Alcuni giocatori hanno osservato che alcune brevi frasi venivano sistematicamente censurate all’interno della chat in-game del gioco di ruolo free-to-play Genshin Impact, sviluppato da miHoYo, società fondata dal 2011 da un gruppo di studenti della Shanghai Jiao Tong University, in Cina.
Probabilmente molti dei milioni di giocatori europei di questo gioco, che si sta affermando come uno dei titoli di maggior successo a livello internazionale che siano stati sviluppati in Cina fino ad ora, non noteranno mai che il sistema li estromette dalla chat se dovessero menzionare luoghi come Taiwan o Hong Kong, o una serie di altre frasi, alcune delle quali sorprendentemente innocue, per noi che siamo lontani da quei luoghi e da quelle controversie.
Anche tra coloro che lo potrebbero notare, la stragrande maggioranza ci passerà sopra, come una cosa di poco conto, che non impatta l’esperienza di gioco in sé, o magari penserà ad un bug. Lo sviluppatore d’altronde non è che avesse effettivamente una scelta in merito, date le regole ferree della Cina in merito di censura preventiva.
Per le specifiche di queste regole e il motivo per cui ciò è accaduto, Daniel Ahmad di Niko Partners, tra le più importanti aziende asiatiche di consulenza in ambito videoludico, ha scritto un breve thread su Twitter che vale la pena leggere.
In pratica, nessuna videogame può contenere elementi o frasi che possano minacciare l’unità nazionale della Cina
Per chi non masticasse la geopolitica cinese, Taiwan è considerata da Pechino alla stregua di una provincia secessionista dal 1912, mentre Hong Kong è a tutti gli effetti una provincia della Repubblica Popolare Cinese da quando il Regno Unito ha rinunciato al suo protettorato dopo 156 anni di (blando) dominio coloniale; Hong Kong ha giovato per anni di uno status di città-stato semi indipendente, cosa che però non si confà al centralismo tipico del governo cinese.
Nessun riferimento dunque a Taiwan e Hong Kong è consentito, ma la lista delle parole tabù è lunga.
Regole che si applicano anche ai prodotti proveniente dall’ estero e commercializzati all’interno del territorio cinese: le compagnie di tutto il mondo, devono sottostare a queste leggi, se vogliono accedere al sempre più importante mercato cinese.
Vale la pena fare un passo indietro e considerare il quadro più ampio.
Non è la prima volta infatti che questo tipo di problema si presenta, e c’è una forte possibilità che quello a cui stiamo assistendo con Genshin Impact sia solo la punta dell’iceberg.
Il primo caso che ha avuto un eco mondiale si è verificato nell’ ottobre del 2019, quando Blizzard ha espulso un giocatore professionista di Hearthstone, Ng Wai, residente a Hong Kong, licenziando i due presentatori che lo avevano intervistato in un live streaming post-partita, durante il quale il campione faceva commenti a sostegno della democrazia a Hong Kong.
Successivamente Blizzard ha tentato, goffamente, di correggere le sue stesse decisioni, in un estremo equilibrismo tra accogliere le critiche dei suoi consumatori al di fuori della Cina, insieme a quelle del Senato e della Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, e non destare troppo fastidio in seno alle autorità cinesi.
La lezione che ci viene da questo episodio è che ormai le dimensioni del mercato cinese, unite alla portata degli investimenti provenienti dalla Cina in aziende estere, sono sempre più importanti e difficilmente si riesce a trovare qualcuno che non abbia qualcosa da perdere, in un ipotetico scontro ideologico con gli interessi della Cina.
In Cina, ovviamente, la censura delle discussioni degli utenti sulle varie piattaforme digitali è stata una normalità per anni; basti pensare che per ogni possibile App occidentale, ne esiste una versione nazionale, interamente in mano ad un’azienda di esclusiva proprietà cinese (quindi molto più facile da tenere a bada).
Il controllo del governo, tuttavia, si era fermato per lo più all’interno suoi confini.
Con l’espansione del conflitto economico e geopolitico della Cina con gli Stati Uniti, tuttavia, è nata l’esigenza di controllare ed eventualmente sopprimere sul nascere le critiche antigovernative, ovunque esse potessero annidarsi.
Molte software house cinesi creavano due versioni dei loro titoli, disabilitando i filtri di censura in quelli rivolti a mercati esteri.
Le autorità cinesi sembrano aver deciso che i pool di censura, un tempo limitati alla sua stessa popolazione, siano adesso utili anche a livello internazionale, soprattutto ora che alcune principali società tecnologiche cinesi stanno concorrendo alla leadership mondiale, nei loro rispettivi settori.
Il labile equilibrio fra Cina e America
Man mano che aumenterà la tensione tra le due superpotenze del XXI, un fenomeno che sembra inevitabile indipendentemente da chi vincerà le ormai imminenti elezioni presidenziali americane, tutti gli attori che gestiscono piattaforme tecnologiche o multimediali, come i giochi, ma non solo (penso sopratutto alle produzioni cinematografiche ed artistiche in genere) sia in Cina che all’estero, si troveranno tra le mani una bella gatta da pelare.
A meno di cambiamenti epocali da parte dei consumatori occidentali, ma soprattutto dei loro governi, questo equilibrio non favorirà altro che impietose e reiterate capitolazioni alle richieste del Dragone.
Le proteste contro le aziende che rispettano le richieste censorie sono state finora non coordinate e su piccola scala, con pochi risultati concreti, mentre le autorità cinesi hanno sempre mostrato la massima risolutezza e nessun segno di cedimento.
Questo cuneo è ancora sottile, ma sta scivolando dentro la società occidentale da tempo.
Dietro una chat censurata di un gioco di successo ci sono interessi di pressione commerciale e politica, che vengono lentamente esercitati e portati avanti sulle società di giochi e altre aziende con influenza sulla cultura e sui media in tutto il mondo.
Non sono sicuro che in futuro vedremo la censura della chat di Genshin Impact come uno spartiacque (la classica goccia che fa traboccare il vaso), ma probabilmente sarà solo un piccolo assaggio di un sapore aspro a cui tutti ci abitueremo molto presto.