Si ritorna a divorare oscurità in quel di Lordran
La speranza è il palliativo più illusorio che ognuno di noi condivide. Sperare, spesso, è l’unica cosa che ci impedisce di sprofondare, di perdere noi stessi, di cadere cioè all’interno di un vortice talmente alto e profondo dal quale è impossibile risalire.
Ciò che accade al Non Morto Prescelto, una volta giunto nella splendente città di Anor Londo, è una vera e propria esplosione trionfale di tale sentimento, il primo scintillio di luce nel mezzo di un’oscurità talmente profonda da risultare accecante. Anor Londo è, almeno a primo impatto, un vero e proprio miraggio. Un luogo talmente estraneo alle spettrali località di Lordran da risultare quasi una manifestazione del desiderio intrinseco di salvarsi dalle grinfie delle innumerevoli creature finora affrontate (e sconfitte).
Dark Souls, però, ci ha finora insegnato che fidarsi è un privilegio di cui è meglio non avvalersi, ed anche se a malincuore, la bellezza effimera di Anor Londo non fa altro che confermare tale regola, e ci basteranno pochi piccoli passi per appurare la triste verità.
Anor Londo: l’illusione effimera della salvezza
Addentrarsi nella spettacolare quanto complessa conformazione architettonica della “città degli dei” è un perfetto connubio tra l’incredulità iniziale ed il brusco risveglio di un triste ritorno alla minacciosa consuetudine cui siamo abituati.
Inizialmente, infatti, ci sembrerà di essere in paradiso: nessun mostro, nessuna traccia di sangue, nessuno che cercherà di attentare alla vita del nostro alter ego. Ci basteranno pochi attimi, però, per ritornare bruscamente alla realtà dei fatti: un gigantesco gargoyle ci attende minaccioso poco prima di un meccanismo utile per proseguire nella nostra avventura, e una volta sconfitto si ha la triste sensazione che nulla è cambiato. La missione, dunque, prosegue spedita e con il solito piglio: le insidie sono dietro l’angolo e le minacce inquantificabili. Per raggiungere il palazzo reale bisognerà superare una quantità spaventosa di trappole, nemici e magagne strutturali non indifferenti.
Giunti a palazzo le avversità finora incontrate ci sembreranno una formalità: ad attenderci ci saranno i temibili cavalieri d’argento della principessa Gwynevere, che proteggono stoicamente la loro signora in un loop di morte e battaglie senza fine.
Ornstein e Smough: che lo scontro abbia inizio
Non solo minacce, però, ci attendono: avanzando per la città è possibile fare la conoscenza di un’altra Guardiana del Fuoco, di un nuovo (gigantesco) fabbro, ed infine è possibile ritrovare Solaire, il simpatico cavaliere che ci offrirà il proprio aiuto nelle battaglie a venire. Vagando per la città, la sensazione di trovarsi di fronte a qualcosa di strano è tangibile, ma continuare a muoversi è l’unica strada percorribile.
Anor Londo, infatti, è la dimora non solo degli dei, ma anche di uno dei grandi cavalieri di Lord Gwyn. A difendere l’accesso alle stanze della principessa ci sarà uno dei personaggi più iconici di tutta la saga: Ornstein (il leone) l’Ammazzadraghi. Accompagnato dal gigantesco a minaccioso boia di corte, Smough l’Esecutore, daranno vita ad una delle boss fight più amate ed odiate allo stesso tempo della storia dei “souls”. Se affrontati da soli i due spettacolari guerrieri non vi lasceranno nemmeno un attimo di tregua. La boss fight può essere affrontata in compagnia di Solaire di Astora, che vi aiuterà non poco ad affrontare la complessa sfida.
Altra peculiarità che rende la battaglia una perla del settore è rappresentata da ciò che accade nel momento in cui uno dei due guerrieri viene ucciso: l’altro, quello ancora in vita, finirà con l’assorbire il proprio compagno d’armi, diventando più forte e più minaccioso (e anche più grosso) e rendendo lo scontro ancor più ostico.
Il Ricettacolo per Anime: un piccolo grande tassello verso la resa dei conti
Sconfitti i temibili guerrieri è tempo di salire l’ascensore che ci condurrà nelle stanze della principessa. Le benevola dea ci donerà la possibilità di viaggiare attraverso tutta Lordran utilizzando come punti di spostamento i vari falò sbloccati e, soprattutto, il Ricettacolo per Anime.
L’oggetto in questione si rivelerà fondamentale ai fini della nostra missione: grazie ad esso e all’aiuto del serpente primordiale Frampt sarà possibile accedere alle mura esterne della Fornace della Prima Fiamma, lì dove tutto ebbe inizio, lì dove Gwyn tentò il gesto disperato di sacrificare, inutilmente, sé stesso ed i suoi più fidati cavalieri nel tentativo di ravvivare la Prima Fiamma. Per accedervi, però, bisognerà saziare con l’anima degli antichi Lord il Ricettacolo stesso: La Culla del Caos nelle rovine di Lost Izalith; Nito, il Re Tombale, situato negli oscuri meandri delle Catacombe; Seath, il senzascaglie, che incontreremo negli Archivi del Duca ed infine i Quattro Re di Petite (New) Londo, di cui abbiamo già fatto conoscenza.
Senza indugi, dunque, facciamo subito ritorno in quel di Petite Londo, la città che i decaduti re degli uomini avevano costruito proprio in risposta alle magnificenze di Anor Londo, come a voler dimostrare di non essere inferiori agli dei stessi.
Sguainate le spade: si va a caccia di Re
Muniti del prezioso anello di Artorias, reperito in precedenza dal drammatico scontro con Sif, il Grande Lupo Grigio, e della ferrea volontà di distruggere l’oscurità a tratti pietosa di quella che un tempo era una magnifica e fiorente città, ci lanciamo nell’Abisso, pronti a sfidare i temibili e spettrali sovrani.
L’arduo ed impari scontro è uno dei più spettacolari di tutto il mondo videoludico. Ad occhio è impossibile scrutare anche il benché minimo spiraglio di luce, ad esclusione del bagliore delle gigantesche sagome dei Quattro Re, che vi si pareranno davanti uno dopo l’altro, senza tregua, senza pietà. Sopravvivere a questa battaglia è un’impresa titanica, ma una volta portata a termine vi lascerà una sensazione di trionfo davvero impagabile. Una volta che li avrete sconfitti, sarà possibile tornare alla Fornace e depositare, la prima Anima di Lord all’interno del magico contenitore. Un piccolo grande tassello è stato così inserito, ma la strada verso la resa dei conti è ancora costellata da numerose tediosità.
La speranza, però, come dicevamo poc’anzi, è di vitale importanza per non soccombere. E la speranza (seppur beffarda) di compiere le giuste scelte e di fare così il bene comune accompagnerà il nostro Non Morto Prescelto fino all’ultimo respiro.