Sviluppato da Plane Toast e pubblicato da Dear Villagers, Caravan SandWitch è un gioco d’avventura ed esplorazione mini-open world in salsa distopica e in terza persona incentrato sull’utilizzo di un caravan (da cui il nome del titolo stesso). Noi abbiamo vissuto il rilassante viaggio di Sauge su PlayStation 5 e questa è la nostra recensione. Pronto a scoprire un nuovo pianeta pieno di rovine e misteri?
Caravan SandWitch e il suo mondo privo di violenza
Caravan SandWitch regala una narrazione che in certi casi è fin troppo “leggera” ma che trionfa nel fornire un viaggio ludicamente concreto, fatto di piccole scoperte e mixando quasi alla perfezione la lore di un mondo decadente con la narrazione, prevalentemente personale, dei vari membri del cast. Parliamo quindi di un’odissea dal retrogusto distopico infarcita da tematiche di tutto rispetto come quelle legate all’ambiente con l’aggiunta di personaggi che solo all’apparenza possono sembrare superficiali.
Quest’ultimo si deve alla scelta di dotare la narrazione, fortemente lineare e in gran parte prevedibile, di dialoghi molto stringati, oseremo dire minimalisti ma sorprendentemente efficaci. Ogni linea di dialogo, seppur banale, riesce a dar vita a un concatenarsi di operazioni e missioni, siano esse opzionali (che suggeriamo calorosamente di non perdere) che principali, che formano un gradevolissimo mosaico che mostra come risultato finale la risposta al “grande mistero”.
Quale mistero? Ebbene, partiamo dal principio: in Caravan SandWitch impersoniamo Sauge, una ragazza che vive in una stazione spaziale e che un giorno riceve un segnale da parte della sorella. Tutto normale se non fosse che la sorella è scomparsa da anni e anni e data ormai per morta. Sauge decide quindi di credere a quel segnale e di tornare sul suo pianeta natale alla disperata ricerca della sorella. Il ritorno al villaggio, però, riapre vecchie ferite, eventi mai chiusi e vecchi ricordi. Il tutto mentre si ritrova a far fronte a un presente non facile: il mondo soffre a causa degli scempi di enormi multinazionali di cui ormai ne rimangono solo strutture, mezzi e robot abbandonati.
Come anticipato, l’elemento pro-ambiente viaggia in parallelo con la ricerca della giovane Sauge che, con l’aiuto della sua famiglia e degli abitanti con cui prima viveva, vive anche un percorso di crescita, non rivoluzionario ma comunque molto gradevole, dando spazio anche a pensieri personali e a riflessioni esistenziali tanto della protagonista quanto degli altri membri della comunità. Parliamo comunque di una narrazione che regala grossi risvolti prevalentemente nelle ultime battute e che cede molto il passo al concetto stesso di esplorazione scandita da lunghi silenzi.
Un’esplorazione pacifica
Caravan SandWitch è un gioco d’esplorazione in terza persona che ci presenta un mini mondo da esplorare liberamente seppur con qualche piccola barriera legata all’avanzamento della storia principale (banalmente, un cancello sarà aperto solo dopo il completamento di un dato capitolo e così via). Di base, potrai esplorare il mondo di Caravan SandWitch sia a piedi che col caravan ma, come da titolo del gioco stesso, potrai facilmente intuire che il mezzo di trasporto ricopre un ruolo ludico essenziale.
Il caravan, infatti, è legato a doppio filo con l’esplorazione in quanto le abilità di Sauge sono tutte prevalentemente legate al mezzo stesso. Se di suo, la ragazza può giusto correre, saltare e arrampicarsi, oltre a insinuarsi in percorsi inaccessibili con un caravan, è quest’ultimo che verrà potenziato man mano ottenendo upgrade di tutto rispetto e molto intuitivi da utilizzare. Un esempio? Un rampino con cui potrai sradicare delle determinate porte o estrarre dal sottosuolo determinati bauli.
Il gameplay di Caravan SandWitch è sorprendentemente comodo e rilassante oltre che immediato e intuitivo e coinvolge sia il controllo della protagonista che, soprattutto, il caravan la cui guida (assolutamente lontana dalla personalizzazione vista in titoli come Pacific Drive di cui puoi anche recuperare la nostra recensione) offre ben pochi ostacoli legati prevalentemente alla morfologia del pianeta. Può capitare, infatti, di rimanere bloccati fra due rocce o ostacoli più o meno visibili e in tal caso è il gioco stesso che, riconosciuto il momento di stallo, ci permette di autoresettare la nostra posizione e di riportarci insieme alla vettura all’unico garage di tutto il gioco. Certo, può risultare un po’ spiacevole dopo un lungo viaggio ma è comunque una situazione abbastanza sporadica.
Come avrai potuto notare anche dal titolo di questo paragrafo, in Caravan SandWitch non c’è alcun tipo di violenza. Niente armi o combattimenti e non ci sono neanche pericoli o danni di alcuna sorta (puoi scaraventarti dall’alto di una scogliera, non ti succederà niente). Tutto è votato all’esplorazione e all’esecuzione di diverse tipologia di puzzle ambientali in un clima prevalentemente compassato, rilassante e che si adatta al tuo ritmo e alla tua voglia di esplorare.
L’incedere del titolo e l’esplorazione stessa sono a loro volta legate a un rudimentale ma efficace sistema di crafting dove è richiesta l’individuazione di alcune risorse da recuperare e poi spendere per poter progredire nella narrazione principale. Si tratta essenzialmente di elementi tecnologici suddivisi per colore, colore che ne evidenzia la rarità attraverso i colori (verde è comune, rosso è meno comune e così via).
Concludiamo il nostro viaggio evidenziando alcune piccole incertezze tecniche come elementi a schermo che si ricaricano con lieve ritardo e qualche rallentamento ma nulla che possa influire troppo negativamente con l’esperienza generale che, nell’arco di tutta la sua durata (che può superare le 10 ore se si decide di esplorare tutto), difficilmente ti stancherà a patto di entrare in comunione con la filosofia pacifica e lenta che il titolo impone.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Caravan SandWitch nasconde la povertà di dettagli e il lieve riciclo di elementi dietro una palette di colori pastellosa e accattivante, coerente con la filosofia generale del titolo e che rende l’esplorazione accattivante e coinvolgente. Nulla di esteticamente rivoluzionario ma ciò che c’è funziona. Complice anche un level design furbo e che sfrutta bene tanto la verticalità quanto l’utilizzo del caravan e i rispettivi puzzle.
Ad accompagnare tutto c’è una colonna sonora poco invadente e ben amalgamata col resto, grazie a sonorità leggere e mai invadenti o fastidiose. Buoni gli effetti sonori mentre da evidenziare la totale assenza della lingua italiana che poteva rendere l’esperienza ancora più immediata e gradevole.