Three Fields Entertainment è un team composto dagli originali creatori della storica saga di Burnout. A distanza di circa cinque anni dalla loro fondazione, vogliono tornare in pista con il genere che più li ha resi noti. In questo Dangerous Driving ritroviamo la stessa passione e le stesse sensazioni che hanno reso famoso il loro gioco di guida arcade ai tempi della PlayStation 2. Andiamo ad analizzare nel dettaglio le sue componenti.
Guidare aggressivo ma con gusto
Sebbene si ispiri chiaramente al titolo sopra citato, Dangerous Driving riprogramma la sua formula di gioco canonica in favore di un approccio meno legato alle dinamiche del Takedown, che pure c’è ed è molto importante, e che obbliga il giocatore a guidare sempre in modo aggressivo ondeggiando fra le corsie al fine di evitare macchine e ostacoli all’ultimo secondo e guadagnare boost contromano. Bisogna subito dire che effettuare i Takedown ai danni dei veicoli avversari è molto più facile che in passato e verremo subito ricompensati con una dose totale di turbo. Questo ci farà balzare in pochissimo tempo in prima posizione dalla quale, però, scopriamo che la guida pulita non basta a mantenere il nostro vantaggio, dobbiamo guidare in maniera pericolosa, aggressiva, andando a cercare il contatto da evitare all’ultimo secondo e la derapata più folle anche rischiando la collisione. Infatti, sta tutto qui il concept alla base del titolo: se nei capitoli PS2 di Burnout una volta imparate le meccaniche di gioco, quando si diveniva primi, era difficilissimo scalzarci dalla nostra posizione se si guidava senza collisioni, ora è d’obbligo tentare le manovre più difficili, pena la diminuzione del turbo con la conseguenza di essere rimontati o di subire un takedown a nostra volta.
Questa implementazione, insieme ad altre che vedremo più avanti, rendono Dangerous Driving più difficile e stimolante da affrontare.
Varietà per tutti i gusti
Abbandonata la dinamica da semi open world di Burnout Paradise, Three Fields ritorna sui propri passi e ripropone una modalità Tour che prevede diverse categorie di veicoli per eventi di diversa tipologia al fine di ottenere tutte le 69 medaglie d’oro (in caso di record particolari anche quelle di platino) e ottenere i punteggi migliori da confrontare in rete. In elenco, le varie modalità di gioco sono:
- Race: Classica gara contro 5 avversari nella quale si possono effettuare i takedown per ottenere turbo;
- Heatwave: In questa modalità non conta affrontare gli avversari quanto evitare gli schianti per ottenere una serie di turbo che incrementano la velocità massima del veicolo;
- Road Rage: Qui dovremmo effettuare takedown contro avversari che compaiono lungo il percorso per raggiungere l’obiettivo richiesto dalla medaglia d’oro;
- Pursuit: Un inseguimento in cui impersoniamo una volante delle forze dell’ordine con lo scopo di colpire uno o più veicoli inseguiti finché la barra della “vita” non sarà vuota e sarà possibile effettuare in takedown;
- Shakedown: Una modalità nella quale dovremmo semplicemente compiere il giro più veloce (non sarà per nulla semplice);
- Eliminator: Altra modalità nota. L’ultimo posizionato al termine di ogni giro viene appunto eliminato;
- Face Off: Allo scopo di sbloccare un nuovo veicolo per la categoria, bisogna affrontare un avversario con il suddetto veicolo e batterlo in gara;
- Survival: Qui è richiesto di non schiantarsi raggiungendo una distanza massima senza collisioni in un tempo limite che viene riazzerato dalla presenza di checkpoint lungo il percorso;
- GP: Un piccolo campionato che prevede 3 gare con punti in base al posizionamento;
Per quanto riguarda il parco macchine, disponiamo di 6 classi ognuna composta da 4 veicoli tutti sbloccabili grazie alla modalità Face Off e ognuno dotato di un bonus relativo ad una specifica tipologia di competizione. Le personalizzazioni si limitano solo al colore. Da questo punto di vista la varietà è più che rispettata e l’abilità sta nel scegliere il veicolo giusto per la giusta modalità.
Luci abbaglianti e danni permanenti
Dal punto di vista grafico il gioco non se la cava male. Certo, le texture non sono il massimo sebbene alle alte velocità raggiunte non ci si faccia troppo caso. La luce del sole e gli effetti di luce in genere sono ottimi, anche troppo dato che molte volte veniamo abbagliati in strada e questo comporta quasi inevitabilmente uno schianto. Sicuramente è stata una scelta ponderata al fine di rendere più ostico il percorso, ma in alcuni casi è penalizzante e frustrante. Allo stesso modo è intelligente e innovativo il fatto che i veicoli distrutti rimangano sul tracciato anche nei giri successivi, ma purtroppo in combinazione con la forte luce e le alte velocità sono molto spesso inevitabili.
Su PlayStation 4 Standard la risoluzione è a 1080p con un framerate in genere stabile sui 30 fps salvo scattare improvvisamente e in maniera troppo vistosa all’interno delle gallerie. I problemi tecnici non finiscono qui perché non rare volte il veicolo compie scatti bruschi, compenetra il pavimento, si schianta su ostacoli invisibili fino ad arrivare a grossissimi cali di frame rate in alcune sezioni particolarmente concitate.
Tutti questi problemi, oltre ad una gestione dell’intelligenza artificiale nemica non sempre perfetta, portano molte volte il giocatore un senso di frustrazione non richiesto in un titolo del genere. È vero che la longevità del gioco si basa sul raggiungere il tempo migliore e sul cercare di ottenere la medaglia d’oro ma questo deve al contempo portare divertimento, che pure c’è, non frustrazione.
Ultima nota negativa è il comparto sonoro. Se dal punto di vista di rombi di motori e suoni in gara non c’è sostanzialmente nulla da dire, parlando della colonna sonora tocchiamo un tasto dolente. Oltre al tema del menu principale non è presente nessun altra traccia. Questo perché gli sviluppatori hanno dato piena disponibilità all’utilizzo di Spotify (consigliando la loro playlist) che può essere ben armonizzato in game. A mio modo di vedere questo è certamente un demerito, non grave perché difficilmente le colonne sonore di questi titoli sono originali, ma è comunque un modo per derubricare un impegno che invece andava preso.
In attesa del vero Burnout
In conclusione, siamo di fronte al ritorno di un titolo che ha fatto la storia, ora riproposto in maniera fedelissima da questo Dungerous Driving. Il gameplay in sé funziona e permette una decina di ore di divertimento, a patto di soprassedere su alcuni errori tecnici e logistici che ne minano la fruizione portando alla frustrazione. Venduto al prezzo di 30€, il titolo vale certamente quanto speso e, anticipando una modalità online che arriverà ad un mese dall’uscita, non possiamo che essere comunque soddisfatti dal gioco. La speranza è che Dangerous Driving sia un trampolino di lancio per tornare ai fasti del passato rimembrando il capolavoro che corrisponde al nome di Burnout Revenge.