Sviluppato da BatleBrew Productions e pubblicato da Marvelous Europe Limited, Cuisineer è un ibrido tra un gioco di ruolo a visuale isometrica in 2D suddiviso in dungeon e un gestionale di un ristorante fantasy condito da una spruzzata di roguelike. Noi abbiamo vissuto l’avventura di Pom su Nintendo Switch e questa è la nostra recensione. Pronto a imparare a gestire un ristorante condendolo con mostri e materiali estrapolati da dungeon colorati e imprevedibili?
Cuisineer e come gestire un ristorante sull’orlo del fallimento
L’avventura di Cuisineer esordisce nel più classico dei modi per svilupparsi senza stravolgimenti o sorprese di sorte, offrendo una narrazione leggera, infarcita di soft-humor abbastanza prevedibile e con un cast che oscilla tra cliché abbastanza ovvi e poco coinvolgenti. Entrando nel dettaglio, la protagonista assoluta di tutto è tale Pom, una figura palesemente nata per la gioia degli amanti dei furry e che, suo malgrado, si ritrova a gestire un locale sull’orlo del fallimento.
E pensare che il suo obiettivo era semplicemente quello di salutare i suoi genitori, accogliendo il loro invito a un ultimo incontro prima di intraprendere un grande, lungo e forse ultimo viaggio per il mondo. Il ritorno nella città natale denominata Paell, infatti, non prevedeva per la nostra protagonista la possibilità di restare lì, figuriamoci quella di accollarsi l’intero locale dei genitori con tutti i debiti e problemi annessi. E invece eccoci lì, soli in un locale piccolo e senza neanche una sedia.
Cosa è successo? Semplice, siamo stati, almeno all’apparenza, “incastrati” dai nostri stessi genitori che, sorpresa delle sorprese, ci hanno anche ammollato un meraviglioso e corposo debito da saldare (e come da prassi, se parliamo di debiti, un pensiero va sempre al maestro Tom Nook, di cui puoi leggere il nostro speciale dedicato). Insomma, abbiamo dei genitori niente male anche se il tutto viene poi condito da storie nostalgiche, vecchi amici ritrovati e nuovi amici da scoprire che andranno ben presto a rendere l’intera esperienza di Pom un ritorno nostalgico e pieno di folli avventure.
Lo sviluppo narrativo, come prevedibile, è tanto scontato quanto molto lento e ben presto diventa totalmente subordinato al gameplay stesso. Le uniche fasi narrative, infatti, vengono relegate all’hub stesso, ossia alla nostra città, popolata da diversi soggetti che si mostrano utili soprattutto in funzione delle loro attività commerciali (ce ne sono di diversi e tutti specializzati in determinati oggetti e strumenti).
Tra dungeon e ristorante
Appurato che la narrativa di Cuisineer non fa niente per distaccarsi dai sempre più numerosi titoli simili, è tempo di affrontarne il gameplay in modo approfondito. Esordiamo affermando che anche su questo versante l’opera Marvelous non fa molto per affrontare i competitor diretti ma, anzi, sceglie di semplificare soprattutto il versante legato all’ambito gestionale col pericoloso rischio di assomigliare più a un titolo mobile, di quelli mordi e fuggi (il che per alcuni utenti potrebbe non essere un male).
Nel dettaglio, Cuisineer è sia un gestionale che un dungeon crawler in 2D con una spruzzata roguelite e un combat system elementale, veloce e immediato, fatto di colpi rapidi e abilità da sbloccare e potenziare. Il tutto per un’esperienza molto accessibile ma che diventa fin troppo velocemente ripetitiva e monotona, complice la necessità di dover ripercorrere più volte i vari dungeon per racimolare materiali (gestendo un inventario che, soprattutto nelle fasi iniziali, è ben poco generoso).
Per sommi capi, le attività ludiche in Cuisineer si distinguono in tre fasi: la prima ci vede girare per la città raccogliendo richieste, migliorando il nostro equipaggiamento e mandando avanti le fila narrative coi vari personaggi. Successivamente, è il momento dei dungeon, elemento essenziale e cruciale per ottenere innumerevoli ingredienti. Questi sono essenziali sia per le nostre ricette (da sbloccare e migliorare man mano) sia soprattutto per il nostro locale.
L’ultima fase ludica, infatti, è la gestione del locale sia in termini estetici/pratici (con acquisto e posizionamento di mobili ecc.) sia con il rapporto della clientela. Ed è proprio questo aspetto che risulta molto semplice e con poco appeal e privo di qualsivoglia elemento inedito o identitario. A conti fatti, l’intera esperienza di Cuisineer è vittima dell’inevitabile ciclicità di titoli simili qui amplificato da una crescita e relativa introduzione di novità abbastanza lenta e poco coinvolgente.
Non aiutano gli stessi dungeon, monotoni, poco ispirati e impreziositi giusto dalla fauna locale, ossia il nostro “cibo” da recuperare. Anche questa, l’idea di mostri-cibo non è inedita… già solo nel mondo videoludico ce ne sono di diversi come Monster Menù di NIS America (di cui puoi recuperare la nostra recensione).
Grafica e sonoro
Graficamente parlando, Cuisineer offre un impatto iniziale molto vivo e colorato. La caratterizzazione 2D dei personaggi principali è carina seppur poco originale e altrettanto poco memorabile. Discorso analogo per le creature su schermo, inizialmente pucciose e carine ma alla lunga monotone e stancanti. Lo stesso design dei livelli, inizialmente interessante presta il fianco a un riciclo incessante e che a lungo termine sfiacca e perde di mordente.
Il sonoro è nella media, fa il suo compito ma non spicca quasi mai e fatica nel restare memorabile. Da segnalare inoltre la triste assenza della lingua italiana (neanche i sottotitoli sono presenti). Assenza che potrebbe pesare un po’ considerando la mole di testo presente e la necessità di navigare in diversi menù di gioco. Per quanto riguarda infine le modalità offerte sull’ibrida Nintendo, da segnalare quanto Cuisineer sia perfetto in modalità portatile, confermando la sua strizzata d’occhio verso il mondo mobile.