Immagina di presenziare al funerale di un tuo caro ed in quel frangente una donna ti porge un diario del defunto invitandoti a viaggiare attraverso una città rurale del Galles, questo è ciò che ti aspetta nel nuovo horror psicologico sviluppato da Headware Games e pubblicato da Ratalaika Games dal titolo Chasing Static di cui tratteremo in questa recensione, in uscita il 14 ottobre 2021 su Steam e nei primi mesi del 2022 su console quindi siediti, prenditi una bella bibita fresca ed iniziamo.
Chasing Static, la trama
Come ho già scritto in questo articolo la trama è abbastanza basilare: sei Chris Selwood un uomo che ha visto la dipartita del proprio padre e viaggia attraverso le zone rurali del Galles settentrionale per rendergli omaggio, niente di più semplice ma tutto cambierà quando ti fermerai in un ristorante lungo la strada per un caffè, la dolce fanciulla che ti accoglierà finirà divorata dall’oscurità mentre tu perderai sensi.
Al tuo risveglio non solo il ristorante sarà cambiato ma anche tutto ciò che vedrai in seguito, trasformando una gita per omaggiare il tuo defunto padre in un incubo apparentemente senza spiegazione a cui tu stesso dovrai dare delle risposte. Non male come inizio.
Headware Games, tutto qui?
No, ora è giunto il momento di parlare del gameplay e del videogioco in se che ho trovato molto interessante, anticipando che parliamo di Headware Games una software house indipendente e non di un’azienda multinazionale, il che ovviamente li ha spinti a fare delle scelte più o meno obbligate.
Ad operare nel nostro fedele personal computer abbiamo un motore grafico Unity con una scelta voluta dagli stessi sviluppatori di mantenere una grafica old school a 32 bit, la grafica infatti strizza l’occhio e non poco a titoli come Silent Hill di cui a quanto pare pesca a piene mani, il che non è un male.
Siamo infatti davanti ad un horror psicologico in prima persona in cui è lasciato ampio spazio alla trama, non avremo scontri con mostri o fantasmi di alcun genere, il gioco sarà incentrato sull’esplorazione atta a svelare i misteri che ci circondano e per aiutarci in tale scopo saremo dotati di un attrezzatura per scansionare diverse frequenze radio, utili a svelarci attraverso degli “echo” (suoni e visioni ultraterrene) i misteri che aleggiano in quei luoghi nefasti.
Chasing Static, horror e buoni propositi
Detta così il videogioco sembra davvero degno di tutte le attenzioni, ma sarà così? La risposta è “ni”, nonostante la scelta degli sviluppatori di rendere omaggio a vecchi titoli come Silent Hill resta comunque palese la sensazione di ritrovarsi davanti ad un opera veloce e di poche pretese.
Il motore grafico utilizzato, Unity per l’appunto, non è un motore grafico di primo pelo anche se ha dalla sua tante possibili scelte integrative con programmi di terze parti ed è ampiamente supportato da qualsiasi piattaforma, resta comunque un motore grafico datato e in versione free, questo ovviamente pone dei limiti a quello che è il videogioco di cui stiamo parlando.
Avremo un effetto dissolvenza a mascherare dei piccoli caricamenti fra una zona e l’altra che non sarà particolarmente fastidioso e frequente ma c’è, e in un gioco dove dovremo spesso fare la spola fra una zona e l’altra dopo un po’ potrebbe risultare stucchevole, e si perché a volte Sam Porter Bridges (Death Stranding) ci farà un baffo.
Ci troviamo davanti ad un videogioco completamente, e ripeto completamente, basato su enigmi per proseguire e sbloccare l’accesso a zone successive, da qui nasce l’appellativo di “storia non lineare” in quanto io stesso ho trovato oggetti che avrei utilizzato molto più avanti nel gioco, il che è quindi riassumibile in un “trova un oggetto, torna dove va usato, usalo e sblocca l’accesso alla zona successiva”.
Nel caso ci bloccassimo ad un punto morto viene in nostro soccorso il “microfono capta fantasmi che parlano” e il preziosissimo diario di nostro padre, anche perché non avremo chissà che aiuti in game, non ci sarà neanche la presenza di NPC con cui parlare se non un paio tra cui la cameriera che ad inizio avventura farà la fine di un’opera di Michelangelo.
Gli unici aiuti che avremo in game saranno il famoso microfono capta voci dall’aldilà e una scritta che comparirà quando entreremo in una zona dove ci saranno ancora elementi chiave da sbloccare per proseguire, a dir la verità non accuseremo molto l’assenza di una qualsivoglia mappa o indicatore HUD relativo agli oggetti da trovare poiché il tutto sarà di una facilità disarmante, considerando anche che non sembra prevista alcuna possibilità di morire.
Qualche mappa in giro attaccata alle pareti sarà presente ma ci renderebbe ancor più complicato comprendere dove ci troviamo e dove dobbiamo andare incasinandoci il senso dell’orientamento, meglio affidarci a noi stessi visto che le possibilità di perderci in giro per la città sono veramente ridotte all’osso e potremo anche contare su un telefono che ci permetterà di “viaggiare” da un punto all’altro velocemente.
Una menzione onorevole ad Headware Games va rivolta al comparto audio davvero ben fatto, ti consiglio infatti di goderti il gioco con l’utilizzo delle cuffie e a luci spente per rendere l’esperienza il più appagante possibile, il comparto audio è qualcosa che colpisce e rimane piacevolmente impresso nella mente quando si ripenserà a Chasing Static.
Ok arriviamo alle conclusioni
Chasing Static è un buon titolo, non un ottimo titolo e questo lo dico a malincuore, forse andavano spremute un po’ più le meningi, la trama mi è piaciuta e il voler scoprire il mistero intorno a quella città desolata e in rovina mi ha tenuto incollato al monitor, peccato forse per la pochezza di contenuti.
Cosa intendo? Come ho già accennato non avremo alcun nemico da evitare o da affrontare, il nulla assoluto, ed a farci compagnia ci sarà soltanto l’ambiente circostante, il tutto si riassumerà nel trovare un modo per accedere ad una location per poi raccogliere un oggetto che ci servirà più avanti, quanto più avanti dipende da noi e dai giri che faremo.
Sparsi nel gioco avremo dei fogli con delle note e, anche questo già citato, la presenza di “frammenti paranormali” utili a svelarci parte del mistero che ci sovrasta, bella l’esplorazione, bella l’ambientazione, bella la trama, ma non ci sarà altro e il gioco ahimè è stato anche terminato da me in pressappoco 3 ore.
Ovviamente non ti svelerò il finale tuttavia in tutta onestà ti anticipo che soltanto alla fine comprenderai gran parte dei misteri anche se qualche piccolo dubbio o domanda ti resterà ancorata nella mente, tipico dei videogiochi da cui questo titolo prende spunto.
Arriviamo ora alla fatidica domanda, consiglio questo titolo? Al giusto prezzo potrebbe essere una bella esperienza videoludica da giocare, a patto che sappiate sorvolare su un gameplay un po’ piatto e una grafica che strizza l’occhio volutamente a vecchie glorie della prima PlayStation.