Era il 26 aprile e l’orologio segnava le cifre 1:23 notturne. A seguito di un incidente al reattore n° 4 nella centrale nucleare di Chernobyl, l’umanità assistette alla più grande catastrofe della storia umana. The Farm 41 ha deciso di utilizzare quei fatti realmente accaduti per sviluppare Chernobylite, un videogioco survival horror.
Ti farà piacere sapere che questo videogioco è stato eletto gioco inde dell’anno dagli utenti di IndieDB. Puoi leggere la nostra notizia a riguardo cliccando su questo articolo. E’ giunta però l’ora di mettere da parte i contatori geiger e tuffarci in questa nuova avventura, seguimi con fiducia.
The Farm 41: Chernobylite, un ambientazione da esplorare
Dobbiamo iniziare da ciò che è la trama, e io lo so che a volte può sembrare la parte rognosa, tuttavia devi assolutamente sorbirtela. Il luogo è l’anno lo hai già avuto, resta da scoprire chi e perché, ed è qui che iniziano le prime domande che mi sono posto.
Igor è un lavoratore della centrale di Chernobyl, scampato per poco alla morte nel momento della tragedia. Un uomo che, fatta la scoperta della Chernobylite, un cristallo in grado (se opportunatamente utilizzato) di aprire wormhole e spostarsi nello spazio-tempo, decide di indagare sulla scomparsa del suo grande amore di 30 anni prima, Tatyana.
Non è molto facile per me esprimere esattamente a parole quello che è il gameplay, ma ci proverò, quantomeno per il tuo bene. Il gioco è un survival horror in prima persona, a cui vanno aggiunte fasi di first person shooter, fasi di GdR, e mettiamoci anche un pizzico di gestionale per ciò che concerne le risorse e la gestione di un campo base.
Potrebbe essere definito un open word, ma neanche quest’affermazione ricalca completamente quello che è il gioco nella sua totalità. E’ stato fatto un lavoro egregio per ciò che riguarda l’ambientazione, curata nei minimi particolari, e io che sono un “fan della storia di Chernobyl” posso affermare che mi ha lasciato a bocca aperta.
Purtroppo avremo una struttura a missioni, in alcune dovremo andare a caccia di materiali, in altre semplicemente svolgere qualche ulteriore obiettivo per il completamento della suddetta. I materiali raccolti ci serviranno per migliorare il nostro campo base, con ad esempio dei macchinari utili a produrre cibo o altre risorse.
Il nostro campo base sarà il fulcro della gestione della nostra squadra, poiché nella nostra missione non saremo soli, ma dovremo nel corso della storia reclutare altri personaggi che faranno da contorno nella nostra avventura, arricchendola ulteriormente.
Ci sarà la presenza di fasi di shooting, nel malaugurato caso venissimo scoperti dalle pattuglie nemiche, e la morte non sarà mai un fattore che taglierà di netto le scorribande fra le nubi radioattive. Ogni qualvolta la compagna scacchista dell’Indagatore dell’Incubo calerà la sua falce su di noi, torneremo in vita.
In un luogo diverso, e con degli oggetti nell’inventario andati perduti, scelti in modo casuale fra quelli in nostro possesso. Grazie alla Chernobylite ci sarà anche la possibilità di rivivere alcuni ricordi e modificare gli eventi, questo ci pone anche davanti alla presenza in Chernobylite di finali multipli, ottenibili in base alle nostre personali scelte in gioco.
È davvero tutt’oro quel che luccica?
La risposta la sai già, purtroppo. No, non lo è, e non lo sarà mai, men che mai in Chernobylite.
Seppur la longevità del gioco si assesta intorno alle 15 ore, ora più ora meno, il tutto potrebbe giungere a diventare più un supplizio che un avventura vera e propria. Cominciando dal fatto che, se hai fatto due conti e due ragionamenti, già l’inizio dell’avventura pone il videogiocatore a farsi alcune domande.
Igor nel 1986 lavorava alla centrale di Chernobyl, si presume quindi che, lavorando in una centrale nucleare, avesse avuto una buona esperienza sia in ambito di studi che lavorativi. Supponendo che avesse 30 anni nel momento della catastrofe, nell’anno dell’avventura narrata nel gioco di anni dovrebbe averne 60, e francamente non mi sembra un 60enne.
Ha più l’aspetto di un uomo di 30 anni, massimo 40. Questo mi porta ad ipotizzare che lui, nella centrale nucleare di Chernobyl ci lavorasse all’età di 10 anni, e anche il suo “grande amore” Tatyana dovrebbe aver avuto più o meno la stessa età a quel tempo.
Questa è una domanda che mi accompagnerà per diverse, troppe ore di gioco. Ma accantonando una mia ossessione, temo di dover parlarti di un altra, il comparto tecnico. E qui non è che le cose vadano meglio, in tutta franchezza.
Ho giocato il gioco su una Xbox Series S, e su un monitor 4K, ci tengo a precisarlo. Eppure tecnicamente ho sempre avuto quella sensazione di essere davanti a qualcosa di vecchio, palesemente vecchio nel comparto tecnico, soprattutto in quello grafico oserei dire, quantomeno sulla console mid-range della Microsoft.
Palesemente nella componente “open world” c’è qualcosa di sbagliato, un effetto “nebbia radioattiva” inserito a mascherare le carenze del motore grafico, “barricate” (composte da semplice filo spinato) impossibili da scavalcare nonostante a volte siano alte poco più di un metro, e comparto grafico generale molto sotto tono.
Ok, lo so, Chernobylite è un indie. Seppur con l’asticella tarata verso l’alto, è pur sempre un indie, non c’è bisogno di ricordarlo. Ma il mio compito da redattore è questo, focalizzare l’attenzione dei lettore sugli aspetti positivi e negativi di un videogioco, ed è ciò che farò anche stavolta.
E’ un vero peccato sia così zoppicante nel comparto tecnico, poiché come ho già accennato le ambientazioni sono quanto ho visto di più bello fino ad oggi. Una realtà dei giorni nostri, la desolazione di una città, la natura che prende il sopravvento su tutto ciò di disabitato, è tutto magistralmente riproposto visivamente in maniera eccelsa.
Anche il comparto audio se la cava più che bene, ma non posso dire lo stesso del gameplay, inteso come meccaniche correlate a Chernobylite. Strettamente legato al contesto prettamente diretto della frase, il gameplay a volte sembra come un pentolone nel quale hanno cercato di gettare tutto ciò che è più di voga nel momento.
Open world, GdR, fasi di shooting, crafting di materiali, una gestione della base con elementi di costruzione di stazioni utili alla creazione di risorse primarie, e con un occhio sempre vigile alla salute e al morale degli NPC che rappresentano la nostra squadra operativa.
Chernobylite rappresenta un videogioco con troppe meccaniche gettate insieme, è come l’aver inserito un pizzico di ogni cosa in un grosso calderone e aver mischiato il tutto, con il risultato che alcune cose, fasi di shooting in primis, sono risultate leggermente mal gestite e non facilmente padroneggiabili.
Ho preso in esempio la fase di shooting poiché presenta delle meccaniche che, secondo il mio parere, andavano riviste e sistemate. In primis la fase di shooting è lenta, legnosa, e snervante. Mirare, sparare, ricaricare, anche il semplice spostarsi mentre si sta mirando o sparando, meriterebbero un girone dell’inferno dedicato.
La gestione della fisica in alcuni casi è traballante, come ad esempio alcune posizioni dei nemici a morte avvenuta, oppure peggio ancora, a minare l’esperienza di gioco ci sono dei micro freeze che a volte possono essere abbastanza continui e irritanti.
Neanche le animazioni dei nemici, quando verranno colpiti, rappresentano un miracolo del comparto tecnico, tutt’altro direi. Questo spinge a preferire un approccio stealth degno del migliore Sam Fisher, e andrebbe anche meravigliosamente, se avessimo quantomeno una mini mappa o un HUD visibile a schermo, almeno ad indicarci la posizione dei nemici dopo averli intravisti.
In Chernobylite avremo la possibilità di ottenere dei punti esperienza, che ci daranno la possibilità di sbloccare delle abilità di Igor, la possibilità di modificare l’equipaggiamento, di costruire “comfort” per il nostro campo base per tenere ragionevolmente bilanciati il morale dei nostri compagni, la loro salute, e tanti altri aspetti che potrebbero variare con il posizionamento di alcuni macchinari nel campo base.
Chernobylite non è un prodotto malvagio, ha buone qualità, e le premesse erano più che ottime. Purtroppo non si può che affermare, come molto spesso succede, che questo videogioco rappresenta un occasione sprecata, qualcosa che poteva diventare qualcosa di gran lunga superiore, ma non lo è diventato. Peccato.