“Vabbè dai ma almeno fatelo uscire sto gioco prima di giudicarlo!”. Questa è stata la mia esclamazione nell’oramai lontano 2018, precisamente durante il Blizzcon di quell’anno, dove ogni singolo fan di Diablo si aspettava l’annuncio del quarto capitolo della serie (visto che vennero promessi grandi annunci per il brand) ed invece si è ritrovato con l’annuncio di Diablo Immortal, spin-off canonico della serie giocabile solo su smartphone e pensato per un pubblico più casual.
Come le cose sono andate a finire lo sappiamo tutti benissimo: insulti e fischi durante la convention ed in faccia agli sviluppatori, una situazione talmente surreale che la stessa Blizzard si è trovata così impreparata da non sapere come gestirla (tanto che Blizzard si è detta pentita dell’annuncio), fino ad arrivare al famosissimo “Do you guys not have phones?”, una battuta che voleva semplicemente stemperare il malcontento generale, ma che alla fine dei conti ha generato solamente più ira nei fan, che non hanno imbracciato i forconi solamente perché all’interno della convention non erano reperibili.
Ma prima di andare avanti con l’articolo però, ragioniamo insieme su cos’è che ha fatto “scatenare l’inferno” (l’hai capita? Si parla di Diablo, mi sembrava una bella battuta! No? Ok, lascia stare, andiamo avanti) al Blizzcon 2018? Beh, indubbiamente la natura stessa del titolo: Diablo, da sempre portabandiera dell’hardcore gaming per PC, si espandeva con un titolo giocabile solo su smartphone e per un pubblico casual, che non ha minimamente voglia di cimentarsi in un endgame hardcore a livelli estremi.
Aggiungiamo a questa ricetta la natura potenzialmente pay-to-win del titolo e l’assenza dell’annuncio di Diablo IV, ed ecco che ottieni un videogiocatore frustrato, deluso e che si è sentito tradito da quella software house che tanto amava e da cui ha ricevuto solo affetto fino a quel momento, come un cane abbandonato sull’autostrada senza preavviso dopo anni di affetto e coccole ricevute.
Ma ritorniamo appunto all’esclamazione con il quale ho iniziato l’articolo e che mi è quasi costata la vita, “Vabbè dai ma almeno fatelo uscire sto gioco prima di giudicarlo!”, la quale è fondamentale per capire il punto di questo articolo. Il fatto è che quel fatidico giorno di novembre 2018, io sono stato forse l’unico che, tolto un po’ d’amaro in bocca per l’assenza di Diablo IV sullo stand Blizzard, era genuinamente contento per l’annuncio di Diablo Immortal: alla fine parliamo del gameplay frenetico di Diablo su dispositivi mobile, con una trama canonica inedita ed una cura per il prodotto che, per essere un titolo mobile, faceva veramente invidia a molti suoi colleghi/rivali.
Anche perché ok, il titolo è nato dalla collaborazione con NetEase, ma rimaneva un prodotto Blizzard, che rilascia un gioco ogni morte di Papa, ma assicurando una qualità fuori dal comune. Aggiungendo anche i feedback di chi il gioco durante l’evento lo ha provato (che non erano per nulla negativi, tolti alcuni casi di chi non si era ancora rassegnato al fatto che quel titolo non fosse Diablo IV), devo dire che personalmente non vedevo proprio l’ora di mettere le mani su Diablo Immortal, convinto dell’idea che mamma Blizzard non mi avrebbe tradito e deluso, anche se non si trattava del titolo che si attendeva da ormai decenni.
Il titolo già nel 2018 sembrava più che pronto, stando anche alle parole di NetEase stessa, tuttavia Diablo Immortal scomparse dai radar non per mesi, ma per anni. Per il mio punto di vista, la motivazione era attribuibile alla decisione di Blizzard di rendere il titolo veramente qualcosa da mastodontico, in grado da mettere a tacere anche il purista di Diablo più incallito. Di tanto in tanto alcuni giocatori hanno avuto l’onore di provarne la beta e, nonostante (ma guarda un po’) non si trattasse di Diablo IV, per essere un titolo mobile risultava veramente eccellente e soprattutto estremamente divertente. Ogni opinione dei tester però, finiva con lo stesso pensiero, ovvero: “bisognerà vedere però come funzionerà l’endgame, quanto il titolo sarà pay-to-win e quanto quest’ultima feature influirà sull’impianto ludico”.
Queste piccolissime red flag a me purtroppo entravano da un’orecchio ed uscivano dall’altro, perché ero talmente accecato dalla potenzialità del titolo (parliamoci chiaramente, giocare Diablo in bagn…ehm… in metro, stavo dicendo in metro) e dalla fiducia in Blizzard, che per me questi potenziali problemi erano solo paranoie degli utenti, un po’ come quando ti innamori di una ragazza fuori di testa, ti viene fatto notare da tutti i tuoi amici, ma tu le trovi sempre una scusa per giustificarla.
Il tempo passa e l’hype aumenta, finché Diablo Immortal non risulta finalmente disponibile sugli smartphone (e a sorpresa anche su PC) di tutti i videogiocatori gratuitamente (il quale rappresentava una red flag grossa come una casa, ma a cui io, naturalmente, non do nessun peso). Il titolo risulta divertentissimo, curatissimo, esteticamente incredibile da vedere e con meccaniche anche parecchio profonde per essere un prodotto mobile pensato per un pubblico più casual. Anche le recensioni inizialmente lo elogiano, finché però non si arriva alla triste verità.
Diablo Immortal: quando una software house si abbandona al denaro
Diablo Immortal purtroppo, non solo è un titolo estremamente pay-to-win, ma rientra tra i peggiori titoli pay-to-win della storia dei videogiochi. La campagna scorre senza problemi in modo estremamente divertente senza sborsare un centesimo, ma nei Diablo le cose iniziano a farsi serie quando la campagna finisce e ci si apre all’endgame. Purtroppo, è proprio qui che il titolo mostra il fianco a quell’unico, enorme ed ingombrante difetto, che purtroppo fa crollare tutto ciò che il titolo aveva di buono da offrire.
Proseguire nell’endgame del titolo senza spendere soldi è praticamente impossibile, e a quanto pare lo è anche qualora si fosse deciso di spendere qualche centinaio di euro: molti utenti non sono riusciti a trovare equipaggiamento di cinque stelle (il grado massimo) neanche spendendo migliaia di euro, ed alcuni giocatori si sono messi a calcolare quanto occorrerebbe spendere in media per portare un personaggio al massimo, e la cifra sembri ammontare intorno ai 110 mila dollari, tanto da portare alla rimozione del titolo sugli store in alcuni paesi Europei, paragonandolo a tutti gli effetti ad un gioco d’azzardo puro. Neanche a dirlo, questa componente ha fatto collassare su se stesso l’intero titolo, che si è ritrovato con il punteggio più basso di sempre su Metacritic.
Senza contare poi che i nemici di Diablo Immortal sono stati programmati per essere fatti fuori solo qualora le statistiche del personaggio del giocatore superino le proprie, altrimenti puoi essere bravo quanto vuoi ma non cambierà nulla, quel mob ti fracasserà di mazzate comunque, perché in Diablo Immortal l’importante è che tu inserisca il CVC della tua American Express, non che tu sia bravo. Blizzard e NetEase hanno messo in piedi un titolo per il quale si è costantemente propensi a spendere soldi per proseguire in un titolo che, altrimenti, richiederebbe letteralmente decine di anni per il completamento.
E mi dispiace molto perché a questo punto quello che si è sentito enormemente tradito sono stato io, uno dei pochi che aveva fiducia nel progetto e che è stato sempre convinto che Blizzard non avrebbe mai sviluppato un titolo pay-to-win, o comunque non a livelli estremi, essendo praticamente stata contro questa policy da sempre.
E invece eccomi qui, a parlarvi di un titolo potenzialmente incredibile, con un gameplay divertentissimo ed un comparto grafico ed estetico invidiabile, che poteva risultare, dopo anni di attesa, il titolo della rivalsa di Blizzard dopo quasi cinque anni di insulti da parte dei puristi del brand per averlo solo annunciato. Blizzard ha creato un titolo che poteva essere tranquillamente il miglior ARPG mobile di sempre in cui contano le skill e non il conto in banca, ma ha preferito seguire il profumo dei dollari, anziché offrire bilanciamento e qualità ai giocatori. Mi spiace, ma è veramente il caso di dirlo: certo che Diablo Immortal meritava veramente di più.
Diablo Immortal rimane comunque un titolo che, se ci giochi nei momenti morti e senza troppe pretese, regala parecchie ore di divertimento puro, motivo per il quale ti ricordo che è disponibile gratuitamente sugli store mobile per dispositivi iOS, Android e PC.