Sull’onda del successo del roguelike che ha ridato vita e fama a questo tipo di giochi, ossia il pluripremiato ed osannato Hades, ecco arrivare un nuovo titolo che strizza l’occhio a chi si è appassionato al genere. Dandy Ace è uscito su Steam il 25 marzo scorso e già raccolto il favore di tantissimi utenti, per la sua grafica colorata e le meccaniche di gioco davvero interessanti.
Non ci troviamo chiaramente davanti ad un’opera ai livelli del titolo di Supergiant, ma Dandy Ace sa davvero il fatto suo. La lacuna principale, se così vogliamo definirla, è la mancanza di una storia, dei dialoghi interessanti e delle atmosfere che si respiravano invece nella fuga dalla casa di Ade. Questo non toglie che sia un titolo incredibilmente divertente che, se preso nel giusto modo, può regalare alcune ore di divertimento.
“È un mostro dagli occhi verdi”
Così Shakespeare descriveva la gelosia, e così in effetti è il nostro antagonista: Lele, l’illusionista dagli occhi verdi! Vistosi strappare il primato di mago più divertente in circolazione decide di punire il suo più grande rivale, il ciarlatano Dandy Ace.
Senza altra soluzione se non fare ricorso a uno strumento tanto amato da tutti i migliori villain, il povero Lele, ormai caduto in disgrazia, sfrutta i poteri di uno specchio maledetto. Il biondissimo Dandy Ace e le sue assistenti JollyJolly e JennyJenny si trovano quindi scaraventati in un mondo magico da cui, chiaramente, sono intenzionati ad uscire.
All’inizio del gioco ci troveremo proprio davanti a Lele o meglio, davanti ad un “misterioso individuo” tutto colorato di verde di cui Dandy Ace pare non ricordarsi. Ci informa che un tale Lele ha creato questo palazzo in perenne cambiamento per sconfiggerci e per duellare nell’incontro del secolo.
Fortuna vuole che Dandy Ace abbia con sé le sue carte magiche, necessarie per tentare di sopravvivere alla situazione. Da lì in poi la voce non troppo amichevole di Lele ci accompagnerà, in maniera un po’ ripetitiva, durante i vari tentativi di fuga, facendosi beffe di noi e dei cupcakes.
Gioco confusionario, ma grande personalizzazione
Sogniamoci scatti furiosi in avanti e colpi di scudo in faccia ai nemici, il gameplay qui è, chiaramente, del tutto diverso e andandoci a muso troppo duro rischiamo davvero di fare una brutta, bruttissima fine molto in fretta. Onestamente all’inizio non viene spiegato molto ma dopo un paio di tentativi e dopo aver accumulato un po’ di carte si inizia a capire come funziona il gioco.
Alcuni mostri sconfitti da Dandy Ace rilasciano dei cristalli, dei frammenti dello specchio maledetto dove siamo rinchiusi e che si potranno spendere per acquistare potenziamenti in seguito. Raccoglieremo anche monete, sempre dall’uccisione dei mostri, spendibili o dal carro del mercante (niente a che vedere col carro grigio e tetro del buon Caronte) o per indossare dei talismani.
Prendendo un po’ mano col sistema si capisce che la personalizzazione dei poteri e quindi delle carte stesse è davvero infinita. Ci sono tre tipi di carte: blu, sono carte di movimento, gialle, che offrono skill di vario tipo, e rosa, che sono invece le carte di attacco, in mischia o a distanza.
Dandy Ace può equipaggiare quattro carte alla volta, di qualsiasi colore e, anche se il gioco inizia con una blu, una rosa e una gialla date totalmente a caso, nulla ci vieta, tranne magari il buon senso, di averne quattro blu. La parte migliore arriva ora: ogni carta ha una casellina sottostante alla quale è possibile applicare una seconda carta, così facendo si va ad aggiungere un potere extra al potere principale.
Alla carta gialla che lancia delle carte esplosive a terra, per esempio, possiamo aggiungere la rosa che fa danni da veleno, ma le combinazioni sono davvero tantissime e tutto dipende molto dal gioco che si intende fare. Alcuni mostri sono davvero ostici ed è indispensabile, andando avanti con i livelli, assicurarsi di avere danni extra oltre ai danni base, perché ci troveremo a fare spesso delle ritirate tattiche.
Tra tazze di the riempite da sorseggiare, con calma, e cupcake magici da buttare giù rapidamente, le possibilità di curarsi ci sono e, da notare, i dolcetti rimangono sulla mappa per tutto il tempo, permettendoci, tramite l’uso dei portali, di tornare a fare uno spuntino curativo quando è necessario.
Alla fine della prima parte del labirinto compariamo per la prima in una specie di hub, dove JollyJolly e JennyJenny ci aspettano con consigli e raccomandazioni. Se all’inizio è possibile avere un breve, brevissimo dialogo con entrambe, poi in realtà la cosa perde un po’ di intensità e diventa solo un rapido pit stop prima di riprendere la folle corsa verso l’uscita.
Con JollyJolly, la più grintosa delle due, possiamo scambiare frammenti dello specchio per acquistare potenziamenti, mentre con JennyJenny possiamo equipaggiare un amuleto per proseguire nella fuga con qualche potenziamento in più. La scelta all’inizio è scarsa ma aumenta a mano a mano che andiamo avanti, dandoci carte e trinket sempre più potenti ed utili.
Di livello in livello troviamo sempre nuovi mostri con meccaniche diverse e sempre più ostiche, ma d’altronde è proprio il cuore di questo tipo di giochi, altrimenti come ti diverti a morire milioni di volte? I combattimenti con i boss sono tutt’altra storia rispetto al gioco in sé, e avere il giusto set di carte diventa indispensabile.
La mancanza di linearità nel raggiungere Lele ci permette, una volta conquistate le necessarie chiavi (che rimarranno con noi per il resto del gioco), di scegliere le mappe in cui andare anche in base alle carte che abbiamo avuto la fortuna, o la sfortuna, di trovare nel nostro percorso. Insomma, il tutto davvero rimane in mano nostra.
It’s a kind of magic
In Dandy Ace si respira davvero un’atmosfera di magia, caratterizzata da una fortissima predominanza del viola che, pare, nell’ambito del magico sia un colore dal duplice significato: non solo porta fortuna, ma aumenta valore e potenza di incantesimi e pozioni magiche. Se lo dicono le streghe… Le varie mappe, come ad esempio la sala dei banchetti o il giardino, sono ben fatte, hanno richiami sia alla magia, all’illusionismo che alla sala stessa, con sedie e tavoli in stile antico e giardini dall’aspetto non propriamente accogliente.
Le animazioni sono ben fatte, tra coniglietti che sembrano sotto effetti allucinogeni e pittori che lanciano pennellate in aria. Anche i movimenti dello stesso Dandy Ace in base ai poteri che utilizza sono ben eseguiti, inclusi gli effetti di stato, come lo stordimento, che lasciano i nemici davvero intontiti.
Gli effetti sono davvero, davvero molto belli, tra bolle esplosive, cuori rosa, missili e chi più che ne ha più ne metta. La cura nei dettagli è stupefacente, perché ogni carta, ogni potere, ogni combinazione di carte e relativi poteri ha una sua animazione, un suo effetto grafico e un suo modo di impattare contro i nemici.
La musica di ogni mappa è ripetitiva ma mai noiosa, anche perché il gioco è comunque molto rapido e, personalmente, il rumore della tastiera spesso superava anche quello del sottofondo musicale. I dialoghi principali sono doppiati e sono anche ben caratterizzati, con la voce di Lele che accompagna Dandy Ace ad ogni passo, avvisando sempre un secondo prima dell’arrivo dei nemici. Anche gli effetti sonori sono degni di nota e, esattamente come con gli effetti grafici, dipendono dalle carte che si usano e da contro cosa e come vanno a segno.
In poche parole: non solo è bello, ma è anche simpatico!
Easy peasy, lemon squeezy!
Questo è quello che pensava il buon Dandy Ace all’inizio della sua avventura e, sebbene non sia propriamente così, il gioco scorre in maniera piacevole ed avvincente, anche con tutte le difficoltà dovute dalla confusione di nemici, tasti e cooldown da tenere sotto controllo. Il grado di personalizzazione è elevatissimo e permette davvero di giocare nello stile che si preferisce, più ravvicinato e “brutale” o più a distanza e basato su effetti e trappole.