Un genere sempre popolare e attuale nel mondo dei videogiochi è quello platform; negli anni abbiamo visto praticamente ogni genere di creatura saltellare a destra e a manca in ogni genere di ambientazione possibile e immaginabile e con ogni tipologia di difficoltà.
In effetti, pur sembrando tutti appartenere a uno stesso genere, anche nei platform sono presenti delle nicchie; una delle quali, molto diffusa di recente e apprezzata dai programmatori indipendenti è quella dei platform di precisione. Si tratta di quei titoli in cui il giocatore non ha alcun margine di errore, dove al ritmo serrato si aggiunge la necessita di calcolare alla perfezione i salti e i movimenti del protagonista di turno.
Insomma, sono giochi in cui la voglia di recitare tutto il calendario è vagamente assimilabile a quella che accoglie i giocatori dei souls like, basta pensare ai capitoli di Ori: bellissimi, ma anche difficilissimi da portare avanti. Se a questo aggiungiamo come protagonista l’agrume più famoso al mondo… ecco che otteniamo Dashing Orange, l’oggetto di questa recensione.
Il gameplay di Dashing Orange
Dashing Orange è un titolo sviluppato da una sola persona, e a tratti è inevitabile che questo emerga; tuttavia, il tipo di gioco non richiede troppi “effetti speciali” e questo fa sì che ci sia ugualmente un po’ di carne al fuoco nel titolo. La struttura, specie dopo le prime schermate, sembra mutuata da un titolo mobile: possiamo vedere i livelli che ci aspettano, 75 in tutto, da sbloccare man mano che proseguiamo.
Selezionando il primo, veniamo catapultati nel mondo di Dashing Orange… che non è esattamente un bel vedere. A parte la nostra, abbastanza anonima, arancia e uno sfondo generico per lo più colorato di blu cielo, il resto è tutto bianco. Il che ha anche una sua, divertente, spiegazione: ogni volta che moriremo, e moriremo spesso, o salteremo, lasceremo un po’ di succo in giro per il livello. Chiaramente più lo stage si colora più vorrà dire che avremo fatto la fine di una succosa e rinfrescante spremuta.
Trattandosi di un titolo apparente semplice, anche i comandi a nostra disposizione lo sono: ripetuti per i vari pulsanti del pad, possiamo soltanto muovere il protagonista, saltare ed eseguire uno scatto che ci aiuterà in salti più alti o più lontani.
Per la struttura che lo sviluppatore ha ideato è in effetti più che sufficiente. Nel corso dei vari livelli, oltre agli ostacoli costituiti principalmente da spuntoni e pareti da scalare, non c’è molto altro se non qualche fiore che si schiude al nostro passaggio o qualche elemento naturale di varia tipologia.
Sebbene la difficoltà sia studiata per essere crescente, il gioco risulta complicato già dai primissimi livelli fino a diventare frustrante a un certo punto: ci sono livelli talmente pieni di spuntoni e ostacoli da costringerci a pensare prima di fare la nostra mossa con conseguente interruzione del ritmo. Un parziale aiuto nei salti, specie quelli a parete, ci viene dalla natura del protagonista: potremo usare il succo, per qualche istante, per controllare la scivolata su una parete o per appoggiarci quel tanto che basta per un nuovo salto.
Talvolta, ad aiutarci a comprendere la filosofia del livello che ci apprestiamo ad affrontare, troviamo un cartello con una frase molto breve e talvolta enigmatica che, se ben interpretata, può esserci relativamente d’aiuto. I 75 livelli non sono in effetti particolarmente vari, semplicemente si sviluppano o in altezza o in piano e tutto quello che dovremo fare sarà avanzare almeno fino alla bandierina che segnala il checkpoint.
Segnali di stile: audio e grafica
Come già detto, il comparto grafico è molto minimale, e probabilmente con un po’ di cura in più (difficile se si lavora da soli) il risultato complessivo sarebbe stato migliore. Invece così abbiamo un titolo più simile ad uno scaccianoia da giocare free-to-play su mobile che a un indie per console. La stessa arancia, unico elemento colorato a parte lo sfondo, è abbastanza anonima limitandosi ad essere una palla arancione con due pallini neri come occhi.
Anche la gestione della telecamera non è esattamente il massimo: spesso appare posizionata in maniera non ottimale e, vista la natura del gioco, l’impossibilità di vedere oltre il nostro (ristretto) campo visivo ci obbliga a tentare spesso la fortuna con un sistema di trial and error poco piacevole.
Anche il comparto sonoro è parzialmente bocciato in quanto composto da tracce molto generiche e poco originali, che non riescono ad accompagnare l’azione su schermo né a darle il giusto ritmo.