrarsi è impossibile, insomma, perché la morte in Candle è silenziosa e veloce come la fiamma del nostro Teku.
L’eccessiva difficoltà nell’avanzare, aggravata anche dalla “goffaggine” con la quale il nostro simpatico eroe si muove da un punto all’altro delle piccole aree in cui si svolgono le sue peripezie, è però zittita da una realizzazione artistica che, a tratti, lascia veramente senza fiato.
Il connubio tra la realizzazione ad acquerello e la tecnologia del frame-by-frame è semplicemente encomiabile e porta su schermo una vera e propria gioia per gli occhi. La realizzazione delle quattro macro-aree nelle quali si svolge l’avventura di Teku è davvero di pregevole fattura, ed il piccolo team spagnolo, sotto questo punto di vista, non ha davvero nulla da invidiare alle software house più blasonate.
Ad accompagnare la beltà di uno stile visivo seriamente al top, ci pensa anche un comparto sonoro di tutto rispetto. Le musiche sono tutte perfettamente calzanti, in quello stile un po’ da tribù africane a cui l’intera produzione sembra rifarsi.
Tornando al gameplay, è bene precisare che il gioco dei ragazzi di Teku Studios offre anche una discreta longevità. Per portare a termina la vicenda del nostro fragilissimo, ma coraggiosissimo, eroe, serviranno in media 6-8 ore di tempo, ammesso che si è particolarmente avvezzi al genere. Apprezzabile è, sicuramente, il sistema di checkpoint e salvataggio, molto generoso sotto questo aspetto e sicuramente in parte dovuto proprio alla natura fin troppo fragile di Teku.
Per quanto concerne, invece, il comparto tecnico va fatta un’importante precisazione: la versione da noi testata, e vale a dire quella Xbox One, non è esente da alcuni bug. Niente di clamoroso, ma ci è capitato di imbatterci in alcuni fastidiosi problemi che, si spera, verranno risolti in futuro. Ci sentiamo di segnalare, in particolare, le dimensioni dei sottotitoli, veramente al limite della leggibilità anche se si è seduti a 50cm dal televisore (abbiamo provato il gioco su un 40″ 4K/HDR) ed un fastidiosissimo bug, ad inizio gioco, che ci ha costretti a ricominciare del tutto l’avventura: dopo il caricamento, Teku non veniva correttamente visualizzato, e finiva col morire annegato.
Ci auguriamo che queste inesattezze vengano risolte in futuro, per offrire a questa splendida perla tutto il supporto che merita.
Mi fai sempre venire voglia di provare i giochi di cui parli….
Grazie! Dai, è il mio lavoro! :D