Chiunque sia appassionato di videogame e ne abbia giocato uno negli ultimi 25 anni, sicuramente si sarà imbattuto almeno una volta in Crash Bandicoot; il simpatico peramele creato da Naughty Dog è stato uno dei protagonisti della seconda età dell’oro dei videogiochi diventando, insieme a personaggi come Spyro e Lara Croft un’icona della prima PlayStation.
Al pari del simpatico draghetto viola, di Crash si sono perse le tracce per lungo tempo, dopo i trascurabili capitoli di Traveller’s Tale e Radical Entertainment.
Quando, ormai 4 anni fa, abbiamo visto tornare dal nulla Crash Bandicoot con la N.Sane Collection tutti gli appassionati hanno esultato per il gran lavoro fatto da Vicarious Visions nel rivitalizzare la trilogia originale, dando allo stesso tempo una forte speranza di rivedere la serie in un capitolo inedito.
Detto fatto, l’anno scorso Activision e Toys for Bob, dimostrando di avere imparato dagli errori altrui, ci hanno proposto Crash Bandicoot 4: It’s About Time, che già a partire dal titolo ci dice tanto sulla sua essenza. La scelta della numerazione, infatti, suggerisce al giocatore che si tratta di un vero e proprio sequel della trilogia originale che di fatto cancella i capitoli dei primi anni 2000.
Il risultato, di cui parleremo a breve, è un titolo ben riuscito e che ha riscosso talmente tanto successo da renderne inevitabile una versione per console next gen, uscita a pochi mesi di distanza dalla versione per PlayStation 4 e Xbox One.
Dove eravamo rimasti con Crash Bandicoot?
Gli eventi di It’s About Time riprendono da dove li avevamo lasciati alla fine di Warped: Cortex, N.Tropy e Uka Uka sono stati esiliati all’alba dei tempi, fine alla quale ovviamente non si sono rassegnati.
A furia di tentativi, la maschera malvagia riesce ad aprire un varco che consente ai cattivoni la fuga; il varco aperto si rivela essere in grado di collegare tutte le dimensioni del multiverso, motivo per cui i nemici di Crash si accingono a conquistare tutte le versioni del loro mondo.
Il tutto non può passare inosservato ai buoni, che avvertiti da Aku Aku abbandonano il meritato riposo per tornare in pista, questa volta aiutati dalle Maschere Quantiche.
Queste nuove maschere, il cui vero obiettivo è quello di variare a tratti il gameplay classico, sono in tutto 4 e conferiscono a Crash dei nuovi e temporanei poteri.
Lani-Loli ci aiuta a far sparire e ricomparire piattaforme e altri elementi lungo i livelli, Kapuna-Wa attiva una sorta di bullet time che rallenta il tempo, Akano da al peramele una maggiore forza durante le rotazioni e gli consente di usarle come fosse un elicottero per brevi tratti mentre l’ultima maschera Ika-Ika ci consente di manipolare la gravità.
Le quattro abilità non potranno essere utilizzate a piacimento, ma solo quando compariranno le relative maschere, diventando quindi funzionali al level design.
Maschere quantiche e altre dimensioni
Queste maschere servono dunque a diversificare il gameplay delle sezioni di cui sono protagoniste: una scelta apprezzata che intervalla sezioni classiche che ci rimandano ad un’epoca lontana in cui i platform erano i veri titoli infernali e tutto dipendeva dall’abilità del giocatore.
I livelli sono costruiti infatti con una sapiente abilità che li mantiene in perfetto equilibrio tra lo sfidante e l’impossibile, con un level design appagante e che distrae (anche visivamente) dall’eccessiva difficoltà di certi passaggi.
Per venire incontro anche ai giocatori meno smaliziati, It’s About Time è giocabile in due diverse modalità, intercambiabili: una definita moderna, con vite praticamente infinite e in cui il conteggio viene fatto sulle morti anziché sulle vite residue, e una rétro che ci conferirà vite limitate al termine delle quali dovremo ricominciare dall’inizio del livello, proprio come nei capitoli per PlayStation.
Inoltre torna la possibilità di adottare la difficoltà dinamica, per cui dopo un tot di morti il gioco ci viene incontro con delle comode maschere protettive e qualche checkpoint in più e, per facilitare le sezioni di salto, è stato introdotto un piccolo indicatore che ci segnala dove andremo ad atterrare, evitando quindi salti a vuoto (o nel vuoto).
Pur con tutti gli aiuti del caso, come già detto la differenza la farà la freddezza e l’abilità dei giocatori: collezionare tutte le casse, raccogliere i segreti e superare tutti i livelli bonus sarà un’impresa da far tremare i polsi anche ai giocatori avvezzi ai soulslike.
Tutti i livelli della campagna principale potranno essere affrontati indifferentemente utilizzando i due fratelli Bandicoot, Coco e Crash; si tratta comunque di una differenza cosmetica, come per le varie skin, dal momento che l’approccio è sostanzialmente identico per entrambi i personaggi.
Una ulteriore variazione alla formula standard è data dalla presenza di Dingodile, Neo Cortex e Tawna come personaggi giocabili, ognuno con le proprie caratteristiche: l’ex fidanzata di Crash, qui in versione più cazzuta, ha un rampino con cui afferrare nemici, sporgenze e bonus altrimenti irraggiungibili. Il popolare incrocio tra un dingo e un coccodrillo invece, pur essendo il più lento e meno atletico dei personaggi può contare su un’aspirapolvere da usare per saltare e raccogliere oggetti e una coda robusta da roteare come un’arma. La nemesi del nostro peramele preferito invece è agile, può effettuare scatti aerei e usare una speciale pistola per trasformare i nemici in piattaforme su cui saltare.
Questi personaggi saranno utilizzabili in due circostanze: livelli ampi ed interamente dedicati a loro oppure, scelta un po’ discutibile, in livelli già affrontati che vengono riproposti da una nuova prospettiva. In questo secondo caso, terminata la sezione che riguarda questi personaggi, dovremo tornare nei panni di Crash per completare il livello. E’ una delle poche scelte incomprensibili e non del tutto soddisfacenti nel titolo dei Toys For Bob.
A completare l’offerta, che aumenta notevolmente la longevità del titolo, la possibilità di giocare i livelli in modalità N.Verted, che ne varia l’estetica e alcuni segmenti, e i nastri flashback che sono dei livelli tendenzialmente in 2.5D in cui Crash è ancora un esperimento in fase di studio.
Sono presenti anche alcune modalità multiplayer locali, tra cui la più famosa è senza dubbio quella Passa la partita o Pass N. Play, mutuata dai vecchi capitoli e che prevede l’alternarsi dei giocatori ad ogni checkpoint o morte del personaggio a schermo.
Si ma la versione next gen?
Detto tutto quanto sopra, passiamo al motivo per cui sei qui nonché la domanda che probabilmente ti sei posto già all’inizio: come è la versione next gen di Crash Bandicoot 4: It’s About Time e che differenze c’è con quella precedente?
Beh, come avviene per parecchi titoli crossgen la differenza è davvero minima. Innanzitutto dal punto di vista dei contenuti e delle modalità a disposizione.
Il titolo ora gira con un solido 4k a 60 fps, che esalta la palette colorata, specie in livelli ricchi come lo psichedelico Anticonformista (uno dei miei preferiti).
Tuttavia, considerata la solida base di partenza, è pur vero che non c’è stato un vero e proprio restyling grafico, come avvenuto con alcuni titoli usciti a cavallo tra le due generazioni di console.
Si notano alcune differenze già dalle schermate di selezione del livello, ora più ricche di elementi, mentre grazie agli SSD montati sulla nuova generazione di hardware i passaggi tra le varie sezioni avvengono rapidamente, quasi senza interruzione.
Trattandosi comunque di un upgrade gratuito, il lavoro fatto per rendere fruibile il titolo anche per gli utenti delle nuove generazioni è apprezzabile.
Bellissima recensione, io stavo pensando proprio di comprarlo in questi giorni.
Grazie! Non sarà semplicissimo dall’inizio alla fine ma vale la pena. E poi Crash è sempre Crash