Chiunque al mondo conosce Amazon, una delle aziende più importanti e conosciute al mondo; con un fatturato di oltre 280 miliardi di dollari all’anno rifornisce praticamente con ogni tipo di generi di consumo il mondo intero.
Iniziata come libreria si è lentamente e inesorabilmente ingrandita approdando nell’industria cinematografica, produzione di film e serie tv, acquisendo diverse aziende dei più disparati settori, confermando il suo fiuto negli affari.
Allo stato attuale su Amazon possiamo acquistare veramente qualunque prodotto, dall’elettronica al giardinaggio, abbigliamento, mobili e qualunque altra cosa ci baleni in mente. Sull’onda del successo, Bezos ha creato Amazon Game Studios, una divisione dedicata allo sviluppo di videogame.
Un altro settore da conquistare, l’ennesimo mercato su cui imporsi per il colosso americano, ma il successo sperato non è ancora arrivato. Certo non si tratta di un problema di fondi, considerando che il fatturato di Amazon supera quello di colossi come Apple e Microsoft.
Amazon Game Studio dalla sua fondazione acquisisce sviluppatori di talento provenienti da diversi studi. L’obiettivo è creare un gruppo di lavoro in grado di produrre titoli di qualità che generino ovviamente fatturato. Nonostante gli sforzi aziendali, molti dei titoli vengono cancellati prima di essere pubblicati, quelli prodotti saranno rilasciati quasi solo su Amazon Appstore.
Qualche titolo fa capolino su altri mercati videoludici, ma con risultati insoddisfacenti o comunque non oltre un giudizio mediocre. L’ultimo titolo di Amazon Game Studios è la “ciliegina sulla torta” confermando una certa difficoltà nel rilasciare contenuti di qualità o degni di nota.
Cadi 9 volte, rialzati 10
Questa massima giapponese potrebbe essere il mantra di Amazon Game Studios, che sembra destinata ad un ruolo decisamente marginale nel florido mercato videoludico. Crucible, l’ennesimo progetto-prova rappresenta un altro capitolo chiuso per la divisione gaming.
Il gioco non si presentava male all’inizio, molti erano incuriositi dalle premesse dei launch trailer diffusi, ma Crucible ha avuto vita molto breve. Ogni azienda di fronte ad un fallimento più o meno clamoroso cerca di tirare le somme e comprendere la natura della disfatta.
Amazon Game Studios non ha mai certamente brillato per quanto prodotto finora, ma questo ha rischiato di essere il punto di svolta per la divisione gaming dell’uomo più ricco del mondo.
Il gioco è già stato ovviamente recensito da noi e da molti altri con un punteggio oltraggiosamente mediocre, senza ottenere mai una sufficienza. Anonimo e superficiale, non è riuscito a presentarsi all’utenza come un titolo degno di nota.
Crucible, il gioco targato Amazon
Crucible approda su Steam il 20 maggio 2020; si presenta con un trailer di lancio interessante, uno shooter in piena regola e soprattutto free-to-play. Viene ideato come un game-as-service, così da ricevere periodici aggiornamenti per stimolare l’attenzione dell’utenza.
Tre differenti modalità di gioco, dalla battle royal in coppia ad una con 2 squadre che si affrontano per controllare l’arena di gioco e Heart of the Hives, l’unica modalità superstite che è un vero e proprio MOBA (multiplayer online battle arena).
Crucible ha avuto un lancio a dir poco disastroso; il giorno dopo il suo debutto raggiunge il picco di giocatori, con 25.000 connessioni simultanee, per poi restare a quota 5.000 dopo appena 24 ore. Un crollo impressionante, un calo di utenza dell’80% a distanza di due giorni dal lancio è un segnale di allarme da non trascurare assolutamente.
Il gioco di per sè è assolutamente insufficiente, lo si capisce cercando su google “recensione Crucible”. Nessun commento particolarmente positivo, un buco nell’acqua in ogni aspetto. I personaggi sono anonimi, materiale visto e rivisto raffazzonato da altri videogame o film.
Il gameplay non riesce a convincere: nessuna novità, niente di particolare da attirare giocatori; nonostante i tanti difetti Anthem e Paragon avevano delle qualità, di certo non sufficienti da sole, ma restano sicuramente meglio di Crucible.
In quel di giugno poi, dopo un mese circa dal lancio, arriva un altro “schiaffo morale” per Crucible, ma dall’interno stavolta. Gli sviluppatori, vedendo Heart of the Hives la modalità preferita dalla scarsa utenza rimasta, pensano bene di concentrarsi su questa modalità.
La morale è che le altre due modalità verranno ritirate una dopo l’altra, lasciando ai giocatori solo la suddetta modalità per giocare. Un saluto a 2/3 delle modalità presenti dunque per aumentare gli sforzi volti a “far splendere” (citazione degli sviluppatori) la punta di diamante di Crucible.
Sforzi vani visto che Amazon ha annunciato la chiusura dei server il 9 novembre 2020. Un fallimento decisamente clamoroso, considerando che di Crucible si iniziò a parlare tra il 2016 e il 2017, è durata più l’attesa che la vita del titolo.
Eppure non si trattava di problemi economici; Amazon di certo non è una di quelle aziende con limiti di budget. I fondi per reclutare sviluppatori capaci ci sono, lo stesso vale per i server, le campagne pubblicitarie.
Crucible è sembrato a moltissimi utenti un prodotto confezionato “con i piedi”, per usare un eufemismo. Un frutto troppo acerbo per essere mandato giù, poco caratteristico. Un ammasso disordinato di ritagli di altri prodotti, un hero shooter come tanti, senza carattere, con infamia e senza lode.
Parlare così di un lavoro svolto da sviluppatori professionisti è abbastanza degradante anche per chi ne scrive, posso assicurarlo, ma nessuno è riuscito a vederci molto di buono. Probabilmente Crucible è nato dalla collaborazione forzata di un gruppo di sviluppo poco coeso e non improntato a seguire la direzione scelta.
Amazon ha pubblicato un titolo che doveva essere ancora perfezionato e migliorato; considerando che è stato creato come free-to-play si sarebbe potuto improntare molto meglio lo sviluppo di Crucible basandosi su versioni di prova aperte o chiuse, “giocare” con l’hype che si sarebbe potuto generare, mostrandosi poco per volta con diverse versioni per trovare la formula più gradita alla community.
Amazon ha ancora molto da lavorare per ritagliarsi un posto di riguardo nel mercato dei videogame, i fondi sono sufficienti per riprovarci, l’importante resta però imparare dai propri errori.