Cercherò di essere quanto più neutrale e critico possibile, ma non posso nascondere il fatto che Prince Of Persia: Le Sabbie Del Tempo è stato sia il mio primo gioco su PlayStation 2 che la prima esperienza senza la supervisione di un adulto.
Nel caso te lo fossi perso, Prince Of Persia: Le Sabbie Del Tempo è un action game pubblicato da Ubisoft nel 2003 con protagonista il figlio minore del re di Persia Shahraman.
Il principe, durante la sua prima battaglia contro gli indiani, saccheggia un pugnale ritrovato nelle stanze imperiali del Maharaja che possiede il potere di controllare il tempo. Tornato sul fronte persiano, scopre a sue spese che il pugnale del tempo serve ad aprire la clessidra che contiene le sabbie del tempo, trasformando tutti gli abitanti (o quasi) in demoni delle sabbie.
Avevo circa 6 anni (PEGI, perdonami) quando mi immersi in quell’atmosfera orientale e mistica che mi fece innamorare di questo medium come pochi giochi erano riusciti a fare prima di allora.
Io che ero un bambino fissato con Spyro e Tombi! 2, mi trovai catapultato in un mondo di gioco avvolto dalla disperazione, con una trama adulta e un gameplay più profondo rispetto a quello dei giochi sul draghetto viola.
Più in la con gli anni, mi fece fare i salti di gioa vedere ben due seguiti di quel gioco che mi aveva incantato e tenuto incollato al buon vecchio tubo catodico. Sto parlando di Prince Of Persia: Spirito Guerriero e di Prince Of Persia: I Due Troni; due titoli che resero Prince of Persia una trilogia, una delle più belle arrivate su PlayStation 2.
Di seguito, con l’arrivo della next (ormai old) gen, giocai anche i capitoli considerati dalla community “più brutti”, ossia il reboot e Le Sabbie Dimenticate. Dopo questi due esperimenti non molto riusciti, nel 2010 il franchise venne abbandonato al suo destino.
Ormai siamo alla fine dell’ottava generazione di console, e nonostante alcune dichiarazioni di Ubisoft e dei rumor presagiscano il ritorno di Dastan, il nuovo capitolo del brand sembra tutt’altro che vicino all’annuncio.
Sinceramente, mi aspettavo all’E3 2019 una sorpresa finale da parte di Ubisoft un po’ come fece per Beyond Good And Evil 2. Poi si sa, chi s’illude rimane deluso, ma le mie speranze non si ergono sul nulla cosmico: perché Ubisoft continua a gettare fumo negli occhi riguardo sia Prince Of Persia che Splinter Cell?
Sicuramente perché non deve essere facile portare alla luce una vecchia gloria assopita.
La saga di Prince Of Persia è ormai in stallo dal 2010: gli ultimi due capitoli non hanno fatto breccia nel cuore degli appassionati, e questo rende ancora più difficile un ritorno di fiamma.C’è anche un problema che affligge tutti gli sviluppatori che vogliono dare un welcome back a un franchise, storico, ma ormai morto; come si può rimodernare un gioco che ha un gameplay vecchio senza snaturare l’anima della serie?
Creare dei sequel con questa spada di Damocle sulla testa deve essere molto complicato: la risposta più frequente del mercato è il reboot, ma anche in quel caso il successo è tutt’altro che assicurato. Ci provò Naughty Dog con il reboot di Jak And Dexter (cancellato dagli stessi perché il progetto non stava prendendo la giusta direzione), fallì la stessa Ubisoft con il reboot di Prince Of Persia nel 2008, mentre invece c’è riuscita Santa Monica Studios con God Of War, un ibrido fra reboot e sequel. Siccome al mondo non siamo tutti Cory Barlog, sembra più probabile il fallimento che il successo per quanto concerne la direzione del reebot.
Tralasciando il pessimismo cosmico, sappiamo tutti a questo punto qual’è la strada più appetibile per riportare alla ribalta un vecchio brand caduto nel dimenticatoio.
Indizio: è una formula riproposta più volte in questa generazione e rivelatasi quasi sempre vincente.
Sto parlando del Remake. Grazie al successo della N.Sane Trilogy di Crash stiamo vedendo sempre più software house seguire questo piano.
Sono passati circa 2 anni dall’uscita della trilogia di Crash: in questo arco di tempo sono approdati Spyro, Resident Evil 2, da pochi giorni Crash Nitro Fueled (remake di Team Racing unito a Nitro Kart) e a fine 2019 ci attende il buon vecchio Medievil. Forse potrebbe esseere il remake la strada da scegliere da Ubisoft per il ritorno del Principe?
A ogni modo, non è la prima volta che si cerca di far tornare Prince Of Persia sui nostri schermi.
Nel 2010, Mike Newell diresse un film basato sul videogioco, con Jake Gyllenhaal a impersonare il principe Dastan: il film incassò abbastanza da quasi duplicare il budget speso di 200 milioni di dollari, tuttavia non piacque molto sia ai fan dell’opera videoludica che alla critica. Il film attualmente su Metacritic ha uno score di 50/100.
A parte questo tentativo cinematografico, anni fa si stava lavorando a uno spin-off in uscita per il 2007: il gioco sarebbe stato un prequel della trilogia delle sabbie, chiamato Prince Of Persia: Assassins. Avremmo impersonato una guardia del corpo del principe in età adolescenziale. Il gioco però avrebbe snaturato la caratterizzazione del principe, quindi si decise di cancellare il progetto sotto nome di Prince Of Persia e di creare una nuova IP partendo dalle basi già consolidate: nacque così quello che tutti noi oggi chiamiamo Assassin’s Creed.
In conclusione, stando a questi fatti potremmo dover aspettare ancora un po’ per il ritorno del principe di Persia. Ciononostante, sarebbe confortante sapere che la saga un giorno risorgerà dalle sue ceneri. Nel caso non avessi mai giocato a queste piccole perle dei tempi che furono, su PlayStation 3 e Xbox 360 è possibile giocare la trilogia in versione HD e i due capitoli pubblicati successivamente.