Sviluppato e pubblicato da RedBlack Spade, Catmaze è un metroidvania abbastanza classico che prova a dire la sua sfruttando la mitologia slava e i… gatti. Noi abbiamo vissuto l’avventura di Alesta sulla PlayStation 4 e questa è la nostra recensione. Sarà riusciro a spiccare tra i numerosi titoli appartenenti al genere? Scopriamolo insieme!
Catmaze: inseguendo i gatti
La storia di Catmaze non è l’elemento centrale del gioco ma funge da giustificazione al viaggio a cui sarà chiamata la protagonista: Alesta. Il canovaccio narrativo non spicca per colpi di scena o eventi memorabili, ma fa il suo dovere, seppur con un ritmo non propriamente dosato. Ma procediamo con ordine: noi impersoniamo Alesta e siamo una stregona.
Il prologo del gioco ci mostra insieme a nostra madre, ancora in fasce, mentre troviamo rifugio in una casa abbandonata. Nonostante il rudere, però, riusciamo a crescere in salute (grazie anche alle abilità della mamma). Salute… che invece viene sempre più a mancare alla nostra cara madre. La donna, infatti, non sta bene, tossisce sempre di più ed è palese che c’è qualcosa di ben più grave di una banale influenza. Alesta, forte delle sue doti magiche ben sviluppate, si offre di aiutarla e scopre che per trovare una cura che possa garantire dei risultati concreti, dovrà andare a incontrare Voronikha che abita nella foresta e che dovrebbe avere le conoscenze giuste.
Ovviamente, Voronikha sarà solo la prima tappa di una lunga avventura composta da eventi diversi (in biomi diversi) e con un cast di personaggi abbastanza vario e che ha il vantaggio di essere legato (seppur in modo forse abbastanza superficiale) alla mitologia slava (basta citare il Domovoj). Lo ammettiamo, ci sarebbe piaciuto approfondire di più proprio la mitologia slava che, allo stato attuale, si confonde in un mare di creature e personaggi fantasy decisamente standard e già visti altrove. La stessa Alesta non brilla per carisma e la sua caratterizzazione estetica (che a prima vista richiama quasi una sorta di Cappuccetto Rosso magico) fatica a creare un’identità solida che possa garantirle di spiccare fra tanti altri titoli. Ironicamente, sono più gradevoli alcune storie secondarie (opzionali e missabili ma fondamentali per i cacciatori di trofei e per il true ending) che buona parte della trama iniziale che fatica a decollare proprio all’inizio (e che rischia, appunto, di tener lontani buona parte dei giocatori).
Gameplay
Catmaze non inventa nulla, inserendosi perfettamente nella media dei metroidvania più classici. Degna di attenzione è principalmente la mappa del mondo di gioco: un dedalo di aree a loro volta caratterizzate esteticamente dai classici biomi (foresta, caverne, ecc.) e incastrate tra loro in modo ingegnoso (soprattutto in termini di verticalità). Il mondo di gioco è tradotto in una mappa facilmente consultabile a schermo e che ci mostrerà dove siamo, le aree scoperte, i collegamenti delle rispettive aree e alcuni elementi utili (come le fontane-gatto che affronteremo a breve). Come in ogni metroidvania che si rispetti, Catmaze prevede lunghe fasi di backtracking, con l’introduzione ora di un nuvo famiglio, ora di una chiave utile ad aprire una porta chiusa in una zona iniziale, ecc. Classici escamotage che puntano a visitare e rivisitare intere aree più e più volte.
Sempre rispettando gran parte dei classici, ogni volta che usciremo e rientreremo in un’area, i nemici torneranno su schermo esattamente come li avevamo trovati la prima volta. Questa forte ripetizione può causare un effetto monotonia, se non proprio stancare, chi non è avvezzo al genere. In compenso, chi ama questa tipologia di gioco, troverà una mappa tanto vasta quanto piena di tesori ben nascosti. Non mancano, infatti, oggetti utili ad aumentare in modo permanente l’energia di Alesta, così come nuovi famiglia da equipaggiare e che approfondiremo a breve.
Altro elemento che troveremo in modo più o meno frequente, è la “fontana dei gatti”. Questo sontuoso santuario dedicato ai felini (il cui numero forse è troppo risicato) è una zona pacifica, priva di nemici, dove potremo ricaricare le barre (energia e magia) di Alesta e soprattutto, salvare la partita (ma in futuro si aggiungerà un’ulteriore e fondamentale funzione). Durante i viaggi, ci toccherà tenere a mente dove si trovano queste fontane e, soprattutto nelle fasi più avanzate di gioco, dove il livello di difficoltà si alza discretamente, è consigliabile salvare per evitare il game over e quindi ricominciare, appunto, dall’ultimo salvataggio.
Trattato il mondo di gioco, è bene approfondire le potenzialità della nostra stregona. Questa è dotata di una barra di energia e una magica, sempre presente a schermo. La prima, segna appunto quanto siamo prossimi alla morte mentre la seconda è legata all’utilizzo di particolari famigli. Ma cosa sono i famigli? Ecco, si tratta di piccole creature, nascoste nel mondo di gioco, e che, se equipaggiate, possono variare le nostre possibilità di attacco (ma non solo). Inizialmente avremo solo un piccolo pipistrello monoculare (che ricorda un po’ i nemici classici di Final Fantasy) con cui potremo effettuare degli attacchi ravvicinati notevoli e comodi. Sì, Alesta attacca grazie ai famigli e questo va tenuto conto nel corso dell’avventura, soprattutto quando inizieremo a cambiarli.
Questo perché, come accennato, i famigli non influenzano solo la tipologia di attacco di Alesta ma possono risultare utili anche nella risoluzione di determinati enigmi. Un esempio è il secondo famiglio di cui entreremo presto in possesso, una sorta di piccolo ragno che, una volta rilasciato, procede in un’unica direzione (a seconda di dove lo rilasceremo) e che esploderà autonomamente appena impatta su qualcosa. Ecco quindi che diventa essenziale il suo utilizzo sia per premere pulsante nascosti in cunicoli troppo stretti per Alesta, sia per attaccare a distanza determinati nemici.
Con i famigli, Catmaze acquista una parvenza di strategia che non va sottovalutata, soprattutto quando ci troveremo a fallire contro determinati nemici. In nostro aiuto, non mancheranno poi delle pratiche pozioni consumabili che andranno a curare la nostra energia. Per questi e altri oggetti, andrà utilizzata la valuta di gioco, delle monete, che otterremo sconfiggendo i nemici o distruggendo determinati oggetti. Da segnalare, che l’avventura di gioco è interamente sottotitolata in inglese (assente l’italiano) ma i testi non sono tanti e risultano tutti decisamente semplici da comprendere. Infine, non va sottovalutato l’utilizzo dei felini, delle vere e proprie “guide” nascoste nel gioco. Il loro miagolio, indica la loro presenza in arena e, una volta individuati, li vedrai correre in una determinata direzione. Inseguire i gatti i condurrà quasi sempre a un interessante bottino, utile a procedere nella storia. Nel corso del gioco, scoprirai che i gatti in Catmaze, non a caso, hanno anche altre potenzialità.
Grafica e sonoro
Graficamente, Catmaze non riesce a spiccare. Gli artwork dei personaggi mancano di originalità e sono pochi i personaggi che risultano ben caratterizzati (anche a livello di dettagli). Lo stesso mondo di gioco, fatica a differenziarsi come si deve dalla massa di titoli simili, riuscendo comunque a offrire colpi d’occhio abbastanza gradevoli. Il sonoro, invece, salvo qualche traccia, rischia presto di diventare ripetitivo. Nulla di grave ma niente che resta realmente impresso nella memoria.