Com’è crescere un figlio? Qualora ti fossi mai posto questa domanda, hai due alternative. La prima è chiedere a chi un pargolo ce l’ha: un amico, i tuoi genitori, un parente. Oppure procurarti una copia del gioco Ciel Fledge: A Doughter Raising Simulator.
Visto che io non posso risponderti a questa domanda (non ho ancora assaporato l’ebrezza di diventare papà), mi limiterò a raccontarti questo titolo, che sinceramente parte male sia dal punto di vista dell’idea che da quella della realizzazione tecnica.
Una storia che non decolla
Il gioco si svolge nell’anno 3716, la terra è stata abbandonata e quello che resta degli esseri umani vive nei cieli, su alcune navi volanti. Qui la vita scorre tranquilla tuttavia dietro l’angolo c’è la minaccia aliena nota con il nome di Gigant. Un giorno la nostra routine viene scombussolata dall’arrivo di una bimba che ci verrà data in adozione, una bambina di nome Ciel (ma potremo chiamarla come più ci piace) e inizieremo a percorrere 10 anni della sua vita.
Qui controlleremo tutto ciò che questa nostra figlia adottiva dovrà fare. Andare a scuola, mangiare, uscire con gli amici e nel frattempo la storia si svilupperà. Tuttavia il problema grande è che per le prime 10 ore circa di gioco non avremo nessuno sviluppo di trama.
L’unica cosa che avremo saranno ore e ore di dialoghi assolutamente inconsistenti ai fini della storia, i quali annoieranno in maniera inverosimile il giocatore. Poi tutto ad un tratto, come per magia, si inizierà a capire qualcosa in più su questa bambina, sul perché ci è stata data in affidamento e in cosa consiste la minaccia aliena di Gigant. Fino ad allora ci sembrerà di giocare ad un titolo gestionale simile agli endless per cellulare. Reputo che cercare di sviluppare la trama dopo così tanto tempo sia una scelta suicida perché l’attenzione del giocatore verso il titolo, ormai, sarà finita.
Gameplay noioso e irreale
Il gioco, essendo un gestionale, ci darà l’opportunità di tenere d’occhio ogni aspetto della vita della bambina. Dalle attività che dovrà seguire, alle materie che dovrà studiare a scuola e infine gli amici che potrà o non potrà frequentare. Il tutto viene presentato tramite un calendario che dovrà essere riempito con le varie attività da svolgere. Ogni compito assegnato darà o toglierà dei punti alle statistiche come stamina, forza, intelligenza e via dicendo. Questa parte del gioco possiamo tranquillamente definirla né carne, né pesce. Non trovo nulla di divertente e nemmeno di profondo nel fare questo, senza contare il fatto che programmare la vita di una bambina rende tutto troppo irrealistico.
La seconda parte del gameplay consiste nei combattimenti, i quali vengono gestiti tramite alcuni incontri casuali. I random encounters vengono presentati come quiz, all’atto pratico non sarà molto dissimile dal giocare a Candy Crush. Dovremo infatti concatenare tre tessere di ugual colore e farle sparire. I combattimenti o quiz, come li chiama il gioco, si riducono a questo.
Il gioco copre 10 anni e per tutta la durata del tempo dovremo fare sempre la stessa identica cosa. Pianificare la settimana, stare attento alle statistiche di Ciel e ogni tanto fare un quiz.
Altro problema davvero insormontabile, ma questo lo si può pure dire anche di molti altri giochi gestionali indie, è che se faremo tutto bene, non avremo nessuna gratificazione, come anche se sbaglieremo non avremo nessun malus. E questo, purtroppo, dà quella sensazione di fare delle cose senza un reale scopo.
Tecnicamente svogliato
Il gioco si presenta con disegni statici e nessun movimento dei personaggi a schermo. Queste scelte stilistiche non solo per Ciel Fledge, ma per tutti i titoli che lo adottano, la reputo svogliata. Sembrerà di avere a che fare con delle belle statuine. Persino le parti dedicate al combattimento, le quali vengono presentate con dei personaggi super deformed, non avranno praticamente nessuna animazione a schermo. Capisco che si volesse dare al tutto un’immagine da manga, ma i disegni spogli, privi di dettagli ed estremamente piatti rendono tutto troppo anonimo, sembra quasi di avere a che fare con uno di quei giochi in flash che andavano tanto in voga ad inizio anni 2000.
Per quanto riguarda il sonoro, anche qui ci troviamo di fronte al senza infamia e senza lode. Nulla che risulti epico, ma anzi i pochi motivetti del titolo risultano ripetitivi alla sfinimento e dopo un po’ ci verrà voglia di azzerare la barra della musica.
Concludendo
Non c’è un solo aspetto di Ciel Fledge: A daughter Rasing Simulator che si salva. Grafica povera, sonoro da dimenticare, idea non buona né sulla carta, né nella realizzazione, gioco lungo e assai ripetitivo che ti farà venire voglia di spegnere tutto e passare subito ad altro. Anche la storia, che magari poteva essere pure un minimo interessante, parte dopo 10 ore di gioco quando, ormai, l’attenzione del giocatore sarà sfumata. Usa i tuoi risparmi per altro, non ne vale assolutamente la pena. Per risponderti alla domanda che ti ho posto ad inizio articolo, sul com’è crescere una figlia, chiedi a tuoi genitori, sarà molto più divertente sapere da loro piuttosto che giocare a questo disastroso titolo.