Sviluppato da Decemberborn Interactive e pubblicato da Elden Pixels, Cathedral è un sorprendente omaggio ai vecchi metroidvania che è da poco arrivato anche su PlayStation 4. Noi abbiamo sviscerato proprio quest’ultima versione per una recensione piena di stanze da scoprire, mostri da massacrare e tesori da conquistare. Pronto a partire con noi?
Cathedral la recensione: finalmente anche per gli utenti Sony
La prima versione di Cathedral è quella per PC (Steam e GOG), che ha riscontrato un ottimo consenso, il quale ha portato a una nuova versione per la console Nintendo Switch (pubblicata il 18 febbraio 2021). Il 12 aprile 2022 è invece l’esordio su console Sony con tanto di edizione fisica curata da Red Art Games. Insomma, un titolo indie che ha saputo evolversi nel tempo, ampliando costantemente il proprio pubblico e attirando innumerevoli appassionati. Scopriamo insieme le motivazioni di questo successo e quante potenzialità ha davvero.
Trama: tra stanze e mostri
Il protagonista di Cathedral è un cavaliere senza nome dotato di una colorata armatura completa che ricorda vagamente il guerriero di Shovel Knight. Il nostro eroe si sveglia in una immensa cattedrale…senza alcun ricordo. Dove si trova? Perché è lì? Ma soprattutto… chi è lui? Dovremo aiutare il nostro cavaliere a svelare la propria storia. Come? Semplice: recuperando delle sfere magiche accuratamente protette da guardiani feroci e maestosi. Guardiani rigorosamente da eliminare.
Il cavaliere non è comunque l’unico protagonista… l’altra è la cattedrale da cui prende il nome l’opera di Decemberborn Interactive. Si tratta di una location immensa, composta da oltre 600 stanze piene di trappole e nemici pronti a sterminarci. Tale immensità offre scorci spesso interessanti e notevoli, variando la propria palette cromatica e riuscendo a svilupparsi anche in verticale in modo efficace e funzionale all’esperienza. C’è davvero tanto da scoprire e la cattedrale è piena zeppa di segreti e aree nascoste che a un primo passaggio difficilmente noterai.
La trama del gioco non è comunque l’elemento principale e non è quella a trainare il giocatore lungo le oltre quindici/venti ore richieste per svelare ogni segreto. Ciò che porta l’utente a raggiungere i titoli di coda è il desiderio di svelare ogni mistero e di superare le innumerevoli sfide proposte dagli sviluppatori.
Gameplay come da manuale
Il gameplay di Cathedral non stupisce e non prova neanche a innovare qualcosa. Si tratta, semplicemente, di un classico metroidvania. C’è un tasto per saltare e uno per combattere. Procedendo nell’avventura, avremo poi modo di potenziare l’energia del nostro protagonista, raffigurata dai classici cuori rossi sempre ben visibili su schermo.
Si potrà potenziare anche la stessa armatura, attraverso alcuni tesori e che offriranno delle percentuali di “salvezza”, una sorta di abilità evasiva passiva su cui sconsigliamo di fare troppo affidamento. Entreremo poi in possesso di ulteriori gadget che ci permetteranno di ripercorrere i nostri passi per scoprire nuovi percorsi.
Le fasi platform sono innumerevoli e richiedono una certa precisione, risultando particolarmente ostiche soprattutto nello sviluppo in verticale. Questo perché in caso di caduta da una certa altezza, il potenziale rischio è quello di scivolare in basso di due o tre “stanze”. L’intero gioco, infatti, è diviso in riquadri, sempre ben visibili su una mappa. Ogni stanza ha i suoi tesori e nemici e questi ultimi ritorneranno sempre in vita non appena abbandoneremo la stanza. Questo significa che se si scivola da una stanza in alto, saremo costretti a rifare la scalata – di stanza in stanza – riaffrontando tutti i nemici. Nulla di grave anche se a lungo andare potrebbe causare una certa frustrazione.
Se muori, perdi un po’ di soldi
Cosa succede quando si muore? E morirai tanto. La morte costa circa il 10% delle monete in tuo possesso e sarai riportato in vita direttamente all’ultimo checkpoint visitato. Anche qui, nulla di nuovo e, come negli altri metroidvania, il dover ripetere più e più volte alcune sezioni di gioco, può portare un senso di frustrazione tipico del genere.
Ma il gioco riesce anche a dare davvero tanta soddisfazione, specialmente contro i boss. Questi ultimi sono quasi tutti molto competitivi ed è sinceramente divertente studiarli al meglio per poter sopravvivere e sovrastarli con le proprie forze.
Parlando di forze, abbiamo già parlato della possibilità di potenziare l’armatura e la propria energia e questo – oltre ai tesori cosparsi nell’immensa location – è possibile anche grazie ai venditori che troverete all’interno delle città/accampamenti. Questi individui sono preziosi e raccomandiamo di fermarsi sempre per potersi garantire quanti più miglioramenti possibili!
Sei tu il capo!
Un elemento di forza ma anche di probabile debolezza di Cathedral è il fatto che il giocatore è lasciato letteralmente da solo. Sì, ci sono delle quest consultabili nel menù di gioco con qualche breve indicazione (rigorosamente in inglese), ma fondamentalmente si è soli. Sta a noi decidere quale stanza affrontare per prima. L’esplorazione è un elemento fondamentale dell’intera produzione e noi lo abbiamo trovato interessante e soprattutto funzionale all’intera esperienza. La possibilità di pianificare diverse esplorazioni dando priorità diverse in base a difficoltà soggettive o semplicemente al nostro desiderio… è intrigante ma ammettiamo che può creare un senso di forte spaesamento ai meno avvezzi al genere.
Grafica e sonoro
Come il gameplay, anche la grafica e il sonoro di Cathedral sono realizzati come da manuale. Essendo palesemente un omaggio al passato del nostro amato medium, è stata scelta un’estetica tipica della pixel art con colori in parte sgargianti che provano a fornire un’identità al prodotto.
Purtroppo il risultato non è pienamente raggiunto. Graficamente Cathedral risulta anonimo. Come anonimo è il bestiario: da gelatine, a pipistrelli, a teschi, ecc. Anche il sonoro non è memorabile, presentando ritmi da 8bit e 16bit che rimandano subito indietro nel tempo fornendo un accompagnamento musicale sicuramente piacevole.