Siamo sempre presi dalle console. Più potenti, più belle, più possibilità. Ma ai controller chi ci pensa??
Non mi fraintendere, è ovvio che sia la console la principale protagonista di una discussione, dopo tutto è il fulcro di questo mondo, su questo siamo tutti d’accordo. E’ altrettanto vero, però, che anche i controller hanno, molto spesso, storie interessanti alle loro origini. Il controller è ciò che rende utilizzabile tutta quella meravigliosa potenza racchiusa nel case di una console. E’ ciò che può renderci più o meno comodi nel giocare al nostro titolo preferito e, soprattutto, più o meno veloci nel premere i tasti in base alla forma ed all’usabilità che i designer hanno pensato fosse la più adatta all’utente nel corso degli anni.
I controller racchiudono, in fondo, quella che è l’evoluzione dell’esperienza di gioco in senso fisico. Non parlo dell’esperienza grafica o di coinvolgimento nella storia di un titolo, parlo di una vera e propria esperienza tattile che, nel corso del tempo, ha avuto un’evoluzione importante sia in termini estetici che in termini prettamente ergonomici e tecnologici, specie per quanto riguarda l’ultimo arrivato, il Dual Sense.
Come avviene durante ogni cambio generazionale, i dubbi ci attanagliano bloccandoci in un limbo tra la volontà di sperimentare il nuovo e la sicurezza del vecchio. Motivo per cui, data l’ormai imminente uscita della nuova PlayStation 5, vogliamo aiutarti a scoprire come e quanto si sono evoluti, in tecnologia e design, i controller nell’universo PlayStation così da riuscire a sgattaiolare fuori da questo limbo di incertezza. Ma ti dirò di più, in questo viaggio scopriremo anche tantissime curiosità, problemi ed intoppi legati ad ogni nuova generazione di controller.
La storia dei controller PlayStation. Allaccia le cinture, si parte!
Partiamo dalle origini delle console Sony.
1995, PlayStation – Controller
E’ il primo controller ufficiale arrivato sul mercato insieme alla mitica PlayStation, la console che, per molti di noi, ha dato il via ad un amore incondizionato verso una di quelle che entrerà di diritto tra le più riuscite serie di console della storia. E’ un controller essenziale, minimo, estremamente pragmatico. Creato per un’unica e sola funzione, quella di dire al tuo personaggio nel gioco cosa fare.
Per quanto semplice nell’estetica, il primo controller è stato il frutto di un approfondito studio, con la creazione di molti prototipi, prima di optare per una scelta stilistica innovativa (gli altri richiamavano molto la forma dei controller Nintendo o Sega), con una comoda (per il 1995) presa ed un nuovo sistema di comandi. E’ qui che nascono gli iconici 4 tasti che diventeranno un simbolo riconosciuto in termini planetari.
E’ stato lo stesso Sony Teiyu, designer della Sony, a raccontare la storia di come sono stati concepiti. Teiyu ha dichiarato che i quattro tasti (Triangolo, Quadrato, Croce e Cerchio) rappresentano rispettivamente una freccia (motivo per cui è utilizzato molto spesso come tasto per la mappa o per le varie opzioni), un foglio (utilizzato per raccogliere documenti o interagire) mentre O ed X, in Giappone sono utilizzati per dire Si o No. Lo so, lo so, ora starai pensando: “Ma io ho sempre detto si premendo il tasto X”. Questo perché nelle versioni dei giochi destinate all’occidente, molto spesso questa combinazione è stata invertita fino a diventare uno standard ovunque tranne che in Giappone, almeno per ora.
1997, PlayStation – Dual Analog Controller
E’ stato il primo vero sforzo da parte di Sony di regalare agli utenti la possibilità di un’esperienza tattile più percepibile. Fanno la loro apparizione, per la prima volta, le levette analogiche. Se un gioco è compatibile, basta premere il tasto “Analog“, il led diventerà rosso ed il giocatore potrà attivare la modalità analogica. Il controller viene annunciato come un pad con livelli di precisione maggiori e che offrirà al giocatore un’esperienza di gioco vibrante, il tutto mentre era esposto sotto una teca al PlayStation Expo 1996/97.
E’ stato rilasciato ad aprile del 1997 in Giappone. Poco prima di essere lanciato negli Stati Uniti, però, la stessa Sony annuncia di aver rimosso la vibrazione in quanto non necessaria. Ci sono diverse teorie contrastanti su quale fosse stato il vero motivo. C’è chi dice che il sistema vibrante deteriorava il controller e ne pregiudicava la durata ma Sony è sempre stata ferma sulle sue dichiarazioni.
Esce negli Stati Uniti, senza vibrazione, ad agosto del 1997. Sarà una vera e propria meteora in quanto, appena qualche mese dopo, viene subito lanciato il suo successore.
1998, PlayStation – DualShock
Per quanto possa sembrare simile al suo predecessore dalla vita breve, il DualShock va a definire meglio il design del controller, rendendolo più comodo e, soprattutto, introducendo due motori elettrici di differenti dimensioni per la diversa intensità di vibrazione (da qui il nome DualShock) e rendendo il controller PlayStation vibrante in tutto il mondo e non solo in Giappone. Le differenze, in ogni caso, ci sono eccome. Piccole, a tratti impercettibili, ma ci sono. Le impugnature del DualShock sono 1,5 cm più corte rispetto al Dual Analog Controller, i tasti R2 ed L2 sono più grandi e più ravvicinati, il tasto “Analog” è incassato e non sollevato e sarà compatibile anche con PlayStation 2.
E’ probabilmente il controller più famoso della storia. Nel 2007 vincerà un Emmy che la stessa Sony tenterà di attribuire ad un controller più recente (povero DualShock) ma di questo te ne parlo più avanti.
2000, PlayStation 2 – DualShock 2
Nuova console, nuovo controller, stessa forma ma più elegante. Coerente con il colore di PlayStation 2, il DualShock 2 ha un aspetto più curato e definitivo del primo DualShock. Le novità più importanti del DualShock 2 sono relative alla sensibilità alla pressione dei tasti. Un’innovazione non da poco se pensi al fatto che sono utilizzate ancora tutt’oggi anche se, ovviamente, in una forma più evoluta. Inoltre, è più leggero il che lo rende ancora più comodo e maneggevole. Anche grazie all’immenso successo della sua console di appartenenza, difficilmente in una casa non c’è stato uno di questi controller negli anni che vanno dal 2000 al 2010.
Funzionava bene, era bello, era leggero e ci ha fatto passare centinaia di ore felici. E’ probabilmente, però, anche il controller più lanciato della storia (dai videogiocatori più nervosi) vista la longevità di PlayStation 2. Cosa vuoi di più?
2005, PlayStation 3 – Sixaxis
E qui la storia diventa davvero interessante. Il controller destinato a far coppia fissa con PlayStation 3 sarebbe dovuto essere completamente diverso con lo scopo di allontanarsi dal design visto fino a quel momento. All’E3 del 2005, Sony aveva mostrato un controller a forma di boomerang (o banana se preferisci). I pareri degli utenti furono tutt’altro che positivi al punto da convincere Sony (che aveva sempre ritenuto il banana-pad un concept) a virare sull’usato sicuro in termini prettamente estetici ed a lavorare sulle funzionalità.
Durante l’E3 del 2006 è stato presentato il controller Sixaxis definitivo. Il nome indica i sei assi relativi alla nuova tecnologia inserita all’interno del controller che consente di rilevare i movimenti e, ad esempio, di sterzare in un gioco di auto ruotando il controller. Una tecnologia che, oggi, ci sembra banale ma che per l’epoca era il non plus ultra per un controller (oltre che necessaria per combattere gli innovativi Wiimote della rivale Nintendo).
Esteticamente quasi identico al DualShock 2, le principali differenze sono la presenza, appunto, del nuovo sistema di rilevamento dei movimenti, della possibilità di connettere fino a 7 controller in contemporanea (con led luminosi rossi sulla parte superiore per indicare chi era il controller n.1 che, alla fine, è sempre stato il proprietario della console) e soprattutto ha introdotto la tanto agognata novità di cui tutti avevamo bisogno, la connettività wireless.
E’ stato, infatti, il primo controller di casa Sony a non aver collegamenti tramite cavo con la console se non per la ricarica della batteria tramite USB (uniformando lo standard di collegamento ai più diffusi sistemi di collegamento del mondo informatico). Ci ha svincolato da limiti fisici e ci ha fatto esclamare per la prima volta: “Guarda, è senza filo!“. Ma attenzione, le novità non sono finite, se per novità intendiamo anche l’accezione negativa del termine. Con il controller Sixaxis abbiamo perso nuovamente la funzione di vibrazione, rimossa, secondo Sony, per alleggerire il controller (Si certo, come no).
La verità va ricercata negli uffici del colosso giapponese dove era giunta una citazione da parte della società Immersion per violazione di brevetti legata alla tecnologia DualShock, causa che ha costretto Sony, nel 2007, ad un risarcimento di 150 milioni di dollari. E’ proprio questo il motivo per cui il controller è sempre stato tra i più leggeri di sempre (anche troppo per i miei gusti, ho sempre avuto la sensazione di non aver nulla tra le mani). Ma agli utenti Sony la vibrazione piace tanto, troppo per rinunciarvi. Così, al Tokyo Game Show 2007, Sony ha fatto tutti contenti presentato la nuova versione.
2007, PlayStation 3 – DualShock 3
Inutile inserire un’immagine in questo caso, il controller Dualshock 3 è letteralmente identico al Sixaxis se non per l’aggiunta della vibrazione e della possibilità di collegarlo ad un Pc Windows tramite cavo o via bluetooth con l’ausilio di appositi driver. Sony ha continuato ad affermare che era stato impossibile, in principio, far convivere la tecnologia della funzione vibrazione con le funzionalità relative al movimento dei Sixaxis ma ora sai qual è la verità, doveva sganciare un po’ di moneta alla Immersion. E’ stato rilasciato nel 2007 al prezzo di 49€.
2013, PlayStation 4 – DualShock 4
Qui siamo praticamente nell’ambito dell’attualità. Presentato al PlayStation Meeting del 2013, con le sue forme morbide e sinuose (in contrapposizione alla forma di PlayStation 4 che è quadrata e netta), il DualShock 4 si allinea perfettamente a quella che è stata l’evoluzione del design e dell’ergonomia nel corso degli anni. E’ un controller comodo, a mio parere il più comodo di sempre fino a questo momento.
Oltre alle novità estetiche, è un concentrato di nuovi strumenti al punto da far sembrare il DualShock 3 un pezzo di antiquariato. Partendo dal touch pad capacitivo a due punti inserito nella parte alta del controller che permette di accedere a diverse funzioni a seconda del titolo. In alcuni casi è anche possibile mapparlo in modo da assegnare diverse funzioni a seconda di dove lo si tocchi.
Oltre al touch pad, ha un rilevatore di movimenti tramite giroscopio a tre assi, un accelerometro, un sistema di vibrazione a 3 assi ed una batteria non rimovibile a ioni di litio ricaricabile tramite micro-USB. Nella parte superiore troviamo una barra luminosa led che, oltre ad essere bellissima ed a dare quel tocco futuristico al controller, è utile per identificare i giocatori tramite (l’assegnazione di diversi colori) o per fornire feedback durante il gameplay (Se siete inseguiti dalla polizia in GTA, ad esempio, i led del controller ve lo ricorderanno lampeggiando di blu e rosso).
A tutto questo aggiungiamo un jack per le cuffie, una porta micro-USB ed una porta di estensione. Include anche un autoparlante mono ed i tasti Start e Select sono stati uniti in un unico pulsante Option. E’ un controller al passo con i tempi, troviamo anche un tasto dedicato alla condivisione di schermate e video con i nostri amici ed i canali social, il tasto Share.
E’ il controller più innovativo della famiglia PlayStation. Comodo, estremamente funzionale e con tutto ciò che occorre. Ma ha avuto ed ha anche qualche difettuccio. Il 10% circa delle prime partite di controller commercializzate da Sony presentava un problema relativo all’usura della superficie in gomma di una delle due levette analogiche che tendeva a deteriorarsi troppo facilmente fino a strapparsi in alcuni casi.
Nel 2014, Sony ha riconosciuto il problema ed ad inizio 2016 ha presentato una seconda generazione di controller DualShock 4 (Dualshock 4 V2) che, oltre a risolvere questo problema, implementava anche ulteriori migliorie come la comunicazione USB, una maggiore durata della batteria e la visibilità della barra luminosa a led anche nella parte superiore del touch pad. Inoltre, dopo aver risposto picche nel 2013 a chi chiedeva a gran voce la possibilità di limitare o di disattivare la luce a led del controller, nel 2014, Sony ha annunciato la possibilità di disabilitare o oscurare la barra luminosa per evitare un dispendio di batteria.
Personalmente ho 2 controller DualShock 4 presi al day one. Non ho mai riscontrato problemi relativi al deterioramento delle gomme ma non posso far altro che confermarti che la batteria della prima generazione dei DualShock 4, dopo un po’ di tempo, dura davvero molto poco. Fortuna che mamma Sony ha risolto il problema con la seconda generazione.
2020, PlayStation 5 – DualSense
Eccoci al presente. Siamo quasi giunti al termine del viaggio e lo facciamo con una chicca che, in questo periodo, provoca un brivido lungo la schiena a tutti i videogiocatori PlayStation, il DualSense (che abbiamo messo sotto esame in questo articolo). Un controller dall’aspetto completamente rinnovato, una forma più bombata, design frutto di discussioni tra game designer ed utenti. A differenza del DualShock 4, il controller DualSense si presenta di default con uno schema colore composto dal 2 colori (bianco e nero), una forma ergonomica più grande di poco del suo predecessore.
La barra luminosa del DualSense è stata spostata nella parte alta e trova spazio anche nella parte frontale di contorno al touch pad centrale. Il tasto Condividi è stato riadattato ai tempi e sostituito con il tasto Crea (termine più famigliare ad oggi, richiama il termine creator). Le due più grandi novità sono sicuramente il feedback aptico ed i trigger adattivi.
La prima feature è un’ennesima innovazione per quanto riguarda la vibrazione, va a sostituire i tradizionali motori con nuovi attuatori doppi che possono simulare qualsiasi sensazione, dagli ambienti di gioco al rinculo delle armi. I trigger adattivi, invece, promettono una maggiore resistenza dei tasti per offrire una maggiore sensibilità alla diversa pressione che potrai esercitare a seconda delle esigenze di gioco.
Il sistema audio del controller è stato decisamente migliorato ed è stato aggiunto un microfono integrato così da non dover essere costretti ad utilizzare le cuffie. Sono comunque presenti l’ingresso per il jack audio da 3,5 mm ed il collegamento via usb che si evolve ulteriormente adottato il sistema USB-C al posto della micro-USB. La batteria promette prestazioni molto superiori rispetto al passato.
Con questo controller, inoltre, si pone definitivamente fine alla differenza di utilizzo dei tasti X e O che va avanti da più di 20 anni tra i titoli distribuiti in Giappone e quelli per il resto del mondo. Sony ha ufficializzato che il simbolo X sarà utilizzato per confermare mentre O per annullare, per noi occidentali non cambia nulla ma in Giappone, i giocatori vecchia scuola, saranno costretti ad adattarsi.
Dai vari feedback dei fortunati che hanno già avuto modo di toccarlo con mano, il controller sembra essere estremamente comodo, molto più di tutti i suoi antenati, a dimostrazione del costante impegno da parte di Sony nel ricercare il confort. Non ci resta altro che attendere per testarlo di persona dato che, come abbiamo visto in tutta questa storia, non è detto che il primo controller di lancio sia quello definitivo, anzi. La storia ci insegna che, durante la vita di una console, ci possono essere diverse evoluzioni anche per il comparto relativo agli strumenti senza i quali una console sarebbe solo un bel soprammobile.
La fine del viaggio nel mondo dei controller Playstation
Abbiamo visto tutto ciò che è stato protagonista assoluto, per quanto riguarda gli accessori, del mondo PlayStation negli ultimi 25 anni. C’è da tenere a mente, però, che di periferiche secondare ne abbiamo viste molte. Dal FlightStick Analog Controller del 1995 (precursore dell’analogico) fino ai più moderni PlayStation Move del 2010, senza dimenticare i vari supporti dedicati come i Microfoni SingStar Wireless del 2004 o gli strumenti dedicati a Guitar Hero passando per le camere Eye Toy del 2003 e PlayStation Eye del 2007 fino ai più recenti supporti VR. Tutte cosa che, se hai almeno 30 anni, da piccolo ti sarebbero sembrati strumenti tecnologici incredibili.
Abbiamo attraversato ben più di 2 decadi di controller, passando da una tecnologia essenziale a periferiche complete che, all’inizio del nostro viaggio, ci sarebbero parse fantascienza. In fondo, è questo che accomuna tutti gli amanti dei videogame, la passione per l’innovazione. Non si tratta solo di giocare un titolo, si tratta di assistere ad un’evoluzione tecnologica tale da sorprenderci per ciò che il genio umano è in grado di creare e di volerne vedere sempre di più.
E’ un viaggio tra le epoche, tra le scoperte e tra le innovazioni tecnologiche, semplicemente noi lo facciamo giocando.