Cattalis: Wildwood Story è un titolo che parte da premesse dal successo (apparentemente) assicurato: un life sim in stile Stardew Valley, ma con i gatti. In pratica, un titolo che sembra prendere a piene mani dalle meccaniche del genere, sostituendo però i gatti alle persone. Una premesse niente male, che però deve tener fede a delle aspettative molto alte, date da una concorrenza agguerrita (come il già citato Stardew Valley, ma anche My Time at Portia). Vediamo quindi il risultato nella nostra recensione.
Una storia…di gatti?
La storia di Cattalis Wildwood Story è semplice ma efficace, almeno all’inizio. L’incipit narra infatti di quattro colonie di felini impegnate in una sorta di guerra fredda, che viene “raffreddata” da una vera e propria divinità gattosa: una leonessa spirituale che si manifesta a tutti i gatti, mantenendo la pace.
Una pace che viene meno quando una sorta di catastrofe distrugge il tempio della divinità felina, insieme a buona parte dei territori delle colonie. I sopravvissuti di queste, ritrovatisi quindi in pericolo, decidono di allearsi, creando un gruppo di viaggio.
Questo gruppo, formato da gatti appartenenti a diverse colonie, inizia quindi una sorta di odissea alla ricerca di una nuova casa. Il luogo per fondare questo nuovo villaggio diviene chiaro quando la divinità felina si manifesta nuovamente ai protagonisti, affermando di essere pronta a tornare nel mondo fisico.
I nostri eroi decidono quindi di costruire un nuovo tempio per dare “alloggio” alla leonessa, fondando quindi un villaggio, nonostante i pericoli circostanti: degli strani gatti circondati da un’aura oscura si aggirano nei dintorni.
Da questo incipit, Cattalis: Wildwood Story sviluppa una storia sicuramente carina, ma mai troppo complessa e generalmente senza troppi picchi narrativi. Semplicemente, la trama diventa un contesto affascinante, ma comunque secondario rispetto al gameplay vero e proprio. Considerando il gran numero di dialoghi, però, questo può risultare un difetto.
Va detto, peraltro, che il fatto di impersonare protagonisti felini non diviene mai davvero rilevante nella trama stessa, che potrebbe tranquillamente ospitare dei semplici esseri umani come personaggi.
Il gameplay di Cattalis: Wildwood Story
Cattalis: Wildwood Story può essere riassunto come un life sim dal loop relativamente stretto, dove essenzialmente tutto ruota attorno alla raccolta di oggetti e all’esplorazione degli ambienti. Come sempre, poi, è necessario interagire con i PNG che popolano il mondo di gioco, in modo da portare avanti missioni, romance o semplici dialoghi.
A queste basi si aggiungono poi meccaniche survival e da RPG, che vanno a rendere più profondo un titolo che altrimenti si dimostrerebbe fin troppo blando.
Ma andiamo con ordine. Tutto inizia dalla costruzione del tempio (tramite un menù dove può essere posizionato), che di fatto diverrà un luogo dove reclutare nuovi felini. Questi possono essere aggiunti ai PNG della colonia di base semplicemente scambiando oggetti presso un altare, che quindi diverrà un centro di reclutamento.
Ogni felino porta nella colonia una certa abilità di base, che permette di accedere a nuove attività, le quali vanno di conseguenza a espandere la colonia stessa. Questa, peraltro, può essere anche personalizzata con una discreta varietà, grazie al già accennato menù che permette di costruire nuove strutture (come il tempio, ad esempio) semplicemente posizionandole sulla mappa.
Per raccogliere oggetti, però, bisogna esplorare gli ambienti. E per esplorare bisogna considerare i bisogni del nostro amico felino, che proseguendo nelle sue avventure vedrà una barra della fame svuotarsi progressivamente. Questa va riempita, neanche a dirlo, mangiando le prende che si trovano negli scenari di gioco, a cui avvicinarsi di soppiatto con delle blande meccaniche stealth: basta tenere premuto un tasto per camminare senza essere visti e, una volta a portata, un secondo tasto per saltare. A questo punto partirà un minigioco dove un cursore si muove su una barra e va fermato in una zona verde.
Una meccanica, questa, che tristemente viene a noia fin troppo presto. Cacciare è infatti noioso e ripetitivo, per via di un passo felpato davvero troppo efficace, che poi porta a un minigioco sempre uguale e quindi ben presto ripetitivo.
L’esplorazione, però, non si limita alla raccolta di cibo, ma anche di oggetti. Questi possono essere, per esempio, erbe da consegnare ad alcuni PNG, oppure necessarie per il completamento di missioni giornaliere. Anche in questo caso, non ci sono meccaniche di raccolta troppo elaborate, ma tutto si limita alla semplice ricerca e alla pressione di un tasto.
Anche in questo caso siamo però davanti a una meccanica con cui il giocatore si confronta di continuo, data la richiesta costante di nuove risorse, necessarie per tutto, dal reclutamento al completamento delle missioni. Non siamo però davanti a un difetto, ma una precisa scelta di gioco, che in questo caso si propone volutamente con un’immediatezza molto evidente.
Lo stesso si può dire della parte che riguarda l’esplorazione di dungeon e dei combattimenti. Nel primo caso parliamo di rovine sparse per il mondo di gioco, che di fatto sono degli ambienti molto lineari, dove risolvere semplici puzzle ambientali.
Oltre ai puzzle stessi, è poi possibile incontrare felini ostili. Questi si affrontano con un sistema di combattimento basato su una combo base e su un attacco caricato, entrambi affidati alla pressione dello stesso tasto, più o meno lunga.
Si nota fin da subito un primo difetto: la combo base, nella sua semplicità è fin troppo efficace, dato che spinge l’avversario indietro, dando tempo di mettere a segno un secondo colpo. Questo porta il combattimento a essere un semplice spam di attacchi base, a cui si aggiungono le abilità.
Queste sono semplici skill attive da utilizzare con la pressione dei tasti corrispondenti, in modo da ottenere vantaggi negli scontri che per esempio coinvolgono tanti nemici. Anche in questo caso, si nota una generale semplicità di meccaniche, che rende Cattalis: Wildwood Story sicuramente immediato, ma alla lunga ripetitivo.
In sintesi, Cattalis: Wildwood Story si traduce in un life sim con meccaniche da suvival e da RPG, che però danno la sensazione di essere appena accennate. Il loop di gameplay vede infatti l’alternarsi di raccolta, esplorazione e combattimenti, a cui si aggiunge la personalizzazione della colonia felina. Tutto questo, però, si mantiene sempre immediato e con una curva difficoltà pesantemente inclinata verso il basso.
Il risultato è quello di un titolo divertente da giocare, soprattutto per chi cerca un videogioco “cozy”, ma decisamente più semplice rispetto ai congeneri. La generale semplicità, però, non va vista come un difetto ma come una precisa scelta di design, confermata anche dalla possibilità di personalizzare molti aspetti di gioco per tarare ulteriormente la curva di difficoltà generale.
Tecnicamente caruccio
Il comparto tecnico di Cattalis: Wildwood Story non è particolarmente elaborato, ma riesce comunque a dare piccole soddisfazioni grazie a qualche dettaglio estetico. Tanto per cominciare, va detto che siamo davanti ad ambienti spogli e poveri di dettagli, che vanno a creare un colpo d’occhio generale mai degno di nota. Lo stesso dicasi per gli sprite, poco dettagliati e con animazioni poco elaborate.
Ciò che risolleva la produzione è però il comparto estetico. Cattalis: Wildwood Story propone un’atmosfera decisamente riuscita, che dona costantemente l’impressione di trovarsi in un luogo fiabesco, non solo per il fatto di avere a che fare con gatti parlanti, ma anche per i colori accesi degli ambienti, che spesso vengono impreziositi da riflessi, giochi di luce e piccoli dettagli che richiamano i cambi di stagione.
Infine, il comparto sonoro è buono e si limita a fare il suo dovere.