Sappiamo ormai da secoli che tra oriente e occidente vi è una differenza a dir poco abissale, non ci riferiamo alla ovvia distanza che separa i continenti uno dall’altro, ma soprattutto dalle usanze e dalle culture che questi ultimi possiedono. Esse sono chiaramente tramandate nei secoli in ambedue i casi, ciò non vieta però la possibilità di apprezzare qualcosa che non rientra nelle nostre preferenze e che secondo noi non potrebbe piacere perché parte integrante di una civiltà diversa dalla nostra.
Questo vale anche per i videogiochi, dove alcuni generi sono particolarmente amati nel paese del sol levante, che si rivelano nella maggior parte dei casi con delle meccaniche create appositamente per quel pubblico di nicchia, sollevando quindi l’eventualità di far storcere il naso a chi magari non gradisce la categoria.
I visual novel sono infatti dei titoli incentrati principalmente sulla narrativa, mentre il gameplay viene messo in secondo piano il giocatore avrà l’opportunità di modificare il corso della trama influenzando il finale effettuando delle scelte che si presenteranno durante le fasi di gioco.
Toge Productions in questo tipo di titoli è maestra e farà immergere il gamer di turno in una rilassante caffetteria, dove prepareremo particolari bevande richieste dai clienti che non si limiteranno solo a sorseggiare il loro infuso ma racconteranno le loro storie e i loro problemi che si andranno a intrecciare con la conoscenza di altre persone.
In coffee Talk cosa posso prepararle da bere?
In Coffee Talk impersonificheremo un barista che possiede una locale in una Seattle ai giorni nostri. La piacevole introduzione iniziale fatta di brevi sequenze animate realizzate con la conosciuta e deliziosa pixel art ci porta quindi davanti al bancone in prima persona dove faremo la conoscenza della nostra prima cliente, Freya. Qui è interessante scoprire subito quanto la software house abbia puntato molto sull’atmosfera, fatta di pioggia battente sulle finestre e il rilassante brano di sottofondo che ci accompagnerà per tutta la durata della trama.
Una volta finita la chiacchierata prepareremo la nostra prima bevanda, che potrà essere conseguita selezionando tre ingredienti, principali e secondari che andranno a rendere forte, amaro o dolce il drink a seconda anche delle spezie che utilizzeremo. Quest’ultime si amplieranno di numero man mano che andremo avanti nel gioco, aumentando la possibilità di realizzare più infusi, alzando sensibilmente il livello di difficoltà.
Se all’ inizio il cliente che ci troveremo davanti esprimerà in maniera chiara e precisa cosa vorrà bere, come un espresso, proseguendo nella trama dovremo fare affidamento al nostro intuito, cercando quindi di azzeccare la giusta combinazione di ingredienti. Quando avremo il preparato questo potrà anche essere gettato nella spazzatura se ci renderemo conto che è sbagliato o vorremo fare un altro tentativo, con un massimo però di cinque volte ( abbasso lo spreco! ).
Se poi avremo dimenticato una miscela potremo consultare il nostro smartphone in qualsiasi momento, riesaminando però non solo le bevande realizzate, ma anche i profili social dei clienti che ci saranno venuti a trovare, assieme alla possibilità di cambiare il tipo di brano di sottofondo.
L‘arte del latte
Ultima funzione che riguarda il bancone è l’opportunità di effettuare la famosa Latte Art, cioè una decorazione che viene effettuata mediante la creazione di disegni e forme sulla superficie del drink, ovviamente se avremo scelto l’apposito ingrediente che dà il nome alla tecnica. Questa è stata realizzata con poca attenzione, oltre a rendere frustrante ogni abbellimento del cappuccino di turno complice un sistema di controllo mal implementato, aggiunge davvero poco al divertimento.
Parlate pure, io intanto preparo
Se stare dietro al bancone richiede una certa dimestichezza soprattutto per quanto riguarda la comprensione della misteriosa combinazione degli ingredienti, che dovremo trovare per preparare la bevanda sfruttando l’intuizione se il cliente si affida alle nostre abilità, le storie delle persone che decideranno di passare il tempo sorseggiando il loro infuso sarà il cuore pulsante di Coffee Talk.
La nostra prima cliente darà l’impressione che ci troviamo in una società più che normale, fatto di caffè, chiacchiere, pioggia e macchine che passano davanti al locale, ma quando cominceremo a vedere che sulle sedie si poggeranno un vampiro, una sirena, un lupo mannaro, un elfo e un’astronauta munito di casco con tanto di sfondo lunare che berrà l’intruglio immergendo il dito nel recipiente ci renderemo conto di essere dentro a un mondo fantasy.
Una grande verità
Le storie che udiremo sono più attuali di quanto si potrebbe pensare, e spaziano da coppie in crisi per questioni razziali ad altre tematiche tristemente familiari, tuttavia il messaggio che il titolo vuole dare è talmente accennato tanto da non fare la morale a nessuno.
Il punto di forza di Coffee Talk è sicuramente il locale di cui parla, in modo da spingere giocatori e clienti ad essere veri con se stessi nell’istante in cui varcano la soglia di quel piccolo angolo di Seattle.
La frequentatrice fissa dell’omonima caffetteria sarà Freya, un’aspirante scrittrice che ci confiderà il suo lavoro su una bozza da presentare ai suoi superiori, fattore che potrebbe far decollare la sua carriera oppure stroncarla. Quando deciderà di ispirarsi alle storie udite ogni giorno nel locale il libro e il gioco diventeranno una cosa sola, fungendo quindi da collante a tutti i racconti degli altri strambi personaggi.
Modificare il corso degli eventi
Come citato all’inizio di questa recensione, i visual novel sono noti non tanto per la narrativa quanto per la possibilità di influenzare il corso della trama, tanto da modificarne anche il finale. Questo fattore viene di solito alla luce compiendo azioni o rispondendo a delle domande specifiche. In Coffee Talk questo non avviene se non tramite la scelta degli ingredienti, e quindi della bevanda che realizzeremo, che cambierà quindi l’umore del personaggio comportandosi in maniera differente.
Per quanto il genere sia realizzato sulla linea narrativa sarebbe stato gradita una componente interattiva tra barista e cliente, visto che sbagliare il drink richiesto non è così poi stimolante.
La mancanza della lingua italiana è infine un ulteriore allontanamento dal titolo se non si apprezzano questo tipo di giochi, data la corposa presenza costante di dialoghi.
Il barista muto
Fin da subito selezionabile è la modalità Endless, che permetterà al giocatore di servire bevande senza storia né dialoghi. Suddivisa in due opzioni, Free Brew e Challenge Mode, la prima dà la libertà di servire al personaggio ciò che si vuole, mentre nella seconda sarà presente un countdown che aumenterà di conseguenza la difficoltà, mettendo sotto pressione il barista di turno e stancando in fretta. Queste funzioni oltre che tendenzialmente inutili aggiungono veramente poco all’offerta.
Conclusioni
Non è facile dare un giudizio finale al titolo di Toge Productions in quanto al di là del genere che è rivolto esclusivamente a un pubblico di nicchia, rende godibile l’esperienza solamente a chi possiede una buona conoscenza della lingua inglese. Messo da parte questo e alcuni difetti come un sistema di controllo impreciso del “Latte Art” e la presenza della sterile modalità Endless dategli una possibilità, Coffee Talk è un’esperienza da provare almeno una volta nella vita e stare dietro al bancone vi farà sentire a casa, magari sorseggiando una bella tazza di caffè.
Il titolo è disponibile su PlayStation 4, Nintendo Switch e Steam.
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