Sviluppato da Rundisc e pubblicato da Focus Entertainment, Chants of Sennaar è un puzzle game con elementi stealth incentrato principalmente nel decifrare alcune particolari lingue appartenenti al mondo di gioco. Si tratta di un viaggio tra tinte di giallo e rosso che abbiamo percorso su PlayStation 4, smarrendoci fra labirinti ed enigmi. Pronto a scoprire la nostra recensione?
Chants of Sennaar – non parlo la vostra lingua
La narrazione di Chants of Sennaar è volutamente criptica, sintetica, striminzita, misteriosa, piena di non detti, estremamente visiva. Simbolica. Chants of Sennaar è pieno di simboli. Simboli che dovrai letteralmente decifrare per iniziare a capire non solo le parole, ma le strutture, gli oggetti, gli eventi passati, presenti e prossimi. Ma procediamo con ordine. Tu sei un essere che si sveglia da una sorta di letto roccioso. Non hai volto. Se lo hai, non si vede, perennemente nascosto tra le ombre del tuo cappuccio.
I primi passi sono incerti, una corsa fra corridoi vuoti, fra paesaggi immensi e privi di dettagli. Distese di nulla, di giallo e di bianco. Palazzi privi di dettagli, oggetti che si ripetono costantemente, tutti uguali. Il senso di disorientamento. Di non sapere chi sei, cosa devi fare, dove devi andare. Poi iniziano ad apparire dei simboli che non puoi capire. Eppure questi simboli si moltiplicano e presto il gioco ti chiede di salvarli in un piccolo quaderno e di decifrarli. Devi decifrarli se vuoi procedere nella Torre.
Chants of Sennaar ha una narrazione che richiede tempo, intuizione, pazienza e attenzione ai dettagli. Non avrai grandi linee guida, spesso vagherai senza sapere cosa fare. Ti chiederai spesso chi sono quelli che vedi, chi è il “dio” che tutti venerano. Perché i guerrieri sono così aggressivi e temuti. Chi è l’uomo. Chi è il fedele. Che fine ha fatto il Predicatore? Domande a cui spesso la risposta la devi scrivere da solo, così come devi scrivere (letteralmente) le ipotesi di traduzione ai glifi che costantemente troverai sul tuo cammino.
In tutto questo, Chants of Sennaar regala un’esperienza a suo modo unica, affascinante, non adatta a tutti ma consigliata a tutti. è originale, stravagante, forse non sorprendente ma ci ha catturati e coinvolti, nonostante non sempre tutto sia stato chiaro, nonostante conserviamo ancora interrogatori e curiosità. Ma va bene così.
Impariamo a tradurre
Chants of Sennaar è un’avventura in terza persona con telecamera fissa piena di enigmi ambientali e incentrato sull’esplorazione e sulla traduzione di particolari glifi. Il nostro scopo principale è quello di scalare una sorta di torre e per farlo dovremo aprirci la strada superando posti di blocco, aprendo porte dopo averne localizzate le rispettive chiavi, risolvendo enigmi ambientali e interagendo coi bizzarri personaggi che popolano le ambientazioni.
Per farlo, però, l’attività principale richiesta dal gioco è quella di decifrare letteralmente una serie di glifi che fungono da vero e proprio linguaggio all’interno del mondo di gioco. Per essere precisi, si tratta di avere a che fare con più di un linguaggio. Il mondo di gioco presenta infatti un popolo suddiviso in quattro categorie e ogni categoria ha un suo linguaggio con relativi glifi. Inoltre questi linguaggi condividono le stesse parole, seppur con glifi diversi mostrando un sistema interconnesso davvero ben congegnato.
Procedendo con ordine alla scoperta di un nuovo glifo, che sia per un dialogo, un oggetto, un quadro, un cartello o quant’altro, il gioco attiva una piccola notifica che, se aperta, inserirà il glifo all’interno di un contenitore. Qui potremo arbitrariamente aggiungere quella che secondo noi è la sua traduzione temporanea. Possiamo letteralmente scrivere la nostra idea e questa verrà recuperata dal gioco e aggiunta ogni volta che troveremo quel dato glifo.
Per poter avere un’idea della traduzione dei glifi, il gioco richiede molta attenzione e pazienza. Tocca non solo vedere quando, quanto e come viene usato, ma anche in che contesti. Se un personaggio fa un gesto, il glifo potrebbe essere legato a quello. O a un oggetto particolare. Senza contare che esistono glifi “accessori” come quello del “plurale” che se usato non aggiunge una parola ma semplicemente rende al plurale il glifo vicino. Come avrai potuto intuire, il sistema di linguaggio di Chants of Sennaar è vasto, articolato, sorprendente e ben implementato.
Siamo onesti, non troverai “verbi” o frasi complesse, anzi, spesso a traduzioni effettuate avrai frasi ripetute, banali e un po’ sconnesse, ma che rendono perfettamente chiaro cosa sta succedendo, il messaggio che si vuole dare e il contesto stesso. Quindi va benissimo così. Tra l’altro, il gioco stesso a un certo punto dell’esplorazione, quando avrai visto determinate statue, o visitato determinati luoghi, aggiungerà una pagina al tuo quaderno con dei disegni. Qui sarai chiamato (se vorrai) a inserire i glifi che secondo te corrispondono a quel dato disegno.
Solo al corretto inserimento di tutti i glifi di quella determinata pagina avrai la conferma netta della traduzione che andrà a sostituire quella fatta manualmente (che era, appunto, temporanea). Completare tutte le traduzioni non è affatto semplice. Se è vero che alcuni glifi sono esteticamente d’aiuto, altri non lo sono per niente e richiedono intuito e molta attenzione. Il gioco lo sa come sa che alcune scene (i dialoghi in particolare) necessitano di essere visti più volte e per questo appaiono degli strani rombi trasparenti che rievocano echi di eventi passati.
Ma Chants of Sennaar non è solo traduzione che, se non fosse chiaro, è sì lenta come pratica ma terribilmente soddisfacente, ma anche esplorazione. Un’esplorazione votata sia alla ricerca e raccolta dei glifi ma anche alla ricerca di segreti, oggetti per proseguire come le chiavi delle porte ed enigmi ambientali da risolvere. Questi sono molto semplici e si va dallo spostare determinati carrelli per liberare un passaggio all’eseguire una data sinfonia in un ordine ben preciso.
Infine, Chants of Sennaar presenta anche fasi stealth. Queste sono le meno convincenti in quanto ancorate a un sistema ludico abbastanza vecchio e semi automatico. Il giocatore si ancora, infatti, alle pareti dei livelli muovendosi “automaticamente” proiettando l’ombra nei luoghi possibili da raggiungere. In parole povere, non ti muovi ma procedi di click in click tenendo d’occhio i movimenti dei nemici e sfruttando i ripari. Sì, il sistema funziona ma è abbastanza vecchiotto e legnoso.
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Chants of Sennaar è molto evocativo. Non usa molti colori ma quei pochi sono sfruttati benissimo. Gradevole l’estetica dei personaggi e molto evocativi anche i paesaggi nonostante un’innegabile povertà di elementi e un vasto riciclo di elementi. C’è relativamente poco da vedere ma quel poco riesce a catturare e a creare un’atmosfera memorabile e che fortifica l’identità del titolo.
Da segnalare qualche bug sporadico in particolare quando abbiamo la possibilità di ancorarsi a una fila di “seguaci” in stile Assassin’s Creed dove il personaggio, se esce dalla fila prima del tempo, rischia di restare incastrato. Niente di grave, ovviamente. Molto buono il sonoro con musiche d’atmosfera leggere seppur poco memorabili. Da segnalare infine la presenza dei sottotitoli in lingua italiano, elemento essenziale considerando quanto il titolo sia ancorato a un sistema di linguaggio e traduzione interno.