In occasione del recente leak sul prossimo trailer di Hellblade 2, abbiamo pensato di parlare più in generale del cinematic trailer, metodo ormai entrato a far parte della prassi per sponsorizzare e mostrare nuovi videogiochi. Molti di questi trailer sono dei veri e propri capolavori, che vengono guardati e riguardati anche a distanza di anni dalla pubblicazione del relativo videogioco. Tuttavia, spesso i giocatori si lamentano di elementi che, laddove vengono presentati in pompa magna nei cinematic trailer, vengono completamente abbandonati in quello che è il prodotto finale, fino ad arrivare a dire che questi filmati non sarebbero altro che fumo negli occhi, un modo per attirare giocatori ingenui. Dove sta la verità? Nel mezzo, come sempre.
Cerchiamo il pelo nell’uovo?
Qui sopra potete osservare il cinematic trailer del primissimo Assassin’s Creed. All’epoca questo filmato ci fece spalancare gli occhi per lo stupore, insieme ai portafogli. Nonostante non venga mostrato alcun tipo di gameplay, il trailer rende piuttosto chiari molti elementi di quello che sarebbe stato il gioco: la lama nascosta usata come arma principale, le uccisioni furtive, il setting medioevale, il parkour, la possibilità di mimetizzarsi per eludere le guardie e persino le torri d’osservazione segnalate dalle aquile. Eppure, molti si lamentarono dell’assenza della balestra, chiaramente visibile sulla schiena di Altair e utilizzata vicino al patibolo. Ubisoft si difese dicendo di averla eliminata per una questione di realismo storico.
Tanto fumo e niente arrosto
Oltre alla lamentela sulla balestra, che rappresentava una mancanza in netta minoranza rispetto a tutti gli altri elementi che, invece, erano presenti sia nel cinematic trailer che nel videogioco, la macro-community del gaming additò il trailer, dopo l’uscita di Assassin’s Creed, di non essere altro che fumo negli occhi. Il gioco, nonostante le meccaniche indubbiamente innovative, faceva il suo ingresso in quella che era la next gen dell’epoca e si rivelò, a detta di molti, molto ripetitivo e non all’altezza delle aspettative. La meccanica iterativa “indaga-uccidi” deluse, infatti, molti giocatori, che accusarono Ubisoft di averli “ingannati” con un cinematic trailer che, per l’epoca, fu una vera manna per gli occhi.
Capolavori a sé stanti
Passiamo, quindi, ad un altro cinematic trailer storico, uno di quelli usati per The Witcher 3: Wild Hunt. Questo filmato, risalente a ben cinque anni fa, riceve tutt’oggi numerose visite, con commenti risalenti anche a meno di un mese fa. In effetti, questo trailer è dannatamente ipnotico. La ninna nanna che dà i brividi, cantata in due strofe distinte all’inizio ed alla fine del video, un combattimento mozzafiato che mostra l’uso di bombe (Polvere Lunare), delle pozioni (Sangue nero) e di due segni (Aard e Quen) e che coinvolge lo spettatore ad un profondo livello emotivo, facendolo quasi dispiacere per la vampira Orianna dal volto angelico, massacrata da Geralt di Rivia. Un capolavoro a prescindere dal videogioco a cui fa riferimento.
Tra arte e inganno
Qui sopra trovate il capostipite di tutte le lamentele dei giocatori riguardo ai cinematic trailer. Quello di Dead Island. Cosa abbiamo davanti? Un gran bel filmato, innanzitutto. La carica emotiva di questo trailer è potentissima, lo fu così tanto da spaventare i ragazzi di Naughty Dog che, in quel periodo, stavano lavorando a The Last of Us e temevano di essere sorpassati dalla Techland, che sembrava stesse producendo un survival horror estremamente profondo ed emotivamente devastante. Questo era ciò che il trailer lasciava presagire, mostrando una famigliola massacrata da un’orda di zombie dopo un disperato ed umanissimo tentativo di salvarsi. Peccato che il gioco si rivelò quanto più “caciarone” si possa immaginare, lontano anni-luce dal cinematic trailer.
L’importanza dei cinematic trailer
Alla fine di questa breve analisi, possiamo dire che i cinematic trailer non si toccano. Essi non si limitano semplicemente a farci capire cosa aspettarci da un videogioco ma costituiscono delle vere e proprie piccole opere a sé stanti, talvolta di fattura talmente pregiata che viene naturale pensare che se un team ha riposto tanta passione ed energie in un video di presentazione, non si potrà che ritrovare quell’eccellenza anche nel prodotto finale. O almeno, così si spera. Perchè laddove un cinematic trailer come quello di Dead Island ci ha, con il senno di poi, deluso… The Witcher 3: Wild Hunt, invece, insegna. E insegna due volte.