Nel mondo videoludico esistono sempre più videogiochi indie, ovvero, titoli sviluppati da alcuni team di sviluppo che lavorano senza il supporto economico di un editore. A lavorare a questa tipologia di videogame, spesso, sono dei singoli o dei piccoli gruppi di persone ed ovviamente non è semplice riuscire a pubblicare un titolo con un alto potenziale.
Questo però non preclude la possibilità che un titolo indie possa essere meglio di altri videogame supportati da qualche editore già popolare nel mondo videoludico. COD Warzone ovviamente non è paragonabile a nessun titolo indie della categoria, anche perché grazie al nome che porta (Call of Duty) ha un bacino d’utenza garantito non tanto piccolo.
La produzione di un videogame come il battle royale di Activision è un lavoro molto impegnativo e pieno di inconvenienti che bisogna preventivare, quindi è necessario o addirittura fondamentale studiare a tavolino tutti i dettagli. Come per la serie di Netflix “La casa di carta“, ogni singolo dettaglio (o quasi) è stato studiato a puntino dai pochi team di sviluppo che lavoravano al titolo prima del lancio, ma qualcosa sembra non essere andata come era stato previsto.
COD Warzone ha riscontrato un successo che è stato di gran lunga sopra le aspettative di Activision e dei team di sviluppo e ciò ha dato inizio ad una serie di problematiche invadenti, sia in-game che non. Già nel corso delle prime season del titolo erano stati riscontrati dei piccoli errori nelle righe di codice, ma non sembravano essere invadenti ai fini del gameplay, purtroppo però la situazione è degenerata con il passare del tempo. L’arrivo di nuove season e le nuove meccaniche di gioco hanno dato origine ad altri problemi che si sono sommati a quelli preesistenti ed ovviamente la community ha iniziato a mandare le proprie segnalazioni.
Ciò ha dato inizio ad una vera e propria odissea per COD Warzone. Il titolo di Activision ha poi subito la piaga dei cheater ed è stato praticamente tartassato dagli hacker che sviluppano, tutt’ora, cheat a pagamento che riescono a rendere le partite degli utenti onesti una vera tortura.
COD Warzone vede aumentarsi i team di supporto
Con l’aumentare dei cheater nelle partite, l’utenza ha iniziato a dubitare dell’affidabilità di COD Warzone e secondo i dati forniti da Activision il titolo, nell’ultimo trimestre del 2020 ha perso più 150.000 utenti. Giunti al punto di non ritorno, la software house ha deciso di fare “acquisti” ed ha chiamato i rinforzi aggiungendo numerosi team di sviluppo, già affermati nel mondo videoludico, per supportare al meglio il battle royale. Ad oggi COD Warzone conta ben nove team di sviluppo che lavorano per tenere il gioco costantemente aggiornato e funzionante.
Tutto questo ovviamente potrebbe far pensare che almeno uno dei nove team che operano sul videogame abbia pensato ad un sistema anti-cheat per debellare chi sfrutta aimbot e wallhack in-game, ma non è proprio così. Nonostante COD Warzone sia supportato da team di sviluppo di grosso calibro, come:
- Infinity Ward;
- Treyarch;
- Raven Software;
- Sledgehammer Games;
- Beenox;
- High Moon Studios;
- Toys for Bob;
- Activision Shanghai;
- Demonware;
all’interno del titolo non è mai stata implementata una contromisura che blocchi o banni chi utilizza i cheat in gioco e questo ha particolarmente infastidito l’utenza occasionale che gioca a COD Warzone, i fedeli della saga di Call of Duty e gli streamer della piattaforma viola. Insomma, con quello che è definibile come una sorta di pedigree di alta genealogia, COD Warzone non dovrebbe presentare delle défaillance così accentuate.
Tutt’oggi i team di sviluppo “fondatori” e la software house si reputano soddisfatti del successo ottenuto dal titolo e dai guadagni che esso ha prodotto. Non sappiamo se verranno aggiunti altri team al supporto di COD Warzone, ma speriamo che almeno portino un anti-cheat all’interno del battle royale più giocato del momento.