Presso gli spazi espositivi di Rho Fiera, alle porte di Milano, si è svolta durante il weekend scorso, dal 27 al 29 settembre 2019, la nona edizione della Milan Games Week, ovvero la più importante manifestazione a tema videoludico del territorio. Durante i tre giorni di fiera ho avuto la possibilità di fermarmi a fare due chiacchiere con Salvatore Cirinà, uno dei docenti che lavorano presso Event Horizon – School of Digital Art, una delle più grandi accademie dell’Europa del sud direttamente collegate ai grandi studi di sviluppo tripla A. Qui di seguito potete leggere come è andata la chiacchierata.
Ciao Salvatore, cominciamo da una domanda scontata ma importante per aprire questa chiacchierata: cos’è Event Horizon esattamente e da quanti anni siete presenti alla Milan Games Week?
“Come recita il nostro sottotitolo, School of Digital Art, siamo una scuola di arti digitali che è nata inizialmente con il dipartimento di Cinema e poi si è evoluta aggiungendo il dipartimento di Game Development and Communication Design. Attualmente abbiamo sette sedi poste in grandi città come Torino, Milano e Firenze, la più recente ha aperto a Roma proprio quest’anno. Event Horizon si pone l’obiettivo di impegnarsi a creare figure professionali attraverso i dipartimenti di cinema e videogiochi, ognuno di esso include dai cinque ai sette corsi che trattano diversi aspetti dello sviluppo dei due prodotti principali. All’interno dei nostri corsi facciamo in modo che ogni studente anche partendo da zero abbia modo di arrivare come tutti i suoi compagni a un entry point, ossia una situazione in cui possieda le competenze che gli permettano di iniziare a lavorare in questo mondo, sia in grandi software house che sviluppano titoli tripla A o in studi indipendenti più piccoli; ad esempio alcuni ragazzi che lavorano ora per Ubisoft Milano sono nostri ex studenti. Vogliamo quindi creare quelle figure professionali, non solo con l’obiettivo di dare in mano un attestato di fine corso, ma proprio dare le basi per poter iniziare a lavorare: creare un portfolio, scrivere un curriculum, aggiornare il profilo LinkedIn in modo che sia interessante per i possibili datori di lavoro.”
“Qui in fiera non siamo presenti solo noi docenti e responsabili, portiamo sempre anche i ragazzi che grazie al nostro stand possono e devono comportarsi come fossero parte di un team di sviluppo indie che sta presentando il loro lavoro a un pubblico che può essere sia l’utente finale che un publisher interessato al progetto. Similmente a quanto può avvenire in fiera un evento molto importante di Event Horizon è il Publisher Day: un weekend all’anno dove i nostri alunni hanno la possibilità di mostrare i loro giochi a un pubblico internazionale, parliamo di Sony, Koch Media e altri publisher di una certa entità che possano dare un feedback e nel migliore dei casi prendere in considerazione l’idea di pubblicare uno dei giochi dei ragazzi. La scuola sta provando a creare qualcosa che ancora in Italia manca, ovvero un hub, un punto di ritrovo per startup legate al mondo dei videogiochi affinché esse possano confrontarsi e migliorarsi in modo da poter riuscire a guadagnare da mangiare lavorando in questo settore che a mio avviso è una cosa molto importante e purtroppo in Italia siamo un po’ indietro da questo punto di vista.”
In Italia non esistono infatti percorsi di laurea che diano solide basi professionali per svolgere questo lavoro, la scelta di intraprendere un percorso in un’accademia è quindi un po’ obbligata, dico bene?
“Esatto, tutti i corsi di laurea relativi a questi ambiti, sono percorsi indipendenti o poco specifici, esiste ad esempio il corso di programmazione, ma non esiste programmazione per videogiochi e soprattutto non collegano le figure professionali come facciamo noi. In Event Horizon 2D artist, 3D artist e designer possono collaborare con i programmatori e i sound producer per dare vita a un videogioco, queste figure non devono quindi viaggiare su binari paralleli che non si incontrano mai. I corsi di laurea sono o un miscuglio di tutte queste cose che creano delle chimere che non possono trovare realmente lavoro oppure persone con competenze anche specifiche non si parlano mai e spesso e volentieri finiscono solo per essere dipendenti di qualcuno senza portare veramente avanti l’industria del videogioco.”
Se questa industria non può trovare le risorse di cui ha bisogno fra i laureati, viene quindi a rivolgersi a voi? Alla fine del vostro percorso scolastico come si approcciano gli studenti al lavoro?
“Abbiamo sicuramente tante aziende associate alle nostre sedi sparse sul territorio che contattano Event Horizon o per offrire contratti di stage o spesso anche tempi determinati o forme di apprendistato; le figure richieste spesso mancano nel loro organico. A volte collaboriamo con studi indie o con grandi aziende che vengono a fare dei workshop da noi e nel frattempo creano una rete con i ragazzi: a Torino settimana scorsa abbiamo avuto ospite Epic Games che ha sponsorizzato Unreal e ha dato delle dritte ai ragazzi su come comportarsi sui videogiochi che ne fanno uso. I ragazzi molto più spesso hanno una volontà di creare una propria azienda e di sviluppare le proprie idee e noi ci impegniamo affinché queste possano essere espresse al meglio.”
Parlando un po’ di numeri, questi risultati in che misura vengono raggiunti?
“Ad ora posso dire che in media fra tutte le sedi, più dell’85% dei ragazzi riesce a trovare un lavoro legato al mondo dei videogiochi, oppure cominciano ad avere impieghi nei loro campi di specializzazione per poi passare al mondo dei videogiochi. Chi non trova subito lavoro può essere che voglia approfondire ancora di più alcuni aspetti e quindi andare avanti con gli studi oppure ha riscontrato un leggero calo di interesse magari durante le lezioni; noi cerchiamo di mantenere sempre uno standard di qualità alto e la scuola spesso si permette di fermare il percorso dei ragazzi che non ritiene adatti o che non si impegnano abbastanza, non vogliamo tenere persone solo perché ci continuino a pagare, non è la nostra filosofia. Vogliamo invece, passami il termine, “sfornare” ragazzi competenti di cui possiamo andare fieri, vogliamo questo da chi frequenta la nostra scuola.”
Salvatore, tu di cosa ti occupi nello specifico in Event Horizon? Quale disciplina insegni?
“Io sono docente di programmazione presso la sede di Torino. Oltre alla scuola in sé è presente anche una software house chiamata Event Horizon Studios, formata dai docenti di questa sede, quasi tutti; in altre sedi lavorano per terzi. A Torino esiste questa realtà, noi insegnanti siamo associati alla scuola, ciò che raccontiamo agli studenti è il nostro lavoro di tutti i giorni. I ragazzi sono impegnati con le lezioni teoriche effettive per 16 ore, questo dà la possibilità a noi di dedicarci ai nostri progetti e a loro di sviluppare i propri, lavori che puoi vedere qui in fiera.”
Ti ringrazio davvero tanto Salvatore per il tempo dedicato a noi di iCrewPlay.
“Grazie a voi per questa chiacchierata!”
Tutte le informazioni più tecniche su Event Horizon, sono disponibili sul sito ufficiale, dove puoi trovare le presentazioni dei contenuti dei diversi corsi e anche uno showcase dove poter dare un’occhiata ai lavori degli studenti. A breve, il 5 ottobre 2019, si svolgerà presso ogni sede un open day volto a raccontare la scuola.