Nel lontano 1985 faceva il suo trionfale ingresso sulla scena videoludica lo storico Ghosts ‘n Goblins, un’avventura a scorrimento laterale targata Capcom in cui avremmo impersonato Sir Arthur, un valoroso cavaliere il cui scopo era, come per ogni combattente medievale che si rispetti, salvare la propria bella dalle mani di un malvagio antagonista, interpretato per l’occasione dal demone Astaroth in persona!
Ghosts ‘n Goblins riusciva nell’intento di creare un immaginario che col tempo è diventato estremamente iconico e riconoscibile a colpo d’occhio, nonostante non si sforzasse di inventare nulla di nuovo, anzi, gli sviluppatori si preoccuparono all’epoca di rimanere estremamente aderenti ai canoni classici del fantasy, gettando Sir Arthur (palese riferimento a Re Artù) contro orde di zombi, fantasmi e, naturalmente, i classici draghi.
Come con ogni opera di successo che riesce a ritagliarsi un posto d’onore nel medium di riferimento, nel corso degli anni sono stati in molti a seguire il solco tracciato da Ghosts ‘n Goblins, e Cathedral, l’oggetto di questa recensione, è solo l’ultimo di una lunga serie di titoli (che comprendono anche i numerosi seguiti, porting e remake dell’originale).
Il titolo a cura di Decemberborn Interactive arriva in un momento storico decisamente poco propizio, dal momento che ha fatto il suo debutto su Steam e GOG già nel 2019, e arriva su Nintendo Switch esattamente una settimana prima del lancio di Ghosts ‘n Goblins Resurrection sull’ibrida di casa Nintendo, remake del primo capitolo della serie, previsto per il 25 febbraio.
Cathedral è un bel titolo, ma va detto che da questo scontro non può che uscirne con le ossa rotte, per quanto rispetto all’originale presenti dei guizzi decisamente interessanti, che rendono l’opera più vicina a un metroidvania (ai Castlevania in particolare data l’ambientazione sospesa tra il medievaleggiante e il gotico) che a un platform a scorrimento.
Sei in cerca di un’anima?
Cathedral si apre senza troppe premesse narrative: subito dopo aver dato un nome al nostro cavaliere verremo letteralmente scaraventati nel primo scenario del gioco, per l’appunto, la Cattedrale. Noteremo subito che il posto non è dei più ospitali, tutt’altro! Dovremo fin da subito destreggiarci tra stanze piene zeppe di trappole e mostri di ogni genere.
Benché Cathedral parta senza alcuna premessa narrativa, il titolo ha la capacità di sviluppare man mano una trama sorprendentemente articolata. Nulla di clamoroso, sia ben chiaro, ma qualcosa di indubbiamente più ricercato del classicissimo “Salva la principessa in pericolo” (e “Oh no, la principessa si trova in un altro castello!”).
A circa metà della nostra esplorazione della Cattedrale verremo infatti a contatto con un essere malvagio identificato semplicemente come Soul, questo malevolo spiritello ci ostacolerà in ogni modo possibile, fino a un risvolto di trama che lascio scoprire a te. Dopo questo incontro/scontro, ci ritroveremo in un villaggio con un preciso compito, ritrovare Soul… e anche qualcos’altro…
Nel villaggio faremo la conoscenza di molti NPC che, per quanto stereotipati e scarsamente caratterizzati (alcuni sono vere e proprie recolor di altri), riusciranno incredibilmente a suscitare la simpatia del giocatore. Questi personaggi riescono ad assumere un certo rilievo all’interno dell’avventura del nostro impavido cavaliere grazie a una serie di subquest che ci affideranno.
Anche in questo caso non parliamo di nulla di eclatante, si tratterà sempre di trovare determinati oggetti o eliminare specifiche minacce nel corso della nostra esplorazione del mondo di gioco, senza nemmeno la necessità di avventurarci in mappe opzionali (di cui il mondo di gioco è comunque privo), ma sapere che a ogni personaggio è legata della lore che toccherà a noi ricostruire riesce a dare un certo spessore agli NPC.
L’avventura del nostro cavaliere si dipanerà poi nel più classico dei modi: attraverseremo cimiteri, grotte e tanti altri scenari tipici del fantasy; tuttavia, la trama legata al rapporto tra il nostro protagonista e Soul riuscirà a destare sufficiente curiosità da farci arrivare in scioltezza alla fine del nostro viaggio della durata di una ventina d’ore circa. Tutto sommato, un’esperienza soddisfacente, soprattutto considerata la possibilità di poterla vivere ovunque si voglia grazie alla portatilità di Nintendo Switch, decisamente un valore aggiunto per titoli del genere.
In guardia!
Come anticipato, Cathedral prende a piene mani dallo storico Ghosts ‘n Goblins, tuttavia, alla linearità di quest’ultimo sostituisce un elaborato backtracking tipico dei metroidvania. Per esplorare la mappa nella sua totalità non potremo infatti andare dritti per la nostra strada, anzi, ci renderemo presto conto che alcune sezioni del mondo di gioco saranno letteralmente inaccessibili al nostro primo passaggio, per potervi accedere avremo bisogno di equipaggiamento o abilità che otterremo solo in un momento successivo dell’avventura.
Un dettaglio da non sottovalutare è la presenza di un menù completo, intuitivo e velocissimo da richiamare. Avremo sempre a schermo una mappa che ci indicherà anche le stanze in cui siamo stati e quelle in cui non siamo ancora entrati; personalmente, non potrei fare a meno di una mappa, soprattutto in un metroidvania, e il fatto di averla sempre a portata di mano e poterla estendere a piacimento, per quanto sia una funzione basilare in un titolo del genere, va comunque annoverata tra i punti a favore, rende il tutto più fluido e immediato.
Il menù non si limita soltanto alla mappa però, nel paragrafo precedente infatti si faceva accenno alle subquest che ci verranno affidate dai vari NPC. Potremo visualizzare il loro progresso in ogni momento da un’apposita lista, e saranno davvero chiarissime in ogni momento. Mi rendo conto del fatto che mi sto soffermando su punti probabilmente banali, ma mi rendo conto che, ultimamente, in produzioni del genere non vanno dati per scontati, dal momento che, troppo spesso, si cede a componenti fin troppo criptiche anche quando non ce n’è bisogno, rendendo l’esperienza artificiosamente complicata.
Dal punto di vista del gameplay vero e proprio, il protagonista si ritroverà a combattere (armato inizialmente dei classicissimi spada e scudo) contro orde di ostili creature demoniache. Ancora una volta il paragone con le avventure di Sir Arthur è d’obbligo: se la serie targata Capcom è letteralmente passata alla storia a causa della sua difficoltà estremamente punitiva, che richiedeva al giocatore precisione e concentrazione costanti, Cathedral potrebbe trarre in inganno se non giocato a fondo.
Nelle primissime battute di gioco (quelle relative alla prima metà della Cattedrale per intenderci), Cathedral sembrerà decisamente permissivo, con pochi nemici a schermo e minacce ambientali facilmente leggibili e tranquillamente evitabili. Senza una vera propria curva di difficoltà graduale, il gioco a un certo punto ci mette di fronte alla sua natura reale, rivelandosi un’esperienza da non prendere alla leggera e che, anzi, richiede tutta l’attenzione del giocatore e una discreta dose di abilità.
Se gli scontri coi nemici comuni possono essere rapidamente padroneggiati capendo il pattern dei loro attacchi e trovando il modo di eliminarli nella maniera più efficiente possibile, negli scontri coi boss il titolo da veramente il meglio di sé. Va davvero lodata l’inventiva degli sviluppatori nel proporre boss fight tutte incredibilmente diverse tra loro, ogni boss infatti riesce a essere unico non solo dal punto di vista estetico, ma anche per quanto riguarda lo scontro vero e proprio.
Non ho mai trovato una battaglia contro un boss simile a un’altra a livello strategico, questo è dovuto tanto all’unicità delle creature stesse, quanto a un attento studio delle arene degli scontri, che, data la natura bidimensionale del titolo, devono dare il proprio meglio nello sviluppo verticale nel caso in cui ci ritroviamo in battaglie uno contro uno, e ci riescono incredibilmente bene!
Retrò è la parola d’ordine!
Il comparto tecnico ci riporta prepotente indietro di qualche decina d’anni grazie a una direzione artistica che vuole omaggiare i titoli 8-bit, riuscendoci talmente bene da far dubitare (in positivo naturalmente) che il titolo non sia stato sviluppato negli ultimi anni, ma venga direttamente da fine anni ’80.
A livello visivo quindi il titolo è un vero e proprio 8-bit, che strizza l’occhio con forza alla serie Castlevania, ma con un taglio che vira maggiormente sul cartoon, proponendo personaggi (tanto i mostri, quanto il protagonista, passando per gli NPC) tozzi e dai lineamenti tondeggianti, proprio come accade nella serie Ghosts ‘n Goblins.
Anche nei fondali, la serie si rivela un omaggio in tutto e per tutto all’era 8-bit, con sfondi decisamente semplici e poco elaborati, in questo caso però si potrebbe parlare di un difetto. Molto spesso, per simulare l’oscurità dei luoghi chiusi, ci si ritrova davanti a fondali completamente neri; capisco l’omaggio ai classici, ma il non voler lavorare sugli elementi di contorno in maniera così palese mi sembra più un atto di “pigrizia” che una scelta artistica.
Anche per quanto riguarda il sonoro, siamo davanti a un omaggio, del tutto riuscito stavolta, ai classici. Non solo la musica sarà composta in 8-bit, ma ci troveremo costantemente di fronte a tracce sempre calzanti al luogo esplorato, dando così all’avventura un senso di completezza e immersione a tutto tondo. Anche in questo caso, la colonna sonora dà il meglio di sé durante le boss fight: per l’ennesima volta, niente di memorabile, ma innegabilmente orecchiabili dalla prima all’ultima.
In definitiva, Cathedral è un titolo piacevole, che potrebbe vivere una seconda giovinezza (anche più soddisfacente della prima su PC) grazie al suo lancio su Nintendo Switch. Consigliato se sei un appassionato del genere e per completezza vuoi giocare letteralmente tutte le esperienze di questo genere, ma se stai cercando un’esperienza simile e sei incappato casualmente in Cathedral potresti prendere in considerazione opere ben più carismatiche come lo stracitato Ghosts ‘n Goblins o il meraviglioso Hollow Knight.