Sviluppato da Spitfire Interactive e pubblicato da Daedalic Entertainment, Capes è un gioco di strategia a turni sulla falsariga di XCOM a tema super eroi che prova a raccontare il suo mondo semi distopico oscillando tra Marvel e The Boys alla ricerca di una propria identità. Dopo aver condiviso l’anteprima del titolo, siamo entrati nella squadra del misterioso Doctrine su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione.
Capes: questo non è un mondo per i super eroi
La città è in mano ai cattivi. Così inizia Capes, la nuova opera firmata Daedalic Entertainment. I cattivi, o meglio, i super cattivi, dominano la città da oltre vent’anni imponendo un sistema opprimente di controllo e sottomissione di qualsivoglia altro tipo di super eroe. In breve: se hai un super potere o lo nascondi o verrai cercato, braccato e catturato.
Non sorprende quindi ritrovarci in un mondo distopico dove il nostro principale scopo sarà quello di reclutare nuovi super eroe per ampliare un mini esercito di resistenza. In effetti, noi siamo l’ultimo baluardo dei super eroi “buoni”. Il nostro capo è un tale di nome Doctrine che si limiterà principalmente a dare ordini e a gestire una sorta di dura diplomazia.
Lui è la legge e sembra un po’ fungere da Professor Xavier se non fosse che è più brutto, apparentemente meno potente e dotato di un passato decisamente più oscuro e misterioso di cui non v’anticipiamo nulla. Non è però un caso se abbiamo citato Xavier in quanto Capes, per forza di cose, è un’opera che prende molto delle atmosfere e dei poteri di altri super eroi ben più famosi in principal modo quelli della Marvel e ancora più nel dettaglio: gli X-men.
C’è tantissimo degli X-men, dall’idea di creare un gruppo simil-famiglia in cui aiutarsi a vicenda ai legami che si intrecciano stesso nel gruppo e fuori (ogni eroe ha una sua storia, dei propri affetti, degli ideali e così via). Ed è proprio il cast di personaggi che riesce a emergere dalla narrazione la cui macro trama è abbastanza telefonata e scontata.
Nel dettaglio, le storie di quasi tutti gli eroi, si distinguono abbastanza bene tra loro e offrono sia situazioni da cliché (l’amico senza poteri che prova a mettersi in gioco) sia situazioni più strettamente legate al sociale (emigrati e gli stessi “super eroi” che provano a cercare un posto nel mondo). Anche i nemici non sono orfani di trame, anzi, il gioco ne approfitta di continuo per passare da un lato all’altro del conflitto.
Ecco quindi che a una famiglia di buoni si alterna un gruppo di super eroi malvagi che battibeccano di continuo tra loro nei più classici dei canovacci narrativi super eroistici e che, neanche a dirlo, ancora una volta, richiama con prepotenza gli X-men anche se, in questo caso, manca una figura di spicco e carismatica e complessa come Magneto.
Ma non solo Marvel c’è in Capes, l’opera in analisi prova ambiziosamente a recuperare la violenza e la brutalità di The Boys di cui, non a caso, riprende anche l’elemento di “macro azienda super potente” che governa gran parte della città e che impone il suo dominio mediatico e tecnologico. Il problema è che la violenza messa in scena impallidisce in confronto a The Boys e, ancora una volta, manca una figura del calibro di Patriota.
Ciò non toglie che in Capes ci ritroveremo ad assistere a omicidi brutali, tradimenti, esperimenti spietati su innocenti, esplosioni e chi più ne ha più ne metta. In termini di ritmo e vastità di narrazione, Capes è solido e fa davvero di tutto per cercare di essere coerente con se stesso e di ritagliarsi, con una certa timidezza, un suo piccolo spazio in un mondo, quello dei super eroi, veramente spietato. Ci riesce? Non completamente ma in termini ludici c’è più di una cosa da salvare.
La vita di un super eroe
Capes è uno strategico a turni in 3D che, lo diciamo subito, non innova assolutamente niente. Anzi, si presenta sul mercato con una serie di limitazioni e scelte ludiche che potrebbero far storcere gli appassionati del genere mentre i neofiti, complice un sistema di personalizzazione della difficoltà, potrebbero trovare una gradevole opportunità di affacciarsi in un mondo, quello degli strategici, non sempre accessibile.
Ma procediamo con ordine. Prima di tutto, Capes è suddiviso in una serie di missioni concatenate tra loro, offrendo una campagna single player estremamente lineare e orfana di bivi o scelte. Alle missioni principali si sommano quelle opzionali e alcune semplicemente narrative (sono una serie di cut-scene di approfondimento sui vari personaggi o eventi particolari).
Tali missioni secondarie seppur presentate come opzionali spesso sono invece obbligatorie in quanto per sbloccare la missione principale, il gioco richiede di eseguire almeno alcune quest secondarie. Un obbligo che in sincerità non pesa anzi, noi consigliamo calorosamente di affrontare ogni singola missione in quanto Capes è un titolo che richiede una buona strategia di base e soprattutto un team di eroi ben livellati.
Sempre dall’hub principale, che non è altro che un menù, potrai, infatti, personalizzare l’albero delle skill dei nostri super eroi. Ogni eroe ha un set di abilità a loro volta upgradabili e che permettono di ottenere discreti vantaggi. Banalmente, si possono aumentare i danni di una skill o aggiungere un determinato status di danno o bonus. Tutto a nostra discrezione.
Le skill sono però l’unico elemento su cui potremo mettere mano essendo gli eroi orfani di qualsivoglia statistica che permane quindi invariata (salvo lo sblocco di determinate e già citate skill). Dobbiamo però ammettere che gli eroi sono realmente diversi tra loro offrendo una varietà invidiabile e regalando occasioni strategiche di tutto rispetto. L’unico problema è che per ottenere i punti per sbloccare le skill sono richieste determinate attività (che approfondiremo a breve) non proprio accessibili e che richiedono molto tempo.
Tale cosa comporterà inevitabilmente il rischio di lasciare indietro alcuni eroi che risulteranno quindi molto più deboli e meno performanti ma che, nostro malgrado, in alcune situazioni, saremo comunque costretti ad usare (alcune missioni, anche principali, richiedono l’obbligo di utilizzo di alcuni eroi). Bisogna quindi pianificare bene come usare i punti skill e soprattutto chi portare in battaglia.
Pochi eroi per tanti nemici
A tal proposito, ogni battaglia può essere affrontata solo da un massimo di 4 super eroi. Questo è un limite non inedito per i titoli di questo genere ma che qui pesa non poco. Il motivo è che i nemici sono spesso troppo numerosi e l’assenza di possibilità di curare i propri eroi, da vita a scontri di logoramento eccessivamente lunghi fatti di scontri “mordi e fuggi” che potrebbero stancare i meno pazienti.
Non aiutano le missioni più avanzate dove a nemici umani si aggiungono altri coi super poteri, discretamente più fastidiosi e dotati di più barre di energia e che danno vita a scontri ancora più lunghi e lenti. Lentezza dovuta dalla necessità di evitare di morire e quindi del continuo riposizionamento degli eroi per evitare di farli entrare nel raggio di attacco di uno o più nemici.
Una griglia per domarli
Ogni livello di Capes è suddiviso in una griglia in cui far muovere i nostri eroi. Nota dolente: i turni e quindi l’ordine d’azione sono dettati da statistiche interne e non potremo modificarla se non con l’utilizzo di skill. Questo significa che dovrai adeguarti all’ordine dei turni senza avere possibilità di stabilire l’ordine di esecuzione dei vari eroi.
Tornando alle aree di gioco, queste sono abbastanza varie seppur tendano a ripetere più volte alcuni elementi. Se alcuni livelli mostrano poi una certa inventiva come un suolo spaccato al cui interno si vede la metro scappare, altri sono piatti e anonimi come una lotta su tetti grigi e spenti. Tolta l’estetica, c’è un altro grosso problema: spostarsi in alcune caselle.
Lo sappiamo, uno strategico su console perde un po’ d’immediatezza, cedendo ai limiti dell’analogico. In realtà Capes di adatta discretamente bene e, dopo un po’ di pratica, non ci si fa neanche caso alla legnosità del sistema di controllo. Il problema è però legato alle zone sopraelevate le quali, non sempre vengono ben identificate e, in caso di spostamenti più veloci, possono portare a sbagliare intere strategie (non c’è modo di ricaricare l’ultima azione se non effettuando manualmente dei quicksave).
Non solo, la posizione elevata che di regola dovrebbe offrire diversi vantaggi strategici, in Capes riduce anche le possibilità d’azione persino per personaggi dotati di attacchi a distanza che, per qualche strano motivo, sono incapaci di ottenere un buon raggio d’azione come quando condividono lo stesso piano col nemico. Molto più apprezzato invece l’interattività con alcuni elementi del luogo stesso.
In Capes puoi scaraventare alcuni personaggi giù dalle alture (se posizionati vicino a bordi o precipizi e se usi skill con l’abilità extra di spostare hi viene colpito) o dentro a fossati, puoi far esplodere barili e incendiare alcuni pezzi di suolo (dando malus di vario genere), sabotare le armerie per evitare di armare i nemici o disarmare i nemici stessi, depotenziandoli e/o costringendoli a spendere un’azione per riarmarsi (o addirittura cambiare rotta per cercare nuove armi). In alcuni casi, depotenziare un nemico (azione che puoi effettuare tra le skill dei vari eroi) è utilissimo per annullare corpi caricati. Detto ciò, andiamo a scoprire nel dettaglio cosa possiamo fare durante il nostro turno.
Come giocare il tuo turno
Quando è il turno di un tuo eroe, potrai autonomamente decidere a cosa dare priorità, potendo anche smezzare le azioni. fondamentalmente ci sono tre settori: movimento, azione unica speciale e utilizzo delle skill. Tenendo da parte l’azione unica speciale, movimento e skill hanno dei propri punti di utilizzo terminati i quali non potrai più usare skill o muoverti. A ogni turno dell’eroe, entrambi i valori si ricaricano completamente.
I punti movimento servono a quantificare la distanza di movimento percorribile da un eroe. distanza che, come detto, potrai percorrere tutto insieme o un po’ alla volta smezzandola con l’uso di una o più skill a patto che sia entro i punti disponibile ed entro lo stesso turno dell’eroe. Ma i punti movimenti per alcuni eroi possono anche mutarsi in altro come nel caso di un eroe che può sacrificarli tutti per poter utilizzare nuovamente una skill già usata.
Allo stesso tempo, i punti movimento possono aumentare o diminuire all’uso di determinate skill come quella di Facet. Questi è il primo eroe di cui farai conoscenza e anche uno dei più intriganti in termini ludici. Si tratta di un coriaceo tizio in grado di cristallizzarsi. Usata tale skill, i danni verranno dimezzati ma i suoi movimenti, finché permane cristallizzato, saranno ridotti.
Ogni eroe è dotato di differenti punti di movimenti e di skill, con skill che sono una vera e propria sorpresa di Capes, uno degli elementi migliori per varietà e possibilità di concatenazione. I vari eroi, infatti, se sono nelle vicinanze possono sbloccare skill di team che garantiscono bonus di vario genere a seconda di chi si ha vicino. Rebound, ad esempio, un’assassina bilama dotata del potere di teletrasportarsi, può dare ad altri eroi la skill di teletrasporto garantendogli la possibilità di spostarsi in spazi ben più lontani del normale.
E veniamo ora all’abilità unica speciale che crea enormi danni o vantaggi ma che richiede diverso tempo per essere caricata. Questa va a sommarsi ai punti movimento e a quelli skill e spesso, se ben usata, può capovolgere intere partite. Ancora una volta, va premiata la varietà delle suddette azione legate in modo coerente ai rispettivi eroi dal tizio di fulmine che va a piombare una tempesta devastante su vari nemici all’uomo di cristallo che fa sbucare cristalli dal suolo. C’è davvero di tutto e incastrare i poteri tra loro regala non poche soddisfazioni.
Missioni poco varie
Ma ad eroi e poteri vari e ben stratificati ecco una serie di missioni che alla lunga prestano il fianco a varie criticità. Se abbiamo già evidenziato l’enorme divario numerico e la lentezza dello svolgimento di alcuni scontri rimpolpati fino allo sfinimento da continue orde di nemici tutti uguali, dall’altra abbiamo sempre e solo il medesimo scopo: uccidere tutti.
Sporadicamente ci viene chiesto di fuggire da un luogo raggiungendo un determinato punto mentre in altre occasioni le missioni mutano, aggiungendo scopi o cambiando in base all’evolversi delle vicende. Fondamentalmente però, la situazione è sempre la stessa solo con più nemici e più incavolati e resistenti. Ma ecco che a smorzare e allo stesso tempo complicare le cose ci sono le sfide opzionali.
Trattasi di obiettivi secondari che ci richiedono di effettuare determinate operazioni come proteggere degli innocenti, evitare di far scattare allarmi e così via. Tale sfide sono essenziali in quanto al loro soddisfacimento, otterremo dei punti skill, utili per sbloccare elementi nei già citati rami skill. Questo significa che, soprattutto nelle fasi avanzate e per far salire di livello gli eroi aggiunti nei momenti successivi, dovrai tornare a rigiocare le vecchie missioni cercando di soddisfare le sfide non ancora completate.
A queste si sommano poi ulteriori sfide suddivise per singolo eroe e che riguardano l’utilizzo di determinate mosse o l’esecuzione di determinate azioni. Anche soddisfare queste missioni ci porta a guadagnare quasi sempre punti skill o a sbloccare dialoghi extra per approfondire ancora di più la storia del singolo eroe e un po’ della lore del mondo di gioco.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Capes oscilla e non convince appieno. Se il primo impatto è gradevole, durante le cut scene le animazioni e soprattutto le espressioni dei personaggi, non sempre funzionano risultando spesso apatici e poco dettagliati. Un peccato considerando che l’atmosfera da fumetto con tanto di balloon funziona egregiamente. Anche i vari poteri con effetti speciali annessi sono vari e ben riprodotti.
D’altrocanto i nemici tutti uguali e alcuni dettagli grafici che si ripetono in più luoghi, impoveriscono l’atmosfera generale che perde un po’ del suo fascino. Anche gli eroi principali presentano dei chiaro-scuro anche se le animazioni da “visual novel” con sprint in 3D fumettose sono veramente ben fatte e belle da vedere. Il sonoro, invece, si difende discretamente grazie a un buon doppiaggio e a tracce musicali orecchiabili e mai fastidiose.
Nota negativa per l’assenza della lingua italiana (neanche i sottotitoli). I testi a schermo sono molti e, anche se non molto complessi, ancora una volta, è amaro vedere tante lingue supportate esclusa la nostra.