Dark Souls: Remastered è stato un titolo controverso fino dalla sua uscita nel 2018. L’edizione tirata a lucido del cult di From Software non si è dimostrata all’altezza, e ci si aspettava decisamente di più per un gioco così amato. La versione base del gioco su PC nel 2012 ha visto l’avvenire di diverse mod che miglioravano una situazione iniziale quasi disastrosa, con tanto di lock a 30 fps, e difatti moddando pesantemente la versione “Prepare to Die” il risultato finale è da quasi ogni punto di vista migliore della più recente “Remastered”.
Tuttavia ormai il gioco base è stato sostituito dalla nuova versione, quindi coloro che vogliono avvicinarsi per la prima volta al capolavoro di From devono accontentarsi di questa remastered, la quale è comunque funzionante e regala a tutti noi amanti della fluidità la possibilità di godere del titolo ad almeno 60 fps.
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Dark Souls: Remastered, perché siete ancora qui e non lo state già giocando?
Il capostipite della più famosa saga di Soulslike, nato da una costola del non più dimenticato Demon’s Souls, e fenomeno di culto da cui un nuovo sottogenere ha preso vita. Dark Souls non ha di certo bisogno di presentazioni, e onestamente non sarei nemmeno in grado di elaborarne una adatta.
Se sei amante del “dark fantasy” e non disdegni un gameplay difficile ma stimolante, questo è il gioco che fa per te. Raccoglie al suo interno ore di combattimenti al limite della concentrazione, ragionamenti contorti al fine di dare un senso alle informazioni che il gioco ti suggerisce, pianificazioni di natura GDR atti a raggiungere la massima efficienza. Tutto questo è Dark Souls, rifinito poi da un art design eccelso e da una colonna sonora opprimente ma perfettamente adatta.
Il gioco non ti prende per mano, non ti promette mai un futuro di powerplay e unicorni: ogni soddisfazione non è mai forzata ma risulta essere il semplice risultato della perseveranza del giocatore, del suo provare e riprovare fino ad un level up che trascende il personaggio e raggiunge direttamente colui che ne muove le fila.
Questo non vuol dire che il gioco sia imprescindibile né che i temerari che lo hanno portato a termine siano dei luminari, ma più semplicemente che Dark Souls è un’esperienza da compiere solo se si è propensi ad accettare gli evidenti limiti ludici che il gioco si pone da sé, con la sua narrazione assente ma allo stesso tempo viva e le sue meccaniche criptiche.
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