Conarium è un’avventura grafica in soggettiva ispirata fortemente ad Alle Montagne della Follia (At the Mountains of Madness), romanzo horror del 1935 dello scrittore statunitense Howard Phillips Lovecraft.
Ispirato soltanto perchè, nei fatti, rappresenta più un seguito ideale degli avvenimenti che accadono nel libro.
Infatti ci troviamo a vestire i panni di Frank Gilman, uno degli esploratori della missione di ricerca allestita in Antartide e più precisamente nell’immaginaria Upuaut (curiosità: il nome deriva da un’antica divinità funeraria egizia, il che è già tutto un programma).
Risvegliatosi senza memoria degli eventi recenti, Frank ha con sè unicamente un guanto che richiama un contatore Geiger e la voglia di farsi passare un tremendo mal di testa.
Emicrania che aumenta ogni volta che si avvicina a qualche dettaglio importante o che si avvicina ad una misteriosa sfera meccanica che emette lampi di luce, scariche elettriche ed un fastidiosissimo brusio: forse il Conarium che dà il nome al gioco?
Mettici anche che è rimasto completamente solo e l’atmosfera non è delle più accoglienti, ed ecco a voi la trama di base di Conarium, porting della versione per PC (presente su Steam dal 2017) ora uscito su Playstation 4 e provato per vedere dopo quasi due anni se ha mantenuto il fascino delle origini. Qui puoi trovare la recensione della versione originale su iCrewPlay.
Come si gioca
Come detto prima, Conarium è un avventura horror in prima persona dove possiamo esplorare ogni singolo angolo delle ambientazioni proposte, dalla base antartica al profondo sottosuolo, passando per location immaginarie o reali presenti nella memoria del protagonista.
Attraverso il pad possiamo muoverci, guardare intorno ed interagire con gli elementi dell’ambiente che , se interattivi, verranno presentati con l’icona di una lente d’ingrandimento o di un ingranaggio.
Possiamo leggere quasi tutte le note, gli appunti e i libri presenti negli scenari e tutto verrà salvato e trascritto nel nostro diario di viaggio, bozzetti e segreti compresi.
I bozzetti saranno sempre utile per risolvere gli enigmi (non tanti in realtà) che troveremo lungo la storia e che dovranno essere necessariamente risolti per continuare il percorso.
Spesso si tratta di trovare la chiave per aprire porte, altre volte capire la successione corretta in cui perlustrare zone e raccogliere elementi. Ho trovato lungo il percorso pochi enigmi veri da risolvere e le interfacce usate non sono sempre state le migliori. E se da un lato aumentano il senso di precarietà in cui ci troviamo, dall’altro evidenzia delle lacune tecniche non indifferenti, la cui sensazione di malfunzionamento è accentuata dall’uso del pad al posto di mouse e tastiera.
In alcuni punti è necessario interagire attivamente con gli oggetti a disposizione (l’accetta, il guanto, il cristallo) ma sempre per perlustrare ed avanzare, mai per combattere. Questa componente, quella del combatti o muori, manca nel gioco totalmente. Il che è un bene perchè è un’esperienza di esplorazione, lettura e scoperta. Ma indubbiamente, chi non è abituato a questo genere di titoli, potrebbe sentire la mancanza di un pò di sana battaglia per la sopravvivenza. Se proprio ti manca accettare qualcuno con violenza, ci sono un paio di muri da abbattere per trovare uno dei tanti “segreti” sparsi nel percorso.
L’oggetto che ovviamente non mancherà mai e che non basterà mai è la fidata torcia elettrica, senza la quale gli ambienti tetri e bui di Conarium sarebbero troppo dark anche per trovare le interazioni. Praticamente spegnerai la torcia solo quando leggi i libri e le note, visto che il riflesso rende illeggibile il tutto (sembra interessante come opzione grafica, ma nella realtà i libri e i fogli sono di carta, non di plastica lucida…).
Il tutto in Conarium è comunque reso facile da fare: muoversi, scegliere, correre, interagire. L’unico neo imputabile al pad è l’utilizzo degli stick negli enigmi dove si avverte un delay non indifferente nel muovere il puntatore sia per risolverli che per osservare alcuni dettagli. Prova ad aprire un cassetto vicino ad un altro senza invocare tu stesso Cthulhu ogni tanto.
Un appunto sul gioco riguarda i finali alternativi, uno dei punti a favore nella trama: io ne ho individuata una soltanto di milestone in cui è chiaro che qualcosa cambierà alla fine, ma, se ne troverai altri, scrivili nei commenti con delicatezza verso chi ancora non ci ha giocato.
L’ambiente
Sicuramente uno dei piatti forti del menu di Conarium è l’ambientazione. I tre sviluppatori e designer di Zoetrpe Interactive (sì 3, hai letto bene) sfruttano bene Unreal Engine 4 (scelta vincente per semplicità e compatibilità) e fanno degli ambienti in cui ci muoviamo un fiore all’occhiello del titolo.
Non parlo ovviamente di dinamicità degli elementi, anzi a dirla tutta, i personaggi viventi (umani e non) sono graficamente resi in maniera poco realistica. Parlo dell’atmosfera in sè, della gestione delle luci, della scelta del dove creare buio totale e luce fioca, della scelta della palette cromatica e del giusto rapporto tra aree aperte e spazi ristretti.
In un walking game come questo, dove si cammina e tanto (forse troppo?), il vedere come si viene catapultati tra realtà simili eppure ben diverse e così dettagliate rende onore al lavoro svolto. Così come la diversa resistenza del terreno è uno di quei dettagli che potresti non aspettarti.
Nell’esperienza positiva relativa agli ambienti non può non rientrare la colonna sonora, esattamente quella che ti aspetti da un titolo del genere. E non è da meno, anzi, l’utilizzo del sonoro sia nell’uso degli oggetti o nelle interattività che negli effetti che sentiamo nel camminare o correre. La sensazione di camminare spesso su qualcosa di “vivo” rende bene l’idea di cosa ci sta accadendo.
Infine, ma non meno importante, apprezzerai sicuramente la scelta delle opere d’arte reali presenti nelle ambientazioni, dipinti e sculture in cui i rispettivi autori hanno sempre provato a spiegare cosa sia la mente umana. Un dettaglio a mio avviso davvero importante in questo genere di esperienze digitali.
Quanto avrebbe amato H.P. Lovecraft questo interessante Conarium?
Non è facile rispondere ad una domanda così importante. L’autore statunitense è per molti il precursore o il padre di un filone fantascientifico horror che ha segnato ed influenzato una lunga serie di autori, anche contemporanei, alla pari di E.A. Poe.
Ma a differenza di tanti altri, primo King su tutti, non ha mai scritto per il grande pubblico. I suoi racconti non sono spesso adatti ad essere trasposti nei videogiochi o tanto meno nei film, non per la scarsità di materiale o di qualità, ma perchè la weird fiction di Lovecraft ha un limite in sé, che poi è anche il suo pregio: provare a rendere l’irreale, il soprannaturale, il mostruoso un qualcosa di scientificamente provato.
Dimostrare che le paure che abbiamo dentro non sono irrazionali ma spesso frutto di un’evoluzione iniziata in maniera diversa da quella conosciuta, in cui l’uomo è stato quasi vittima sin dall’inizio. Vittima sia del suo destino che della mai sazia voglia di conoscere la verità. E per Lovecraft quella sete di conoscenza porta alla follia o alla morte.
Lovecraft paradossalmente avrebbe amato questo Conarium, probabilmente non per la fedeltà ai suoi racconti, sicuramente non per la tecnica o tecnologia, ma perché ha in sé quel seme della curiosità che ha bisogno di tempo e pazienza per crescere e diventare verità.
In basso, prima del commento finale, puoi vedere alcune schermate della mia sessione di gioco, forse con qualche spoiler, quindi se anche tu temi gli Antichi, forse è meglio che non rischi nel vederli ora, prima di aver terminato il gioco. Potresti non sopravvivere alla scoperta.