I platform, dalla notte dei tempi videoludica, sono contraddistinti da protagonisti iconici e simpatici: tra questi, menzioniamo sicuramente un’altissima percentuale di animali più o meno antropomorfi. Tra ricci, gechi, orsi, camaleonti e chi più ne ha più ne metta, non poteva certo mancare un titolo come Cattie, che ha come protagonista l’animale domestico più amato del web: il gattino.
Il titolo, sviluppato ed edito dallo studio Vergiu, è un piccolo progetto in stile platform 2D strutturato in ben 100 piccoli livelli: disponibile su una grande quantità di piattaforme, abbiamo avuto l’occasione di metter mano alla versione per Nintendo Switch di Cattie. La nostra recensione, di conseguenza, verterà sulla versione pensata e sviluppata per la console ibrida targata Nintendo.
L’avventura old style del dolce gattino
Cattie si struttura mediante una serie di 100 livelli in due dimensioni all’interno dei quali abbiamo un solo e semplice obbiettivo: arrivare alla porticina che ci condurrà a quello successivo. Per fare ciò, impersonando un tenero gattino in bianco e nero, dovremo farci strada tra le avversità del mondo di gioco, decisamente meno tenere del nostro protagonista.
Tra spunzoni, scheletri, pipistrelli e burroni da evitare, il titolo si rivela essere una buona sfida per i giocatori che amano avventurarsi in titoli che richiedono un certo grado di destrezza ed abilità: non tanto per la difficoltà dei livelli, in verità non particolarmente alta, ma quanto più se inquadriamo il titolo come una sfida contro noi stessi e il tempo che impieghiamo per il completamente della sezione (e, proprio per questo, la presenza di un timer interno al gioco sarebbe stata una manna dal cielo).
Le abilità del nostro Cattie
Il gattino, unico personaggio che possiamo controllare nel gioco, gode di una serie di semplici abilità: può saltare, aggrapparsi alle pareti ed attaccare i nemici con i suoi artigli. Sfruttando le azioni che possiamo compiere, dovremo muoverci all’interno di strutture a corridoio che si fanno, via via che si prosegue, sempre più intricate e pericolose.
Il titolo non gode di una grande varietà strutturale per quanto riguarda i livelli: questi, decisamente brevi, risultano piuttosto limitati nelle situazioni offerte al giocatore, non solo a causa delle ridotte possibilità d’azione del protagonista, ma anche per la sostanziale ripetitività dei nemici e degli oggetti di gioco che, dall’inizio alla fine della breve avventura, saranno più o meno sempre gli stessi.
Un sistema di combattimento semplice
I combattimenti con i nemici, sebbene non obbligatori, costituiscono una parte importante dell’esperienza di gioco: Cattie può attaccare da fermo e in salto ma, come abbiamo osservato nel corso della partita, non può attaccare in maniera efficace mentre si sta muovendo orizzontalmente. Ciò, in poche parole, significa che bisogna aspettare che un nemico ci venga incontro per attaccarlo, e non il contrario come ormai usuale in questo genere di prodotto.
Sottolineiamo inoltre che, come logica vuole dato che prendiamo il controllo di un piccolo felino, il raggio d’azione dei graffi sia particolarmente limitato: insomma, la differenza tra colpire ed essere colpiti è risibile a causa di ciò, e porterà sicuramente a qualche morte (in ogni caso, non esiste il Game Over e i livelli più lunghi hanno dei check-point, mentre nel resto dei casi si ricomincerà semplicemente il livello).
Uno stile artistico che strizza l’occhio ai tempi andati
Cattie si caratterizza per un elemento su tutti: il suo stile artistico nel complesso. Non ci soffermiamo quindi solo sullo stile grafico, in bianco e nero e privo di eccessivi decori che lo rendano “troppo moderno”, ma anche sulle scelte della colonna sonora, uno degli aspetti su cui gli stessi sviluppatori sembrano aver investito maggiormente.
Il risultato? Cattie sembra davvero un gioco di un’altra epoca videoludica e, proprio grazie alla sua semplicità, riesce a ritagliarsi uno spazio nella marea del mercato attuale. Sotto questo punto di vista, non possiamo che ritenerci soddisfatti dell’offerta.
L’esperienza offerta da Cattie risulta essere uno dei più interessanti lavori di “ritorno al passato” degli ultimi tempi: uno degli stili di riproposizione dello stile artistico del passato più in voga in questi ultimi anni non è però lo stile platform 2D in bianco e nero, quanto più il “PS1 style”, genere di cui fanno parte piccole perle come il da noi recentemente recensito Dread Delusion.