Sviluppato da Rendercode Games e pubblicato da Eastasiasoft Limited, Crypt of the Serpent King Remastered 4K Edition è la riedizione rimasterizzata dell’omonimo Crypt of the Serpent King. Si tratta fondamentalmente di un dungeon crawler abbastanza basico e dalle poche promesse. Noi lo abbiamo spolpato a dovere sulla nostra PlayStation 5 e siamo pronti a condividere la nostra recensione. Pronto a un breve viaggio in cupi dungeon?
Crypt of the Serpent King Remastered 4K Edition – il titolo è più lungo del gioco
Crypt of the Serpent King Remastered 4K Edition, a dispetto del titolo corposo, è un dungeon crawler in prima persona dalla durata decisamente scarsa e dalla monotonia pressoché immediata. Ma procediamo con ordine: la trama. Non c’è. Chi sei? Perché sei in quei dungeon? Cosa devi fare? Nulla, non c’è niente. Non c’è lore, non c’è spiegazione… Una volta attivato il gioco, ti ritroverai con un breve menù a scelta e un tutorial sintetico ma esaustivo. Il tutorial ti dirà qual è il tuo scopo e sarà lo stesso per tutti e sette i livelli che compongono Crypt of the Serpent King Remastered 4K Edition…
L’obiettivo è semplice: trova otto chiavi (destinate aumentare di una per ogni livello successivo) sparse in giro nei livelli procedurali e apri il cancello finale. Dietro il cancello, ti aspetta un boss, uccidilo e passa al prossimo livello. Tutto qui. Essenziale, sintetico, breve, conciso e tutto, tremendamente… già visto e vissuto (meglio) in numerosissimi altri titoli simili. Crypt of the Serpent King Remastered 4K Edition vuole rievocare l’essenza dei dungeon crawler del passato dove la trama non era essenziale e dove l’unico scopo era procedere nei dungeon, massacrare nemici e completare il gioco. Purtroppo, anche queste semplici azioni comportano dei problemi decisamente rilevanti…
Gameplay
Il gameplay di Crypt of the Serpent King Remastered 4K Edition è molto semplice: c’è il tasto per saltare, uno per aprire tesori e raccogliere oggetti, uno per colpire e un’altro per cambiare arma. Purtroppo, menare fendenti non offre alcun piacere a causa di un sistema di collisioni decisamente brutto. In poche parole. non si capisce benissimo quando colpisci l’avversario. Alcuni colpi sembrano andare a vuoto e invece… zac, nemico colpito. Altre volte invece… niente di fatto e si fende l’aria. Considerando che tutto il gioco è basato principalmente su colpi ravvicinati, questo può stancare.
Per fortuna, basta capire bene a che distanza colpire gli avversari per stenderli senza troppi problemi. In effetti, l’unica difficoltà è quella: capire quando e a che distanza colpire l’avversario. E soprattutto, quando iniziare a menar fendenti. Colpire l’avversario, infatti, porterà questi a fermare il proprio attacco, impedendogli un contrattacco e rendendolo vulnerabile a più colpi ripetuti – e quindi all’inevitabile KO che sarà raggiunto con due/tre colpi. Praticamente tutti i nemici potrai ucciderli così e sì, dopo mezz’ora di gioco ci si ritrova già annoiati.
Il livello di difficoltà è tarato verso il basso e all’inizio potrai scegliere solo tra casual e normale. Le due modalità variano per quantità di denaro ed esperienza ma la differenza è molto poco ed entrambi sono molto accessibili e facilmente completabili. Superata la “storia” a modalità normale, si sbloccherà quella a difficile che, nonostante qualche limitazione, non ti metterà mai in serie difficoltà. Perfino i boss, esteticamente diversi dai nemici comuni ma altrettanto anonimi e insignificanti, non rappresentano chissà quale sfida, possedendo pattern d’attacchi deboli e facilmente intuibili.
Per quanto riguarda i livelli (che ricordiamo essere un totale di sette), sono tutti generosamente anonimi e, nonostante la loro proceduralità, non spiccano per inventiva o variabilità. Sono fondamentalmente corridoi pieni di nemici e tesori in cui dovrai cercare le chiavi (solitamente piazzate al centro di un fosso di lava… tra i pochi momenti in cui sarai chiamato a saltare). Cercare le chiavi e scovare la posizione del cancello finale, sono le uniche motivazioni che ti porteranno a viaggiare nel dungeon, costruendo in automatico (passo, dopo passo) la mappa del posto (realizzata abbastanza bene per chiarezza e comodità).
Crypt of the Serpent King Remastered 4K Edition possiede anche un sistema di crescita basato sull’esperienza che si ottiene a ogni uccisione dei mostri. L’esperienza si accumula e se dovessi essere ucciso, potrai conservarla ed eventualmente utilizzarla per accrescere uno dei tre valori del personaggio (attacco, velocità d’esecuzione e resistenza ai danni). I tre valori, contribuiscono a rendere il gioco ancora più semplice e se portati al massimo, ti avvicinano allo stato di semi-divinità immortale.
Nel gioco sono presenti anche delle monete (scovabili nei tesori) e, come l’esperienza, si accumulano. In caso di morte, li conserverai e potrai utilizzarle per acquistare nuovi armi (quasi tutte da botta ma, per grosse cifre, potrai anche acquistare armi a distanza che renderanno gli scontri ancora più ridicoli). Infine, sempre nei tesori sparsi nei dungeon, potrai scovare del cibo che, se raccolto, ti donerà qualche punto vita (sì, puoi ricaricare la vita). In ogni caso, per informazione, se dovessi morire, il livello ricomincia dal principio, la mappa s’azzera e il livello cambia morfologia (ma non estetica né, tantomeno, tipologia di nemici).
Grafica e sonoro
Crypt of the Serpent King Remastered 4K Edition ha un livello di dettaglio grafico (come le armi) da non sottovalutare. Anche alcuni elementi dell’ambiente non sono male. La grafica è abbastanza pulita, lucida e in parte sorprende. Peccato che è scarna, sfruttata decisamente poco, continuamente riciclata e che contribuisce ad annoiare presto. Gli stessi nemici sono tutti uguali (una tipologia per livello) e tremendamente anonimi (scheletri, goblin, ecc.). Ancora una volta, tutto già visto (meglio) altrove. Le animazioni, inoltre, non regalano alcuna sensazione, risultando deboli se non proprio brutte.
Il sonoro prova a offrire una sensazione di “cupezza” ma è povero e gestito male. Chiariamoci, alcune tracce evocano inquietudine anche in modo generoso e sono oggettivamente belle ma totlmente inutili e sfruttate male. Vi capiterà di sentire una musica super ansioggena ma… senza motivo reale.
Ci si aspetterebbe qualche mostro alle calcagna e invece niente, è solo la traccia audio che procede il suo decorso. Inoltre, sentiremo i passi del protagonista ma non quelli dei nemici (che verranno invece annunciati da un’unica musichetta che potrebbe anche confonderti visto che non sempre funziona bene) e spesso ti capiteranno anche lunghi momenti di silenzio. Insomma, poteva essere gestito sicuramente meglio considerando il potenziale. Nota finale per la versione next-gen… la PlayStation 5 non viene minimamente sfruttata, le potenzialità del pad sono dimenticate e l’esperienza risulta essere decisamente povera e sottotono (potrebbe girare comodamente su PlayStation 3).