Nel largo panorama degli rts gestionali si è trattata una moltitudine di temi, forse anche troppi, tanto è vero che molti gamer ritengono che ormai sia un genere che ha dato tutto ciò che doveva dare e detto tutto ciò che aveva da dire. A queste affermazioni piuttosto definitive risponde in maniera egregia il team Moon Moose della software house e publisher tinyBuild, che propone Cartel Tycoon, un gestionale a tutto tondo che va a toccare una tematica piuttosto scottante: il traffico di droga. Abbiamo già parlato sommariamente di questo titolo nella rubrica Uscite della settimana del 15 marzo 2021.
Il potere di Pablo Escobar, l’oculatezza di Walter White
Protagonista della story mode è César Garcetti, meglio noto come Gusanito (letteralmente “vermiciattolo”), un individuo tutto d’un pezzo cittadino di un non meglio specificato Paese sudamericano. Un giorno, mentre vaga per una giungla urbana pervasa da echi di sirene e spari, riceve una telefonata da un individuo misterioso, che gli propone di mettersi in affari con lui nel commercio di oppiacei. César, fallendo nello scoprire l’identità del suo interlocutore, decide ugualmente di accettare l’offerta, e così avvia la sua attività criminosa, creando un’intricata rete di spacci, riciclaggi di denaro e corruzione.
Nel corso della sua criminosa escalation affaristica, César dovrà barcamenarsi tra pericolosi competitor e continue retate da parte della narcotici statale. Come se ciò non bastasse, sarà costretto a tenere bene in riga i propri sottoposti.
Ogni centesimo conta
Come ogni gestionale degno del nome, Cartel Tycoon possiede sia una story mode che una modalità sandbox. Entrambe si svolgono nella medesima ambientazione: un’anonima nazione ispirata, non tanto nella geografia quanto nell’urbanistica, alla Colombia degli anni in cui i cartelli della droga si contendevano il potere a colpi di corruzione e agguati. Non a caso ogni partita comincia il 1 gennaio 1990.
La mappa di gioco, piuttosto vasta, si divide in dieci regioni, ciascuna amministrata da una città. Sarà proprio in questi capoluoghi che dovremo ricicl… ehm, volevo dire, reinvestire il denaro guadagnato onestamente sfruttando la fatica dei nostri sottopagati coltivatori di oppio. Uno degli elementi più interessanti di questo titolo è proprio la suddivisone tra denaro sporco e soldi puliti, che rende le vicende narrate in Cartel Tycoon verosimili e allo stesso accresce il livello di sfida: due valute sono più difficili da gestire rispetto ad una sola.
La meticolosità nella gestione delle infrastrutture è d’obbligo, così come la massima attenzione nel dirigere le operazioni dei luogotenenti, personaggi fondamentali per quanto riguarda il riciclaggio di denaro, i quali, se non adeguatamente retribuiti o inascoltati, possono ribellarsi in qualsiasi momento, rendendone necessaria la liquidazione in senso definitivo (una pallottola nel cranio appena si presenta l’occasione).
Retate della narcotici e scontri con cartelli rivali saranno all’ordine del giorno, così come la corruzione dei politici locali. Infatti, per espandere la nostra influenza e la nostra rete di traffico toccherà ben presto scendere a patti con i sindaci delle varie città tramite salate bustarelle e favori di varia natura, persino di ordine paramilitare.
La varietà c’è, ma anche un po’ di confusione
Oltremodo giusto che un gestionale sia complesso: se non lo fosse non sarebbe un gestionale, resta il fatto che alla complessità deve essere direttamente proporzionale la chiarezza. In questa versione early access di Cartel Tycoon capita troppo spesso di perdere qualche passaggio nell’organizzazione delle proprie mosse, eventualità che può compromettere la run in men che non si dica. Ne consegue che Moon Moose avrà sicuramente da lavorare sulla chiarezza delle istruzioni, in maniera tale da non rendere il titolo un trial and error, formula che può prestarsi bene a videogiochi di altro genere ma che nel caso di uno strategico può risultare estremamente frustrante.
A livello tecnico ed estetico si può dire che Cartel Tycoon sia bello da vedere: i disegni hanno tratti fumettistici e sono oggetto di ottima cura. Fa storcere un po’ il naso la navigazione a singhiozzo sia lungo la mappa che nei menù, i quali per inciso sono penalizzati anche dalla dimensione dei font in cui sono scritti: esageratamente piccoli.
Un’altra nota negativa è l’eccessivo minimalismo sul versante audio. Tanto gli effetti quanto la colonna sonora sono ragguardevoli. Quest’ultima si compone di brani dal sapore latino che entrano in testa quasi subito dopo averli ascoltati e che giovano molto all’atmosfera del titolo. Tutto questo scema appena si va ad ascoltare il doppiaggio, il quale è praticamente assente, a parte i monosillabi pronunciati dai luogotenenti quando vengono selezionati. Un vero peccato considerando i risvolti della trama, i quali sono molto interessanti e che meritavano una prestazione attoriale che gli conferisse maggiore profondità (i dialoghi tra i protagonisti non sono altro che stringhe di testo).
“Soy el fuego que arde tu piel […]” Sì, ma brucia un po’ di più!
Questa citazione, che avrai colto se hai guardato almeno un episodio di quel capolavoro seriale che è Narcos, vuole essere uno sprone al miglioramento per i professionisti coinvolti nello sviluppo di Cartel Tycoon, perché stiamo parlando di gente che sa il fatto suo, che sa lavorare e che, raffinando ciò che deve raffinare e investendo di più su ciò su cui bisogna investire, è in grado di rendere questo titolo un capolavoro del suo genere. Vivissimi complimenti merita anche il coraggio di trattare una tematica nitida nella mente di chi ha vissuto (e di chi, in alcune parti del mondo, vive ancora) la tragedia dell’instabilità politica e sociale causata dagli interessi del narcotraffico.
Se hai voglia di provare questa versione early access di Cartel Tycoon, ti ricordo che è disponibile su Steam a partire dal 18 marzo 2021.