Dark Veer è un titolo molto semplice sia per struttura che per concetto: tutto ciò che dovremo fare sarà “sopravvivere” alla notte. In quella che è una semplice cameretta si annidano dei veri e propri incubi che prenderanno forma nel corso della notte. Avremo a disposizione un totale di sette capitoli di difficoltà crescente per la modalità storia ed una modalità “one shot”. Il titolo può essere paragonato a Five Nights At Freddies per ciò che propone come meccaniche di gioco. Il nostro obiettivo sarà infatti quello di far passare la notte bloccando i tentativi di attacco del mostro di turno, evitando quindi il jump scare tipico di questo genere di gioco e il conseguente game over.
Possiamo quindi definire questo Dark Veer una sorta di “clone” di Five Night At Freddies, e la cosa non è affatto nuova nell’ambiente videoludico. Capita spesso difatti che da un titolo con una idea vincente e che riscuote un gran successo vengano fuori svariati titoli “clone” che prendano l’idea iniziale e la ripropongano allo stesso modo cambiando poche cose rispetto al prodotto originale. Le uniche differenze fra gioco originale e gioco clone sono, il più delle volte, la trama leggermente modificata o livelli e personaggi ridisegnati per sembrare diversi, ma inevitabilmente si avrà una sensazione di deja-vù. Dopo questa parentesi sul gioco”clone” passiamo ad analizzare gli aspetti principali di Dark Veer.
Gameplay
Il gameplay di Dark Veer è strutturato in maniera molto basilare, con pochi comandi a nostra disposizione. L’obiettivo sarà sopravvivere alla notte fuggendo alle paure del nostro piccolo protagonista che si manifesteranno casualmente. Avremo a nostra disposizione diverse azioni per impedire di venire spaventati da questi “mostri”. Dovremo accendere la lampada quando la porta si apre poiché loro odiano la luce; quando la finestra si apre dovremo correre a chiuderla; dovremo spegnere la sveglia quando inizierà a suonare visto che il suono di quest’ultima li farà muovere più rapidamente; infine dovremo addormentarci, ma per poter dormire dovremo spegnere la luce.
Tutte le azioni descritte saranno assegnate al tasto x, ci basterà avvicinarci al punto interessato e premere il tasto per poter interagire. La modalità storia è composta da sette livelli di difficoltà crescente, da very easy a very hard, e più sarà alta la difficoltà più sarà difficile sopravvivere a questa sorta di mostri che ci attaccheranno. Inoltre ogni livello avrà un’azione aggiuntiva da fare per impedire l’arrivo dei mostri. In più in ogni livello ci sarà un pupazzetto a forma di scimmia nascosto in ogni livello da trovare come sfida opzionale. Oltre alla modalità storia il gioco ha una modalità chiamata “one shot” che ci consentirà di giocare una partita senza fine con il solo scopo di sopravvivere il più a lungo possibile e di ottenere il punteggio più alto; potremmo definirla una modalità sfida.
Grafica e sonoro
Dal punto di vista grafico il gioco pecca non poco, nonostante riesca a creare un’ottima atmosfera con una stanza piuttosto piccola da esplorare e con la sola luce della lampada ad illuminare l’ambiente, l’impatto visivo è piuttosto fastidioso. Il titolo presenta una telecamera in prima persona adatta al tipo di gioco, ma l’aspetto pixeloso rende il tutto abbastanza strano da vedere, sembra quasi un effetto sgranato che alla lunga potrebbe risultare fastidioso alla vista. Ottimo invece il comparto sonoro, con suoni cupi, rumori improvvisi da parte del mostro di turno, i suoni della porta o della finestra che si aprono improvvisamente o della sveglia che suona e ultimo, ma non meno importante, il respiro spaventato del protagonista che contribuirà al fattore ansia che dovrebbe suscitare il gioco.