Perché tantissimi aspettano con trepidazione l’uscita di Cyberpunk 2077?
Ci sono quei titoli che segnano un’intera generazione di console, vuoi perché introducono uno o più elementi di innovazione, vuoi perché rappresentano un passo avanti clamoroso dal punto di vista tecnico, vuoi perché, molto più semplicemente, magari non hanno una caratteristica particolare in termini di innovazione ma sono semplicemente belli e realizzati benissimo.
Tra questi, non possiamo non citare The Witcher 3: Wild Hunt; uscito nel 2015, il capolavoro di Cd Projekt Red ha reinventato il concetto di open world creando un universo narrativo credibile, vivo e con una miriade di attività da fare, tutte sviluppate in maniera estremamente curata.
Basti pensare alla realizzazione del Gwent, un vero e proprio gioco nel gioco, di apparente semplicità ma di una profondità che molti titoli “stand alone” di quel genere possono solo invidiare. E la cosa curiosa è che si trattava di un aspetto del titolo assolutamente superfluo e trascurabile, nel senso che potevi giocare più di cento ore a The Witcher 3 senza mai dedicarti al Gwent.
Questo per rendere l’idea di quello che la software house polacca è stata capace di regalarci, oltre ovviamente la caratterizzazione dei personaggi, la profondità delle quest e la struttura generale della narrazione, che sono alcuni degli elementi che hanno elevato il titolo a capolavoro e più in generale tra i titoli simbolo dell’intera generazione.
E’ su queste premesse che si basa l’attesa, ormai spasmodica e indotta anche dai diversi ritardi che il gioco ha subito nel corso dell’ultimo anno, di quello che sembra avere tutte le carte in regola per essere uno dei titoli di riferimento dei prossimi anni, ovvero Cyberpunk 2077.
Da quello che abbiamo visto in diverse anteprime, gli elementi ci sono tutti, e probabilmente ancora di più: comparto tecnico, gameplay, profondità, cura dei dettagli. Insomma, nel menu sembra non mancare nulla e l’attesa per il 19 novembre, giorno dell’uscita, cresce con il passare delle settimane.
Da The Witcher 3: Wild Hunt a Cyberpunk 2077: la genesi di un capolavoro
Tra i tanti pregi di The Witcher 3, ambientazione del mondo di gioco e qualità narrativa sono due degli aspetti che più sono rimasti nel cuore di chi ha apprezzato il gioco: girare tra le desolate lande di Velen, addentrarsi nei vicoli di Novigrad o salpare verso le isole di Skellige valevano da soli il “prezzo del biglietto” e sono sufficienti a fare capire la vastità e il fascino del mondo protagonista delle avventure di Geralt di Rivia.
Lo stesso affascinante impatto lo si è avuto scoprendo i primi scorci di Night City, la città in cui vivremo le esperienze del nostro avatar in Cyberpunk 2077. Tutto sembra realizzato partendo da quella cura maniacale già vista in The Witcher 3 ma elevata all’ennesima potenza, e tutto sembra avere una sua personalità e qualcosa da comunicare al giocatore, come se fosse in attesa di essere scoperto o approfondito.
Allo stesso modo, la narrazione sembra prendere la medesima direzione, con i dialoghi che connotano con dovizia di particolari i vari personaggi e i diversi atteggiamenti che intendono assumere nei confronti degli npc; personaggi vivi in un mondo vivo.
Il salto di qualità in termini di doppiaggio
Ma veniamo ora al primo, vero e tangibile passo in avanti compiuto da Cd Projekt rispetto al suo lavoro precedente: il doppiaggio.
Personalmente sono sempre stato un grande sostenitore del fatto che almeno i giochi tripla A, in particolar modo quelli basati sulla narrazione come gli open world o gli rpg, debbano avere il doppiaggio in italiano. La domanda è questa: se anche l’ultimo dei b-movie che arriva nel nostro Paese è doppiato, perché la stessa cosa non succede con i videogiochi? Almeno quelli che hanno alle spalle i maggiori investimenti (qualcuno ha nominato Rockstar?); tale aspetto è probabilmente uno degli ultimi ostacoli che impediscono di mettere totalmente sullo stesso piano cinema e mondo videoludico.
Proprio in considerazione di questo aspetto va fatto non un plauso, ma una vera e propria standing ovation alla casa polacca dal momento che ha dimostrato grande attenzione a questo aspetto che ritengo, di nuovo, fondamentale, specialmente per determinate tipologie di giochi.
Non solo Cyberpunk 2077 sarà doppiato in 10 lingue (ovviamente compreso l’italiano), ma da questo punto di vista è stato fatto un lavoro a dir poco maniacale: grazie alla collaborazione con l’azienda americana Jali Research, infatti, il gioco beneficerà di una particolare tecnologia capace di sincronizzare il labiale nella lingua di origine, distinguendo addirittura le espressioni facciali in base alla maggiore o minore compostezza dell’idioma di turno.
Si tratta di qualcosa che in un videogioco non si è mai visto prima e che da sola rende l’idea del lavoro portato avanti dagli sviluppatori in ambito di doppiaggio. Da questo punto di vista si tratta di un miglioramento clamoroso, visto che The Witcher 3 non aveva nemmeno il doppiaggio in italiano, anche se quello originale era comunque molto curato.
Insomma, sotto l’aspetto narrativo, avremo qualcosa di quanto più vicino a quello che potrebbe essere un film o una serie tv (per di più italiana!), cosa che non potrà non aumentare in modo esponenziale l’immersività nel mondo di gioco.
Non vediamo l’ora!
L’evoluzione del Role Play Gaming
Quella di Geralt di Rivia era un’avventura dai marcati connotati rpg: il modo e la libertà di scelta con cui far progredire il proprio personaggio era uno degli aspetti peculiari del titolo. Potevi decidere di essere un guerriero molto abile con le armi bianche, di avere maggiore dimestichezza con le arti magiche, oppure di mixare sapientemente entrambi gli aspetti con equilibrio e fare ricorso ad ognuno di essi in base alle circostanze o all’approccio scelto.
Da quello che abbiamo potuto vedere dalle anteprime, anche l’aspetto ruolistico dell’ultimo lavoro della software house polacca sembra essere portato all’ennesima potenza, da essere addirittura soverchiante.
In tanti si aspettavano da Cyberpunk 2077 un gioco che fosse un mix tra GTA e Call of Duty. Niente di più sbagliato!
Il nuovo lavoro di Cd Projekt è certamente in prima persona, ha una forte componente di shooting, è sì realizzato come open world, ma l’aspetto del gioco di ruolo è assolutamente preponderante. Le caratteristiche, i vari rami di sviluppo e le modalità in cui si può letteralmente costruire il proprio avatar sembrano dare vita ad una profondità raramente vista anche in un rpg ma che rischia di essere una barriera all’ingresso di chi non ha la voglia, il tempo o la pazienza di dedicare ore ed ore allo sviluppo delle caratteristiche.
In questo senso The Witcher 3 era decisamente più alla portata di tutti, e offriva possibilità di sviluppo molto approfondite solo a chi avesse la voglia di sviscerare tale aspetto, mentre chi voleva rimanere più in superficie aveva tranquillamente la possibilità di farlo godendosi ugualmente il gioco in tutta la sua bellezza.
Cosa comporterà tutto questo, al momento non è facile a dirsi. Molti lo abbandoneranno dopo poche ore? Sarà uno scoglio per i meno “nerd” di questa tipologia di giochi? Probabilmente ciascuno lo scoprirà sulla propria pelle di videogiocatore.
Il combat system: croce e delizia di Cd Projekt Red
Uno degli aspetti che probabilmente fece storcere più il naso anche tra chi ha amato The Witcher 3 era il combat system: feeling con le armi, profondità, feedback dei colpi non rappresentavano certo il fiore all’occhiello del gioco. Non era quello il focus, e certamente pretendere un lavoro ai limiti della perfezione anche in tale ambito per la tipologia di gioco forse era anche eccessivo, ma un’attenzione leggermente superiore al sistema di combattimento avrebbe avvicinato il titolo ancora di più alla perfezione, quantomeno per i tanti che lo hanno adorato.
Una strada simile sembra aver intrapreso anche Cyberpunk 2077, dal momento che nei vari video che abbiamo visto quello del combat system sembra essere uno dei pochi aspetti su cui nutrire maggiori dubbi alla vigilia; è chiaro, come detto, che nessuno di noi si aspetta un omologo di Doom ma avendo, come sembra, una parte shooting molto importante all’interno del gioco, il fatto di curarla a dovere è senza dubbio un elemento importante.
A prima vista, sembra ad esempio che la parte relativa ai combattimenti all’arma bianca o a mani nude sia decisamente poco convincente già a livello realizzativo, quindi mai come in questo caso la prova del nove sarà pad alla mano.
Un nuovo, importante standard tecnico?
Ciò su cui abbiamo davvero pochi dubbi è la resa grafica, da subito sembrata fenomenale. Ambienti, personaggi, animazioni, tutto pulsa dannatamente di next gen, e il fatto che l’uscita del gioco sia stata più volte rimandata fino a farla coincidere, guarda caso, con la settimana di uscita di Xbox Series X e PlayStation 5 ci porta a pensare che questa decisione non sia stata presa per caso.
Il gioco uscirà ovviamente anche sulle console attuali, ma la vera domanda è “come”.
Quale sarà il frame rate? Quale sarà il livello di dettaglio? Che fluidità ci dobbiamo aspettare su Xbox One e PlayStation 4? Mai come in questo caso ci viene da dire che lo scopriremo solo vivendo.
Per il resto, il gioco sembra un vero prodigio tecnico, e a lasciare di stucco sono le animazioni facciali che, sebbene non al livello di quelle di The Last of Us Part II, sono davvero straordinarie, anche perché la tipologia di gioco a cui appartiene Cyberpunk 2077 non si può paragonare a quella della produzione Naughty Dog.
Pertanto, se già The Witcher 3 rappresentò un netto balzo avanti dal punto di vista tecnico (ancora oggi molti video usati per dimostrare la potenza hardware di Pc ultra performanti sono realizzati proprio con il titolo con protagonista Geralt), dall’ultima produzione di Cd Projekt ci aspettiamo la stessa svolta.
Insomma, la casa polacca sembra andare nella stessa direzione intrapresa a suo tempo nel 2015, in coerente continuità con l’ottimo lavoro svolto con The Witcher 3:Wild Hunt. Saprà mantenere le enormi aspettative venutesi a creare negli ultimi mesi?
Continuate a seguirci per scoprirlo!