Sviluppato da Rideon e pubblicato da KEMCO (publisher anche di Asdivine Cross di cui puoi leggere anche la nostra recensione) Cross Tailes è un RPG strategico a turni, story-driven, ambientato in un mondo fantasy afflitto dalla guerra e dominato da creature furry. Noi siamo scesi sul campo di battaglia con la nostra Nintendo Switch e questa è la nostra recensione!
Cross Tails – come cane e gatto
La narrazione di Cross Tails non sorprende per originalità anzi, si adagia agli standard del genere ricalcando faide tra due regni, famiglie più o meno composte da pesanti cliché, tradimenti un po’ telefonati e minacce esterne prevedibili. Nonostante ciò, il ritmo del racconto funziona abbastanza bene grazie a una caratterizzazione dei personaggi che, seppur stereotipata, non è malvagia. Così come la sequela di eventi che portano all’azione sul campo, nella loro prevedibilità, non stancano in modo eccessivo.
Nel dettaglio, il mondo di Cross Tails è diviso in due grossi regni che si fanno la guerra a vicenda da lunghissimi decenni: il Regno di Ranverfurt (una sorta di cani umanoidi) e la Repubblica di Hidiq (la diretta controparte composta da felini umanoidi). La scelta di utilizzare creature “furry”, ossia animali umanoidi, dona una vaga identità ai vari personaggi che comunque difficilmente resteranno memorabili (salvo rare eccezioni).
La cosa interessante in Cross Tails, seppur anche in questo caso non innovativa, è la possibilità di vivere due campagne separate. Una per ogni regno. In questo modo si può ottenere una visione complessiva dell’intero scontro con tanto di tasselli da unire e situazioni da svelare (capire cosa ha scatenato un’eventuale reazione e/o dare un’occhiata alle inevitabili conseguenze). Questo perché, neanche a dirlo, i due regni si incontrano e scontrano di continuo. Ma bando alle ciance e diamo uno sguardo al gameplay!
Uno strategico vecchia scuola
Cross Tails non stupisce neanche nel versante del gameplay, limitandosi a proporre un’esperienza decisamente classica come RPG tattico a turni. Ma se sul versante del coraggio, e quindi dell’originalità, il titolo non osa, nella struttura classica troviamo comunque una vastità notevole di elementi. Ci riferiamo, nel dettaglio, alla vasta personalizzazione concessa all’utente. Ogni guerriero è dotato di svariate classi, sottoclassi, rami di abilità da sbloccare, caratteristiche da potenziare, punti deboli e di forza da padroneggiare e armi e accessori da equipaggiare.
Assicuriamo che tra gli innumerevoli menù, in cui dovrai imparare a navigare considerando che il tutorial non è molto esaustivo, c’è davvero di tutto e questo ti permetterà di modificare notevolmente i membri del team di battaglia in battaglia. L’elemento strategico è quindi ben implementato e funziona anche discretamente bene grazie a un livello di sfida (comunque personalizzabile) abbastanza elevato, soprattutto nella seconda parte dell’avventura. I nemici agiscono strategicamente, muovendosi in gruppo, attaccando alle spalle e curandosi.
L’elemento strategico non è comunque solo “limitato” alla personalizzazione di team e rispettivo equipaggiamento e classe ma anche e soprattutto al posizionamento delle unità sul campo. Ogni sfida, che sia principale, secondaria o libera (queste ultime utili soprattutto per raggranellare soldi), è composta da un’arena di dimensione decisamente ridotte suddivisa in una serie di quadrati (la classica griglia degli strategici). L’obiettivo è quasi sempre quello di sterminare il nemico evitando contemporaneamente di incorrere in uno degli obiettivi che ci porterebbe al game over (entrambi gli obiettivi, di successo e fallimento, appaiono all’inizio del conflitto).
L’area della mappa in sé ha un ruolo strategico e posizionare i guerrieri giusti al posto giusto è essenziale. Agire in una posizione sopraelevata, ad esempio, può portare un incremento dei danni laddove, essere colpiti di spalle, può causare danni maggiori. Diventa quindi cruciale decidere in che posizione lasciare i personaggi alla fine del turno (garantendo così anche eventuali difese e/o contrattacchi automatici). A rendere il tutto ancora più solido e stratificato, si aggiungono abilità passive, abilità attive e oltre gli immancabili oggetti. E parlando di oggetti, in giro per la mappa troverai anche dei tesori che potrai liberamente decidere se raggiungerli o meno per ottenere materiali ed equipaggiamenti extra.
Grafica e sonoro
Graficamente Cross Tails fa una scelta interessante, utilizzando un 3D non molto dettagliato ma che riesce nel suo piccolo a fornire comunque un accenno identitario buono. I livelli tendono a ripetere gli stessi (pochi) elementi grafici e anche i nemici come i personaggi non secondari del team (quelli primi di artwork per intenderci) tendono a ripetersi anche loro ma il risultato finale è comunque più che sufficiente senza presentare bug o rallentamenti (anche se il gioco ha qualche caricamento ma niente di troppo invadente).
Da promuovere gli artwork dei personaggi principali e secondari che forniscono un buon livello di dettaglio oltre a dare un volto abbastanza unico al vasto roster delle due campagne. Il sonoro, invece, seppur non brilli per originalità e fatichi a restare impresso nella mente, risulta comunque orecchiabile e gradevole, mai invadente. Da segnalare l’assenza dei sottotitoli in lingua italiana che, considerando la mole di testi da leggere, potrebbe risultare un ostacolo per più di un giocatore.
Infine, Cross Tails si difende bene in entrambe le modalità dell’ibrida Nintendo con quella portatile leggermente favorita sia per resa visiva sia per la potenzialità di poter permettere partite fugaci ovunque e in qualunque momento. Il tutto agevolato dal salvataggio rapido.