Come ogni anno in cui ci si appresta ad entrare nella prossima generazione di console, il fermento del mercato, degli addetti ai lavori e degli appassionati è sempre molto alto, e in questo senso anche lo sciagurato 2020, che verosimilmente nel periodo tra ottobre e dicembre ci consegnerà le nuove console Microsoft e Sony, non è da meno.
Come accade spesso, la comunicazione dei diversi produttori segue strade diverse e particolari, che lasciano non di rado interdetti noi che siamo dall’altra parte della “barricata”. Insomma diciamola tutta, specialmente negli ultimi mesi i vari annunci e presentazioni fatte sia dalla casa di Redmond che da quella di Tokyo si sono rivelate perfettibili, soprattutto per quanto mostrato di volta in volta.
Anche per queste ragioni c’era un’aspettativa enorme per i due eventi probabilmente più importanti di questi primi 6 mesi dell’anno, che a causa del COVID non ha visto lo svolgimento dell’E3 di Los Angeles: stiamo parlando della conferenza Sony dell’11 giugno e dell’Xbox showcase di Microsoft dello scorso 23 luglio.
Cosa abbiamo visto nell’evento Sony
L’evento Sony, per quanto non sia stato un continuo susseguirsi di fuochi d’artificio ha regalato delle perle di grande interesse, prima fra tutti la presentazione fisica della console, che dopo mesi di speculazioni si è finalmente presentata al mondo con le sue linee (e, quanto pare, dimensioni) certamente poco ortodosse e che hanno fatto subito discutere tantissimo.
Si è, ovviamente, anche parlato di giochi, e se da questo punto di vista i più ottimisti si aspettavano almeno un teaser di annuncio di qualche pezzo da novanta come il nuovo God of War, che invece non c’è stato, gli appassionati della console Sony si sono visti presentare la prossima incarnazione di Ratchet & Clank e il seguito di Horizon Zero Dawn.
In particolare il primo ha fornito un vero e proprio assaggio di quello che ci aspetta nella prossima generazione con PlayStation 5, quando si è visto finalmente all’opera il potenziale di quella famigerata SSD di cui per tanto tempo si è speculato: il modo e la velocità in cui il personaggio del gioco interagiva con i diversi mondi e ambientazioni, senza cali di frame rate e senza ovviamente la presenza di nessun caricamento è stato il primo tangibile esempio di che cosa potremo vedere tra pochi mesi sulla nuova console della casa giapponese.
Horizon ci ha invece fatto cadere la mascella con la sua qualità visiva che, se già ha settato nuovi standard con il primo capitolo, nel secondo sembra seguire lo stesso filone.
Fin qui, le cose belle. Il resto, sinceramente, ha lasciato perplessi i più sia per il numero di titoli che saranno disponibili al lancio di PlayStation 5 sia per la tipologia di quelli presentati. A parte forse il prossimo capitolo di Resident Evil e il Reboot/remake di Demon’s Souls (della cui esistenza di entrambi si vociferava ormai da tempo) e qualche immagine in game di Gran Turismo 7, il resto dei giochi non hanno in effetti entusiasmato la platea, e in più molti di questi non si sa nemmeno quando li giocheremo esattamente.
Conferenza bella, ma certamente non indimenticabile, e proprio per queste ragioni i cultori di videogiochi (e non solo/non tanto quelli di Microsoft, perché la “console war” oltre ad essere inutile è anche dannosa se portata avanti con lo stile del tifo calcistico) si aspettavano una replica prepotente da parte della casa americana, in grado di rispondere colpo su colpo alla controparte giapponese e, perché no, partire avvantaggiata sui blocchi di partenza all’avvio della next gen.
Leggendo i commenti a caldo di tanti addetti ai lavori e semplici appassionati, tra cui il sottoscritto, quanto abbiamo visto nell’ultimo evento Xbox la perplessità, per dirla con gentilezza, è sembrata regnare sovrana.
Microsoft ha davvero sbagliato?
Ma cosa abbiamo visto di così deludente?
L’esordio è stato segnato da uno dei titoli certamente più attesi, quell’Halo Infinite di cui abbiamo visto diversi trailer ma che smaniavamo vedere in un corposo gameplay che ci facesse capire da un lato la grandezza dei muscoli di Series X, dall’altra le novità che è lecito aspettarsi da una saga iconica ma che certamente nel corso degli ultimi anni, specialmente nella generazione di Xbox One, ha perso un po’ del suo mordente.
Se da un lato la struttura open world del titolo e l’utilizzo del rampino da parte di Master Chief hanno subito piacevolmente sorpreso per le potenzialità che possono offrire, è stato il lato tecnico a deludere profondamente le (enormi) aspettative riguardo al titolo: Halo Infinite, a pochi mesi dal lancio, è evidentemente un titolo cross gen, che deve girare sia su One sia, probabilmente ottimizzato, su Series X.
E qui la prima domanda: nel momento in cui da mesi, in casa Microsoft, si è parlato della sua prossima console come “la più potente in assoluto”, aveva senso presentare quello che sarà certamente uno dei suoi titoli di punta del primissimo periodo, con una veste grafica che probabilmente non fa gridare al miracolo nemmeno nella generazione attuale?
Ma proseguiamo oltre…
Nel momento in cui è assodato che il problema principale della casa di Redmond nella generazione che si sta concludendo è stata l’assenza di numerosi titoli first party di qualità, e soprattutto dopo una conferenza Sony in cui proprio la presenza di titoli first party di peso è stata numericamente ben al di sotto le aspettative, tutti si aspettavano che nell’Xbox showcase sarebbe stato inferto un duro colpo in grado di far pendere l’ago della bilancia del consenso più dalla parte di Microsoft che di Sony.
Invece, cosa abbiamo avuto in questo senso? Halo Infinite con una qualità tecnica non certo da next gen, uno State of Decay 3 di cui abbiamo visto solo un teaser, un Forza Motorsport presentato con il logo e poco più, uno Stalker 2 ma, a quanto pare, in esclusiva temporale e, alla fine, un Fable che ha fatto di certo vibrare il cuore degli appassionati ma che con tutta probabilità vedremo non prima di 2 anni almeno.
Il resto? Una serie di giochi più o meno interessanti ma che, francamente, di quei “muscoli da next gen” avevano poco o niente.
E qui la seconda domanda: perché, nel momento in cui sei consapevole che il tuo principale punto debole rispetto a Sony è stata la mancanza di esclusive di peso, in quello che con tutta probabilità è il più importante evento pre lancio della console mi hai fatto vedere poco o niente di esclusivo e interessante che mi facesse correre a dare la caparra per il pre order di Xbox Series X?
Le due domande sono lecite, ma ora è arrivato il momento di far parlare “l’avvocato difensore” di Microsoft, che tradotto vuol dire tentare di leggere la situazione da un punto di vista differente.
Ribadisco che, chi scrive, non è “fanboy” di uno o dell’altro marchio, casomai sono fanboy dei videogiochi, e ho avuto e adorato tutte le console Sony e Microsoft dalle prime in poi, quindi mi ritengo lontanissimo da qualsivoglia polemica da console war che, ribadisco, tutto fa tranne che aiutare il mercato e di conseguenza noi appassionati.
Ma torniamo a noi e al motivo per il quale Microsoft dovrebbe avere un avvocato difensore.
La questione, dal mio modesto punto di vista è una soltanto: siamo davvero così sicuri che entrambi i principali competitor si stiano (o lo faranno a breve) confrontando sullo stesso terreno di battaglia? Perché tra i diversi legittimi momenti di perplessità dell’evento Xbox, non dobbiamo tralasciare quello che certamente è stato uno dei più importanti e migliori, ovvero il gamepass.
Da tempo in casa Microsoft si parla dell’intenzione non di concentrarsi sul prodotto in sé, in questo caso la console, ma di spingere sul proprio ecosistema, una sorta di ambiente multistanza in cui gli utenti possano agilmente muoversi di fatto pagando un abbonamento, proprio quello del gamepass. In questa logica, ha davvero senso giudicare, soprattutto in prospettiva, l’operato della casa americana con le logiche a cui ci siamo affidati di fatto da sempre, ovvero la produzione di una console con determinate caratteristiche e i relativi giochi?
Secondo il mio umile parere, la risposta è no.
Quello a cui stiamo assistendo in questi ultimi anni è probabilmente uno dei più importanti cambiamenti di paradigma avvenuti nel mondo dei videogiochi forse dai tempi dell’online in senso ampio; probabilmente non è più il caso di ragionare SOLO per prodotti, ma bisogna farlo ANCHE per servizi, e parlando di servizi è parere unanime il fatto che Microsoft da questo punto di vista sia nettamente avanti rispetto a Sony, proprio perché il gamepass rappresenta una svolta epocale. Il fatto di giocare non su una console ma in un “ambiente”, che sia meno legato agli step tecnologici è una realtà che sta prendendo piede in maniera rapida e probabilmente incontrastata. E in questo senso, è impossibile negare che Microsoft stia segnando una rotta importante.
Ciò non vuol dire, si badi bene, che il “vecchio” concept del videogioco su console sia morto, anzi, personalmente adoro Sony e le sue esclusive, solo che a questo se ne affianca uno nuovo, diverso, che può suscitare più o meno appeal, ma che è innegabile possa avere margini di sviluppo (e di guadagno) onestamente poco decifrabili al momento.
Vedendo la situazione sotto questo punto di vista, probabilmente può cambiare anche il giudizio sul lavoro e la comunicazione che Microsoft sta portando avanti negli ultimi mesi.
Certo, rimane sempre il fatto che se tu spingi su quella che deve essere la console più potente, in un qualche modo questa potenza me la devi vendere, cosa che onestamente non è stata nell’Xbox showcase, ed è forse questa la principale incongruenza che rimane nell’azienda americana e che probabilmente deve affrettarsi a risolvere quanto prima così da prendere una direzione chiara, soprattutto per i clienti vecchi e nuovi.
In questo senso, la scommessa fatta da Microsoft rimane affascinante, perché se forse hai un pochino deluso i tuoi fan di vecchia data, probabilmente in prospettiva stai cominciando ad aggredire tutto quel pubblico numericamente sconfinato che magari ancora non si è avvicinato al mondo del gaming, ma che grazie alle possibilità offerte dal tuo ecosistema e per mezzo di un abbonamento può iniziare a fare.
Secondo questa logica, la cui efficacia e bontà potremo valutare solo negli anni a seguire, il “problema” della qualità e tipologia di quanto mostrato all’evento Xbox non è stato in quello che abbiamo visto, ma in CHI lo ha visto. Quel pubblico che a ragione o a torto, probabilmente non ha ancora voglia/modo/piacere di calarsi nella nuova prospettiva che Microsoft ci sta aprendo davanti.
Quindi, chi ha ragione? Chi ha torto?
Non spetta certo a me dirlo, ma da appassionato azzardo a sostenere che forse ci stanno vedendo più lungo di quanto non vogliamo pensare.