Nel lontano 2008 il club calcistico della Raimon apriva per la prima volta le sue porte, dando il via alla fortunata serie Inazuma Eleven che tra serie principale, seguiti futuristici e persino un reboot che sa di What if? marvelliano ha tenuto banco per circa dieci anni. La serie di videogiochi targata Level-5 (gli stessi del Professor Layton, per intenderci) è riuscita a far appassionare al gioco del calcio anche gente molto poco interessata allo sport, grazie alla sua freschezza e un’esagerazione tutta nipponica che non guasta mai.
Inazuma Eleven nel corso degli anni ha dato vita a una serie anime a un manga, ricreando l’effetto Pokémon. Molti fan della prima ora dei mostriciattoli tascabili infatti nei primi anni ’90 si sono avvicinati al brand grazie all’intramontabile serie anime, approdando solo in un secondo momento a Kanto in Rosso e Blu, credendo che la coppia di titoli fosse tratta dalla serie, quando in realtà è l’esatto opposto!
Per Inazuma Eleven vale lo stesso identico discorso! Fuori dal suolo nipponico, l’anime ha letteralmente fatto da ariete (Ariete Inazuma naturalmente!) conquistando gli spettatori che si sono poi fiondati sui videogiochi infilando i guantoni da portiere e vivendo in prima persona, stilo del Nintendo DS alla mano, le avventure di Mark Evans e soci, dagli albori fino alla vetta del mondo!
Purtroppo, la serie partorita dalla mente di Akihiro Hino, con la palese intenzione di ergere un tributo allo storico Captain Tsubasa (trovi qui la recensione di Rise of New Champions) esagerandone ancora di più i tratti fantastici, è scomparsa ormai dal 2019, con la fine dell’anime, da ogni media che la vedeva protagonista. Fin qui tutto bene, è solo l’ennesima serie arrivata, con alti e bassi, alla sua naturale conclusione, il vero problema è un altro, c’è un gioco in sospeso! Inazuma Eleven Great Road of Heroes, annunciato circa quattro anni fa in concomitanza col lancio sul piccolo schermo della serie Inazuma Eleven Ares no Tenbin è stato rinviato diverse volte nel corso degli anni (trovi qui le ultime informazioni disponibili).
Precedentemente previsto per il 2019, poi per il 2020, ad aprile dello scorso anno l’ultimo annuncio relativo a un ulteriore rinvio al 2021, poi più nulla. Siamo ormai nel 2021 da una decina di giorni e, per quanto non fosse plausibile aspettarsi annunci così presto, la serie è fuori dai radar da una decina di mesi circa, quindi la domanda è lecita: che fine ha fatto Inazuma Eleven? Se il 2021 deve davvero essere l’anno della rinascita, quale momento migliore per ripercorrere la storia del brand e cercare di capire cosa ci aspetta in futuro? Partiamo quindi dal primo capitolo, da quando il Club calcistico della Raimon contava ancora solo sette giocatori…
Inazuma Eleven
Il debutto della serie su Nintendo DS portava una ventata d’aria fresca al genere sportivo, o meglio, a quello dei GDR! Si, perché in realtà Inazuma Eleven utilizza il calcio solo come scusa per raccontare una storia degna dei più ispirati giochi di ruolo, una trama davvero molto semplice a conti fatti, ma che riesce a emozionare il giocatore grazie alla forza dei personaggi.
I prodotti Level-5 infatti sono da sempre un esempio di come si possa riuscire a empatizzare anche con personaggi estremamente stereotipati; prendendo l’esempio di Inazuma Eleven avremo Mark Evans, il protagonista puro di cuore, tipico eroe shonen; c’è poi Axel Blaze, l’eroe oscuro e scostante, che farebbe di tutto per la squadra, ma che ha dei buoni motivi per restare sulle sue; Jack Wallside, il classico ragazzo corpulento e impacciato, terrorizzato dall’impresa che la Raimon è chiamata a compiere, ma che riesce a tirare fuori tutta la propria forza quando serve e così via…
Sono le storie di contorno che attirano il giocatore e lo legano al gioco, dal punto di vista ludico invece, come già accennato in precedenza, vediamo una vera e propria evoluzione di Captain Tsubasa, in cui però si pone con ancora più forza l’accento sulle Tecniche Micidiali, spettacolari e impossibili da riprodurre: vedremo infatti i giocatori evocare pinguini e colossi fatti di luce per andare alla ricerca del gol o difendere la porta, il tutto condito da un senso di progressione costante grazie alla crescita dei personaggi e al conseguente apprendimento di Tecniche sempre più potenti e spettacolari.
Non che nel settore videoludico mancassero esempi di calcio vissuto da un punto di vista differente, abbiamo per esempio i vari Football Manager, veri e propri gestionali che ci mettono nei panni di allenatori e non calciatori, anche i già citati Captain Tsubasa degli anni ’90, quasi del tutto relegati al territorio nipponico, presentavano una particolare attenzione anche a meccaniche estranee all’ambito calcistico.
Inazuma Eleven però riusciva a inventare qualcosa di completamente nuovo, una vera e propria impresa nel ventunesimo secolo, trasponendo anche il classico incontro randomico del party contro i nemici. Infatti, il giocatore era chiamato a scegliere quattro giocatori che costituissero una squadra ridotta per affrontare degli avversari nascosti in giro per la mappa tra una partita di trama e l’altra, una riproposizione esatta del grinding dei GDR in vista del boss successivo.
Il viaggio della Raimon continua nel secondo capitolo per Nintendo DS, e vediamo le somiglianze col brand Pokémon accentuarsi. Se l’esordio della serie poteva contare un solo titolo, per il seguito Level-5 ha voluto fare le cose in grande capendo che il brand stava riscuotendo molti consensi, così nel 2009 (solo in territorio nipponico, ancora una volta l’Europa dovrà attendere il 2012) viene pubblicata la coppia di titoli Tempesta di Fuoco e Bufera di Neve, la tradizione del doppio titolo con giocatori esclusivi, sigle differenti e lievi differenze nella trama si manterrà poi anche per i capitoli successivi.
I protagonisti stavolta sono chiamati a viaggiare per tutto il Giappone, messo in pericolo dalla minaccia di calciatori alieni, per formare una squadra in grado di mettere un freno ai temibili invasori. Se la premessa può sembrare assurda (e in effetti lo è), le storie secondarie che si alterneranno alla vicenda principale, come il ritorno della Royal Academy, rinominata Absolute per l’occasione, e la risoluzione finale riusciranno a riportare il tutto sui giusti binari e a preparare la strada per il capitolo finale della prima trilogia.
Dal punto di vista del gameplay si può notare probabilmente un difetto della serie: l’aver trovato una formula vincente già nel primo capitolo ha portato gli sviluppatori a non stravolgere di volta in volta le meccaniche, che in questa prima trilogia si mantengono statiche per quanto sempre divertenti; purtroppo però si tratta di un’arma a doppio taglio, in quanto, quando la serie tenterà di rinnovarsi nella trilogia GO, finirò per rovinare irrimediabilmente un equilibrio davvero perfetto in questa prima serie.
Il discorso del rilascio di Inazuma Eleven 3 è leggermente più complesso. In Giappone infatti, proseguendo il rilascio annuale dei nuovi titoli della serie, abbiamo nel 2010 per Nintendo DS ben tre titoli: Fuoco Esplosivo, Lampo Folgorante e, a distanza di qualche mese, Ogre all’attacco. La logica seguita è la stessa del terzetto Pokémon Rubino, Zaffiro e Smeraldo, con Ogre all’attacco che ripropone i contenuti dei primi due aggiungendo degli extra, dal punto di vista dell’animazione i primi due titoli sono stati poi adattati nella terza stagione, mentre l’ultimo ha visto la sua trasposizione nel lungometraggio omonimo che vede la Raimon fronteggiare la malvagia squadra venuta dal futuro Ogre.
Le cose si complicano per l’appunto col rilascio europeo, avvenuto a cavallo tra il 2013 e il 2014. Questa discrepanza di tre anni era stata segnata dal punto di vista dell’hardware dal lancio di Nintendo 3DS, quindi i videogiocatori europei furono costretti ad acquistare per una console più recente un software che di fatto poteva girare anche sulle precedenti, creando abbastanza scalpore, già alto nei confronti di Nintendo e delle sue confuse strategie di marketing di quegli anni legate all’immissione sul mercato di varianti hardware più o meno simili tra loro come Nintendo DS, New Nintendo DS, Nintendo 3DS e Nintendo 2DS.
Dal punto di vista della trama, Inazuma Eleven 3 in tutte le sue versioni segna la naturale conclusione del cammino della Raimon. Il minuscolo club calcistico è chiamato prima a trionfare come squadra migliore del suo distretto, poi come migliore del Giappone per battere la minaccia aliena, infine, a scalare la vetta del mondo durante i mondiali di calcio e affermarsi come nazionale migliore di tutte. Un cammino lineare, ma naturale, che riesce pertanto a essere estremamente coinvolgente perché nel corso degli anni dà il tempo di conoscere i personaggi e provare affetto per loro, strappando anche qualche lacrima sul finale, che non segna solo la fine di un gioco, ma anche la fine di un percorso di crescita.
Ancora una volta, il gameplay è fermo sulle sue solidissime basi con la singola aggiunta di qualche variante delle Teniche, ovvero le Tattiche Micidiali, che coinvolgono l’intera squadra e non solo due o tre giocatori. Dal punto di vista creativo però il team di sviluppo si è potuto divertire creando Tecniche Micidiali che omaggiassero le varie nazionali grazie a richiami alle diverse culture. Siamo nel campo spinto dello stereotipo razziale, ma che riesce incredibilmente a non essere invasivo o addirittura offensivo, anzi a omaggiare giustamente le varie nazionali. Parliamo ad esempio dei difensori spagnoli che per dribblare gli avversari mettono in piedi una mini corrida, o del portiere italiano Gigi Blasi che, pur di difendere la porta evoca nientemeno che il Colosseo!
Purtroppo, con Inazuma Eleven 3 e la chiusura della trilogia originale della Raimon, potremmo anche stabilire l’apice della serie, che è andata scemando con la trilogia GO e, attualmente solo dal punto di vista dell’animazione proprio perché come detto in apertura Great Road of Heroes non ne vuole sapere di uscire, ha avuto una lieve ripresa con Ares no Tenbin.
Inazuma Eleven GO
Con la trilogia di Inazuma Eleven GO, Level-5 ha voluto decisamente fare il passo più lungo della gamba destinando il brand a un declino che è probabilmente una delle cause della sua situazione odierna, che porta la software house a dare precedenza a serie più redditizie e da sempre sulla cresta dell’onda e senza cali dal punto di vista dell’accoglienza da parte del pubblico, come Yo-Kai Watch.
Con la trilogia originale, Level-5 aveva regalato ai giocatori una storia precisa e completa, per quanto apprezzata però, il brand non poteva sicuramente ripartire da zero, si sarebbe trattato di vendere agli utenti per due volte lo stesso prodotto, quindi si doveva necessariamente andare in cerca di elementi che potessero stupire il giocatore, quello che successe invece fu andare a esagerare irrimediabilmente quelli che erano i punti di forza di Inazuma Eleven, non capendo che il suo maggior pregio era l’ottimo equilibrio tra semplicità ed esagerazione.
Inazuma Eleven GO (rilasciato per il mercato nipponico nel 2011 e per quello europeo nel 2014 nelle versioni Luce e Ombra) ci trasporta dieci anni nel futuro, con nuovi personaggi pronto a sostituire i membri storici della Raimon, che fanno comunque la propria comparsa come allenatori o personaggi chiave per la risoluzione della trama. Al semplice torneo tra scuole per decretare la squadra più forte si sostituisce un complesso intrigo che vede protagoniste società segrete, spie doppiogiochiste e a tratti addirittura sistemi di controllo dello sport illegali. Il tutto sembra mettere il puro e semplice gioco del calcio in secondo piano rendendolo quasi un ingombro necessario solo per poter chiamare ancora il videogioco Inazuma Eleven.
A peggiorare il tutto ci pensa lo stravolgimento del gameplay legato agli Spiriti Guerrieri, un peso più che un’innovazione che ha irrimediabilmente funestato questa seconda trilogia. Se la crescita dei giocatori nei primi tre capitoli si rifletteva nelle Tecniche Micidiali mostrando una vera e propria evoluzione del personaggio e anche dei legami tra compagni di squadra nel momento in cui più giocatori partecipavano alle Tecniche più potenti, gli Spiriti Guerrieri segnano una virata netta verso l’individualismo in campo, non solo impoverendo le relazioni tra personaggi, ma anche nascondendo un velato spirito antisportivo.
Questi Spiriti Guerrieri (la cui idea non è minimamente copiata dagli Stand de Le bizzare avventure di JoJo!) segnano un punto inarrivabile per i giocatori reali su un campo da calcio. Storicamente, la società nipponica è da sempre molto influenzabile dalle opere di punta del genere spokon, un esempio lampante è la crescita considerevole di giovani che hanno iniziato a praticare basket nella vita reale dopo aver letto o visto l’indimenticabile Slam Dunk, o, per quanto riguarda il calcio, i picchi di interesse sono legati alla moda di Captain Tsubasa e, per l’appunto, Inazuma Eleven. Per quanto le Tecniche Micidiali fossero naturalmente impossibili da replicare nella vita vera, portavano comunque una voglia di emulazione nei giovani calciatori, impossibile da riproporre, per forza di cose, con gli Spiriti Guerrieri.
Se sommiamo questo impoverimento del gameplay a personaggi meno interessanti e carismatici dei vecchi membri della Raimon, ridotti a mere macchiette molto più stereotipate del solito, il disastro è servito.
Inazuma Eleven GO 2: Chrono Stone (rilasciato per il mercato nipponico nel 2012 e per quello europeo nel 2015 nelle versioni Fiamma e Tuono) è l’esempio lampante di come la volontà di Level-5 di ricalcare ossessivamente le orme della trilogia originale abbia rovinato GO. In entrambi i casi, il primo Inazuma Eleven trattava di un Football Frontier “regionale”, il secondo invece parlava del viaggio della Raimon in Giappone; se la dimensione spaziale era già stata utilizzata, per non ripetere la formula, rimaneva però solo quella temporale!
Chrono Stone infatti racconta il viaggio nel tempo della Raimon, se in Inazuma Eleven 2 però la questione degli alieni veniva poi riportata a una situazione molto più reale e credibile, Chrono Stone non si preoccupa di rendere meno fantastica la questione, diventando solo una vetrina di personaggi e situazioni storiche che sfociano poi in un insensato torneo nel futuro per… salvare il calcio da giocatori geneticamente modificati troppo forti che hanno reso il calcio illegale. Si, l’ho scritto davvero, e anche Level-5 ci ha pensato davvero.
Ancora una volta, il gameplay è appesantito dalla nuova meccanica del Mix Max, grazie al quale i giocatori possono fondersi con altri compagni di squadra o, per l’appunto, personaggi storici (o di fantasia) del calibro di Giovanna d’Arco e Liu Bei, per diventare più forti e acquisire nuove Tecniche Micidiali. Se questa trovata non fosse abbastanza tamarra non preoccuparti, perché ora gli Spiriti Guerrieri possono diventare anche Armature! Comodissime per giocare a calcio!
Come già avvenuto per Inazuma Eleven 3, anche il lancio di Inazuma Eleven GO Galaxy è stato a dir poco insolito. La coppia di titoli Big Bang e Supernova è relegata dal 2013 al solo mercato nipponico a causa di un’industria tedesca che per una questione di copyright impedisce al titolo di sbarcare anche su suolo europeo. Nel 2018 si è tornato a dibattere sulla questione e sembrava che fossimo vicini alla release, ma poi non se n’è fatto più nulla, segno che ormai il titolo fosse fuori tempo massimo per interessare ancora ai giocatori (essendo anche concluso ormai da un bel po’ l’anime). Inoltre, se nel 2018, ad appena un anno di vita di Nintendo Switch, fosse ancora plausibile vedere il rilascio di un nuovo titolo per Nintendo 3DS sul mercato, nel 2021, con Level-5 concentrata su Great Road of Heroes è ormai praticamente impossibile.
Inazuma Eleven GO Galaxy sembrava poter risollevare le sorti del brand con l’annuncio che sarebbero state abbandonate le meccaniche di Mix Max e Armature, tuttavia, dietro l’angolo c’era una meccanica ancor più ridicola. Anzitutto, a livello di trama torna il problema del parallelismo con la trilogia originale, se nel terzo Inazuma Eleven si puntava a diventare campioni del mondo, in Galaxy si deve strafare e puntare alla conquista dell’Universo.
Galaxy infatti catapulta i giocatori in un torneo interplanetario per la salvezza della Terra, il tutto appesantito ancora una volta da un complotto di proporzioni letteralmente galattiche che i giovani calciatori dovranno sventare. Come se non bastasse, per una missione così importante la vecchia squadra al top della forma viene smantellata per fare spazio a nuovi atleti presi da altri sport, un’idea che potrebbe sembrare interessante sulla carta e che sicuramente ai fan della serie sarà balenata in mente almeno una volta prima di Galaxy, in realtà viene completamente sprecata e orchestrata in maniera pessima, partorendo alcuni tra i personaggi più dimenticabili di un brand più che decennale.
Come anticipato, anche stavolta il gameplay soffre un duro colpo. La speranza di tornare alla “semplicità” delle Tecniche Micidiali ben presto cede il passo alla meccanica del Totem, che trasforma letteralmente i giocatori in un animale e gli consente di sferrare una Tecnica Micidiale unica, se perlomeno gli Spiriti Guerrieri, le Armature e i Mix Max erano arricchiti da una certa complessità visiva, la scarsità di inventiva messa in piedi da Level-5 in questo nuovo capitolo è disarmante.
Inazuma Eleven Great Road of Heroes
Con Inazuma Eleven GO Galaxy si conclude, nel peggiore dei modi, la trilogia della serie GO. Lo scarso successo raccolto dalle nuove idee di Level-5 portarono la software house a ripensare dalle fondamenta il brand e progettare un ritorno alle origini. Ed è esattamente quello che succede con Inazuma Eleven Ares no Tenbin: si pensa a un reboot che tenga in considerazione gli eventi del primo titolo, ma invece dell’arrivo della Alius Academy dopo il primo Football Frontier si riparte con un nuovo torneo che vede coinvolta una Raimon formata da membri comparsi per prima volta, in quanto i giocatori della rosa originale sono stati mandati in altre squadre come membri di supporto per risollevare le sorti del calcio in Giappone.
La serie animata relativa a questo reboot si compone attualmente di due stagioni: la già citata Ares no Tenbin e Orion no Kokuin. Ares è di fatto una seconda stagione alternativa però, quindi le regole narrative impostate da Level-5 per le prime due serie vengono stravolte, presentando subito un nuovo torneo (e quindi non una minaccia “aliena”) e in Orion un nuovo mondiale (che rimane per fortuna sulla Terra, per la precisione in Russia così da celebrare anche i veri mondiali di calcio del 2018). Come da tradizione, Inazuma Eleven Great Road of Heroes sarebbe stato la controparte videoludica del solo Ares no Tenbin, ma i vari rinvii hanno portato alla logica conseguenza di dover includere anche Orion non Kokuin per una questione di tempistiche.
Questa decisione ha naturalmente portato a nuovi rallentamenti nello sviluppo, che è lecito pensare, date le tempistiche, vada avanti ormai almeno dal 2015 poiché si è dovuto aggiungere un intero nuovo arco narrativo che, a livello di contenuti, non significa solo aggiungere una porzione di storia, ma anche programmare nuove mappe, stadi, calciatori e tecniche. Ma, oltre a questa nuova mole di contenuti da gestire, dove potremmo individuare i problemi di Level-5 nel gestire il gioco? La risposta potrebbe nascondersi proprio nel passato della serie che finora non è stato citato.
Parallelamente alla serie regolare infatti, Inazuma Eleven può vantare ben tre titoli approdati su Nintendo Wii appartenenti alla cosiddetta serie Strikers (Strikers, Strikers 2012 Extreme, GO Strikers 2013). Questi tre giochi non narrano una storia originale, sono piuttosto una riproposizione delle varie serie articolata in una serie di partite contro le squadre avversarie. Dal punto di vista del gameplay questi tre titoli (pur essendo un copia incolla del primo nelle edizioni successive, aggiornate solo con nuovi personaggi, FIFA docet) presentavano un’interessante interazione tra i personaggi per l’apprendimento delle tecniche micidiali, e anzi, facevano ben sperare nel futuro della serie su console fisse e più potenti di Nintendo DS e 3DS (Great Road of Heroes infatti è previsto per Nintendo Switch e PlayStation 4).
Ciò che colpisce il giocatore in maniera estremamente negativa è la gestione desolante dell’intelligenza artificiale della serie Strikers. Se si guarda al curriculum di Level-5 si può notare come questa software house si sia sempre dedicata a titoli quasi sempre statici o che perlomeno presentassero un gameplay gestito da un’IA automatica (si guardi la serie Yo-Kai Watch) o un basso numero di personaggi a schermo. In Strikers invece abbiamo venti giocatori su un campo di calcio (portieri esclusi) che si muovono perfettamente in sincrono seguendo tutti in maniera irrazionale il movimento del giocatore che tiene palla, rendendo quindi l’azione estremamente monotona, poco strategica e a tratti insensata.
Quello che salvava la serie Inazuma Eleven su console portatili di casa Nintendo era il poter usufruire del touch screen, che imponevano al giocatore il ruolo di “intelligenza artificiale” dell’intera squadra contemporaneamente, potendo (e dovendo) programmare e dirigere i movimenti dei giocatori in totale autonomia. Per un gioco pensato sia per Nintendo Switch che per PlayStation 4, questo non sarà naturalmente possibile (come d’altronde non lo era su Nintendo Wii) ed è proprio nella complessità del poco gameplay mostrato finora che trovo la causa principale dei vari rinvii dello sviluppo.
Da fan, questa situazione mi provoca sentimenti contrastanti, se da un lato c’è la speranza di vedere un buon titolo dopo questa attesa infinita, dall’altra sono perfettamente consapevole che con ogni probabilità, Great Road of Heroes sancirà anche la fine di un brand che vanta, tra alti e bassi, più di dieci anni di storia. L’anime è ormai concluso da un paio d’anni, e l’interesse per Inazuma Eleven in Giappone si tiene vivo solo grazie a spin-off online e per dispositivi mobili che non varcheranno mai i confini orientali. Quest’ultimo titolo, ancora una volta arriverà fuori tempo massimo e la stessa Level-5 sembra decisa a mettere da parte per un bel po’ le avventure della Raimon.
Ancora una volta mi viene in mente un paragone con il brand Pokémon. A livello narrativo, Bianco 2 e Nero 2 hanno segnato l’apice della serie, il passaggio alla modellazione 3D dei giochi con X e Y ha poi portato a un impoverimento dei contenuti (e a rallentamenti che hanno palesemente decretato la cancellazione di Z) e i ritmi serrati di un rilascio diventato ormai annuale hanno inciso fortemente sulla qualità dei titoli. Sento che Inazuma Eleven abbia sofferto lo stesso destino, il passaggio alla modellazione 3D avvenuto tra la trilogia originale e GO ha portato il team a concentrarsi sull’aspetto grafico, mettendo la qualità della storia quasi in secondo piano e preoccupandosi maggiormente di proporre idee sempre più strabilianti, ma che non hanno mai davvero colto nel segno (ne è un palese esempio il rapido abbandono del Mix Max, durato appena una coppia di titoli).
Dopo questa lunga analisi la palla passa a te, pensi che il 2021 sarà davvero l’anno in cui, nel bene o nel male, vedremo Inazuma Eleven Great Road of Heroes sbarcare su console? E il titolo risolleverà davvero le sorti del brand riaccendendo l’interesse dei giocatori? Dicci la tua nei commenti e continua a seguirci per scoprire cosa si nasconde nel futuro della serie!